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Maxi sequestro di cannabis in Cadore

Redazione

03/09/2016

Valle di Cadore. Settembre è il mese del raccolto anche per i carabinieri, i quali nel corso di una recente operazione hanno messo le manette ad un abile coltivatore di cannabis cadorino, con qualche precedente penale, capace di trasformare un appezzamento di terreno adiacente alla propria abitazione in una selva ad alto fusto in grado di produrre marijuana sufficiente a far sballare l’intero paese. Oltre un quintale di piante vietate sequestrate.

Il sito era sotto controllo da pochi giorni, ma l’operazione congiunta del Nucleo Operativo della Compagnia di Cortina d’Ampezzo e della Stazione di Pieve di Cadore è dovuta scattare senza grande preavviso nella tarda mattinata di giovedì, dopo che un sopralluogo a distanza aveva evidenziato come la quasi totalità della piantagione era apparentemente sparita senza lasciare alcuna traccia nonostante il giorno prima fosse stata osservata ancora tutta con le radici nella terra. I militari, quindi , dopo aver informato la Procura di Belluno di quanto accaduto ed aver ricevuto il via libera all’operazione, si sono organizzati in brevissimo tempo ed hanno fatto irruzione nell’abitazione adiacente al terreno osservato, dove si presumeva potesse essere domiciliato il responsabile, facendo centro al primo colpo.

Ad accogliere i militari davanti la porta di entrata della casa, ovviamente sul lato nascosto dell’edificio, vi era un uomo che si muoveva tra alcune piante di cannabis in vaso che sembravano posizionate quasi ad ornarne l’ingresso. In verità l’uomo temeva - a ragione - che i carabinieri lo avessero preso di mira, forse si era accorto di essere sotto osservazione o forse era stato avvisato da qualcuno di alcuni movimenti sospetti attorno al suo campo nei giorni precedenti, e stava affannosamente cercando di far sparire la piantagione nel vano tentativo di eludere il controllo di polizia. E, se i militari non avessero deciso di intervenire subito, forse l’operoso cadorino se la sarebbe cavata, perché della fiorente piantagione che fino alla sera precedente occupava il campo vicino erano apparentemente rimaste solo 12 piante in tutto, alte comunque fino a 2,10 metri. Inutile ogni difesa, l’uomo si è arreso all’evidenza delle cose e non ha opposto alcuna resistenza all’attività dei carabinieri, consegnando le chiavi di una piccola rimessa prefabbricata all’interno della quale i militari hanno trovato una serra organizzatissima per l’avviamento alla coltivazione, con fari alogeni, impianto di ventilazione e di irrigazione automatici, misuratori elettronici di temperatura e ph, fertilizzanti vari e 22 piantine di recente germogliatura che successivamente sarebbero state destinate alla crescita outdoor.

Tornati nel campo, ben delimitato da una recinzione metallica con delle lamiere furbescamente posizionate per coprire la visuale dall’esterno, i carabinieri di Cortina e di Pieve hanno avuto conferma che l’uomo le aveva tentate davvero tutte per far sparire le piante di cui si era occupato con cura maniacale per tutto il tempo necessario a farle arrivare a piena maturazione: in un angolo erano infatti ammassati dei rami di piante di cannabis parzialmente bruciati, troppo verdi per prendere completamente fuoco. Solo con un’attenta osservazione del terreno, però, i militari hanno capito che fine avesse fatto la gran parte della cannabis. Dopo qualche picconata al suolo in un punto dove appariva più cedevole, scavando ad oltranza attratti dal pervasivo odore tipico della marijuana, ad un metro di profondità i carabinieri hanno potuto finalmente far tornare alla luce la piantagione perduta. “Ne avete da scavare se volete tirarla fuori tutta” si è limitato a dire laconico il coltivatore, offrendosi anche di aiutare nelle operazioni di scavo, quasi a riconoscere sportivamente all’avversario il merito di averlo sconfitto. Ovviamente i militari non hanno abusato di tanta disponibilità, ma qualche attrezzo lo hanno preso in prestito ben volentieri, poiché per portare a termine le operazioni di scavo hanno impiegato quasi due ore.

Intanto la perquisizione dell’abitazione, oltre ad una ventina di grammi di marijuana essiccata e pronta per l’uso, aveva già garantito il rinvenimento di due bilancini elettronici di precisione, classico indicatore nelle realtà di spaccio.

Caricato con difficoltà lo stupefacente su un veicolo da trasporto e raggiunto un vicino supermercato per quantificare il sequestro su una pesa industriale, un po’ di stupore c’è stato anche nei militari ancora sporchi di terra quando il dispositivo ha fornito il dato approssimativo di 137 chili in piante di cannabis, praticamente un record, soprattutto per il Cadore se si considera la realtà territoriale della provincia di Belluno. In quel momento sono tornate alla mente le parole pronunciate dall’uomo poco prima, quando aveva dichiarato di essersi dedicato per la prima volta alla coltivazione per fare uso personale della marijuana e che non si aspettava che l’attività gli sarebbe riuscita così bene; pensando a quelle parole sui visi di tutti è emerso un sorriso, il gioco delle parti è anche questo.

Difficile poter certificare il numero esatto di piante di cui era composta la piantagione originaria, atteso che le stesse erano state tutte recise in pezzi prima di essere sotterrate, ma, con una stima approssimativa, è plausibile ritenere che dalla cannabis trovata potesse ricavarsi al termine delle procedure di esfoliazione ed essicazione circa 30 chili di marijuana che, sul mercato al dettaglio, possono fruttare almeno 250.000,00 euro.
Dopo una breve sosta alla vicina Stazione di Pieve per la redazione degli atti, per il cadorino si sono aperte le porte del carcere di Baldenich. Lunedì sarà celebrata l’udienza di convalida dell’arresto davanti al G.I.P. del Tribunale di Belluno, dove l’uomo dovrà rispondere di coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

Non è il primo arresto in materia di stupefacenti da parte dei carabinieri nell’alto bellunese. Nel passato anche recente i militari dell’Arma hanno portato a termine operazioni di contrasto all’illecito commercio di stupefacenti con ingenti sequestri di marijuana, hashish, e cocaina, dimostrando elevata capacità di monitorare l’ampio territorio assegnato alla responsabilità dei reparti della Compagnia di Cortina, 25 comuni su circa 1.600 km2, con costanza e incisività.

Maggiore Cristiano Rocchi
Compagnia Carabinieri di Cortina d’Ampezzo