Aiutiamoci con un piccolo ricordo poetico: “C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,/anzi d'antico”.
Il sole è naturalmente quello di Cortina, e di nuovo c'è – o dovrebbe esserci - il dialogo, che certamente qui non sembra proprio antico. Infatti. Da quell'incrociarsi delle parole e dei pensieri in cui esso consiste, ha origine nelle costruzioni della dialettica l'approccio alla verità, o a qualcosa che le somiglia; in realtà accade che sotto le sue apparenze si nasconda talora l'incapacità, o quanto meno la falsa intenzione di farne un uso vero e fattivo.
Lo si proclama come una necessità, la irrinunciabile condizione di ogni equilibrio, salvo sprecarne le possibilità nel vaniloquio di interlocutori senza serietà. E invece – lo diceva pure Thomas Mann – la parola è civiltà, anche la più contraddittoria mantiene il contatto: è il silenzio che isola.
Tutto questo lo si dice a seguito e come corollario della notizia secondo la quale il nuovo presidente degli albergatori ha offerto al sindaco una apertura di dialogo sulla spinosa questione della tassa di soggiorno, e più in generale per una diversa politica di condivisione sulle scelte fondamentali riguardanti la vita della comunità.
Un implicito invito a uscire dalle secche di un decisionismo che rischia di aprire tra i cittadini e gli amministratori un solco di incomprensioni sempre più difficilmente colmabile.
Di questi tempi, tra Coppa del mondo, Carta di Cortina, Cortinissima '56 il fermento non manca sotto le Tofane: il sindaco ha espresso soddisfazione (con riserva) sul nuovo vertice della compagine alberghiera, che peraltro - non va dimenticato – costituisce lo “zoccolo duro” della economia e dunque della vita locale, e che poi è quello che rimane stabile nel fluttuare delle amministrazioni: proprio ciò che consiglia la piena reciprocità nella disposizione al dialogo, affinché eviti di trasformarsi in un monologo (e gli esempi del genere non mancano, vicini o lontani che siano).
È il senso – e il requisito - della democrazia!