La Patafisica, ovvero la “scienza delle soluzioni immaginarie”: la inventarono i seguaci di Alfred Jarry, eccentrico scrittore di fine Ottocento, ma il tempo non sembra averne dimostrato l'insensatezza. Anzi. Perché la ricordiamo? Perché di questi tempi si fa un gran parlare di propositi che sono ancora al di qua dei progetti, ma già oltre i dettati del più semplice realismo.
L'aeroporto di Cortina già il prossimo anno – arrischia il cosiddetto governatore del Veneto - e, a seguire, la ferrovia della Valboite, in una replica del trenino bianco-azzurro di mezzo secolo fa.
Naturalmente nessuno può dubitare della importanza che simili imprese rivestirebbero per il futuro turistico e quindi per una economia depressa come quella delle nostre zone, ma al netto dei soliti preoccupati interrogativi sull'impatto ambientale, ci si può fermare subito a riflettere sulle condizioni di fattibilità di qualcosa che ha tutto l'aspetto di una simpatica utopia.
Intanto, in tempi di stenti finanziari pubblici e privati come gli attuali, si può ragionevolmente pensare a interventi mastodontici come quelli preventivabili?
E ancora. Di fronte alle quasi quotidiane disavventure ferroviarie delle linee esistenti, non è forse legittimo chiedersi quale potrebbe essere la sorte di una nuova linea dolomitica, da rimettere su di un tracciato a dir poco problematico?
Allo stesso modo crescono le perplessità - a dir poco – circa le possibili conseguenze di un traffico aereo importante e invadente su di una struttura tutta da ricostruire.
Certo rispetto a quegli anni lontani la tecnica e la tecnologia hanno oggi fatto passi da gigante, anche se più di qualche volta quei passi sono risultati un po' traballanti: perciò, se qualcosa si farà, non vorremmo che gli inconvenienti compromettessero alla fine le ultime e incerte speranze di una riconquistata e aggiornata modernità.