Don Paolo Arnoldo, pastore pittore per unire i cortinesi
    

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Don Paolo Arnoldo, pastore pittore per unire i cortinesi

Marina Menardi

07/11/2015

Il suo primo quadro lo ha dipinto all'età di sette anni, un acquarello, e lo tiene ancora appeso nella sua stanza privata; la sua prima mostra risale a più di quarant'anni fa, nel bar Levare, a Goima, gruppo di frazioni della Val di Zoldo, nel 1973, e i  quadri sono ancora lì esposti: ritratti a carboncino tratti da alcune fotografie scattate con la sua polaroid.

Oggi don Paolo Arnoldo, parroco di Cortina d'Ampezzo, si ripete, con una mostra di parrocchiani ritratti dopo averli fotografati lui stesso in varie occasioni: la processione delle Regole ad Ospitale, la Festa delle Bande, incontrando alcune persone in piazza o al bar vicino alla basilica.

«Ho sempre dipinto, fin da bambino, è la mia passione, ce l'ho dentro. Dipingere una volta alla settimana o durante le vacanze mi rilassa, ha sempre aiutato a svuotare le tensioni e la mente» spiega don Paolo.

«In seminario ho potuto fare poco o niente, poi tra Bolzano e Merano, con le varie attività negli oratori, sono riuscito a riprendere la mia passione e ad allestire qualche mostra collettiva. Mi mancano le basi, perché non ho frequentato l'accademia, per cui non so insegnare. Ho imparato a mescolare i colori da un pittore di passaggio durante un'esposizione. La tecnica ad olio è troppo lenta e ha molte sfumature, richiede tanta precisione: io dipingo una volta alla settimana, il lunedì, durante il giorno libero, o nella pausa prima di andare a cena, e la soluzione l'ho trovata nell'acrilico: riesco a mescolare bene i colori, uso non solo il pennello, ma anche le dita, e la resa è soddisfacente, senza troppe pretese».

Il primo tra i parrocchiani ad essere ritratto è stato Padre Leone, per molti anni frate francescano superiore a Cortina d'Ampezzo, in partenza lo scorso anno per un'altra parrocchia, e da qui don Paolo ha proseguito i suoi ritratti, con l'idea di fare un'esposizione a sorpresa, che però non è stata possibile.

«Nella mia ingenuità non sapevo che scendendo nel privato ci volesse l'autorizzazione dell'interessato per l'esposizione, e soprattutto non avevo tenuto conto del carattere schivo che qualcuno possiede, che quindi non ama essere visto in pubblico. Ho pensato ad un paese più unito, e l'esposizione poteva essere una forma: un gioco, un modo per comunicare simpatia, familiarità, rompere le barriere che dividono, saper ridere di sé, non prendersi troppo sul serio».

Su una settantina di ritratti, solamente in otto hanno rifiutato di essere esposti, quindi il tentativo di don Paolo può comunque essere considerato un successo: 61 saranno i ritratti esposti su tela con cornice nella sala delle Regole, al piano terra, dal 10 al 21 novembre, tutti i giorni, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 20.

Il ritratto potrà essere acquistato e il ricavato sarà utilizzato per restaurare le tele della cappella della Santa Trinità nella cappella di Maion. In programma c'è anche una ripresa della mostra, con altri soggetti, dopo Pasqua, sempre nel periodo di bassa stagione, in modo che rimanga una cosa tra i residenti di Cortina d'Ampezzo.