Al Comun Vecio VAJONT: PER NON DIMENTICARE
    

Ricerca avanzata

Tutte queste parole:
Frase esatta:
    
logo

Ricerca sul sito

Ricerca normale (una di queste parole):
Tutte queste parole:
Frase esatta:

Al Comun Vecio VAJONT: PER NON DIMENTICARE

Roberto Pappacena

01/01/2011
Sarebbe un grave errore passare sotto silenzio la benemerita iniziativa della mostra “Vajont - per non  dimenticare” presso gli spazi espositivi del Comun Vecio. Inaugurata sabato 11 dicembre, resterà aperta
sino al 29 gennaio 2011. Proporre il ricordo, attraverso le immagini fotografiche, della «più grande tragedia nella storia delle Alpi» (Gianni Olivier), consumatasi alle ore 22.39 del 9 ottobre 1963, assume oggi un significato e un valore di grande importanza. Perché, come ha affermato il professor Calvino, alcuni anni dopo il disastro, durante una sua lezione all’Università: «La storia del Vajont ... è una storia di controllori
che non controllavano, di sapienti che non sapevano, di ingegneri svuotati di ingegno ... di tanti uomini che si erano rifiutati di fare uso del comune buon senso a difesa delle vite umane».
Questa grave e purtroppo esatta osservazione, riportata da Gianni Olivier, è quanto mai attuale, perché, se allora «la logica del profitto a tutti i costi ebbe il sopravvento sulla incolumità delle persone», non possiamo
purtroppo affermare che la lezione di una così immane tragedia sia tenuta in seria considerazione in una
epoca come la nostra, in cui la medesima «logica del profitto» continua a regnare sovrana.
Guardando la mostra, mi è tornata a mente la visione apocalittica che io ebbi della spianata di Longarone
la mattina dopo il disastro. Mentre mi aggiravo, sopraffatto da un angoscioso stupore, sul desolato
terreno sconvolto tra gente smarrita e piangente che, su quella «spianata livida di sterminio» cercava inutilmente il sito dove ciascuno aveva la sua casa, vidi a un tratto affiorare tra i sassi il quaderno malconcio di un bambino, ricco di colorati disegni.
La drammatica visione di queste e di altre immagini consimili, si è risvegliata di colpo nel guardare le lunghe fotografie in bianco e nero che caratterizzano la mostra.