Lo ha detto il Sindaco: a Cortina più montagna e meno mondanità. Dunque un ritorno all'immagine di un luogo che la natura ha inserito tra i patrimoni dell'umanità; luogo di vocazioni e imprese alpine che, al di là della sua bellezza, ne hanno consacrato la storia. ma che negli anni sembrava avere perso quelle vocazioni e interrotto quella storia, travolto com'era dalle cronache dei rotocalchi sempre in caccia di futilità travestite da eventi definitivi.
Parve allora che la dolce vita felliniana si fosse trasferita all'ombra delle Tofane e che alle crode dolomitiche restasse solo il compito di assistere alle esibizioni più o meno eleganti degli “importanti” e di quelli che si agitavano per esserlo.
Eppure, per obbligo di verità, alle folies vacanziere di quegli anni alcuni meriti vanno riconosciuti, perché furono un potente volano di promozione del nome e dei pregi della conca d'Ampezzo, attirandovi il popolo di una Italia ancora provinciale, per la quale “essere a Cortina” rappresentava una irrinunciabile premessa di distinzione sociale.
Però, con le casalinghe di Voghera o i bancari di Vigevano in vacanza – premio arrivavano allora anche i protagonisti della cultura e della politica, i premi Nobel e i capi di governo, e così, accanto alla mondanità frivola e salottiera non mancavano i rappresentanti di un mondo diversamente atteggiato nei gusti, ma guidato dalla stessa intelligente volontà di appropriarsi anche solo per un momento di questa Shangri- La finalmente a portata di mano.
Di quella gente oggi si sono in genere perse le tracce, e i mondani di cui il Sindaco vorrebbe ridimensionare il peso hanno per lo più imboccato altre strade: ma insomma, fatto qualche conto, non sarebbe poi male se alla fine riprendessero un po' quelle vecchie!