Beh, nessuno parli di fumus persecutionis, come si faceva in tempi berlusconiani, ma certo di fronte alle ricorrenze giudiziarie che da un po' di anni scandiscono a Cortina la vita del Comune e dintorni, qualche pensierino del genere ha finito per circolare tra le teste cittadine.
Naturalmente sul presupposto che la giustizia non si muove a caso o sotto impulsi ideologici ma nella rispettata indipendenza e autonomia delle sue operazioni, si fonda uno dei principi cardinali della democrazia: perciò dichiararsi fiduciosi nelle correttezza dei suoi procedimenti non deve essere solo una formula di rito, ma corrispondere a una precisa convinzione.
Una premessa necessaria in presenza di quanto accade con preoccupante regolarità in quella che un tempo era unicamente famosa per le sue bellezze naturali e l'eleganza delle sue frequentazioni: connotati che restano, ma che sempre più si stanno accompagnando a una pubblicità calata – con tutte la sfumature possibili – su cronache dal Palazzo poco, o per nulla edificanti.
Qui non si può e non si vuole entrare nel merito delle responsabilità vere o presunte, ma solo dare voce allo sconcerto di una comunità abituata a ben altre etichette di eccellenza e che ora deve assistere a vicende che fanno da contraltare spiacevole al lavoro di tutti coloro che si impegnano nel rilancio turistico di Cortina.
Uno sconcerto al quale si aggiunge - last but not least – il pensiero insidioso di un possibile riflesso sulla ufficializzazione dei Mondiali prossimi venturi (sta' a vedere che...). Gli organizzatori – sindaco in testa – lo negano risolutamente, ma fino a Cancun qualche dubbio non vuole proprio saperne di sparire.