“Provando e riprovando” era il motto delle secentesca Accademia del Cimento: un invito alla ricerca perenne, un proposito scientifico che potrebbe benissimo assumersi a slogan di ogni volontà decisa a non fermarsi davanti all'incognito o ai rifiuti del già noto (che c'entri la Cortina “mondiale”?).
Che poi è la stessa volontà propulsiva delle dinamiche che muovono i processi di sviluppo di una realtà più o meno affluente. Ma attenzione: come è stato detto, lo sviluppo non è di per sé sinonimo di progresso, dal momento che i suoi meccanismi possono prescindere – e troppo spesso lo fanno – dal rispetto e dalla cura dei valori complessi che sono a fondamento di un sano procedere sociale (quelli ambientali anzitutto).
D'altronde si sa che le facce di uno stesso fenomeno possono essere più di una, e che la scelta tra loro è pur sempre frutto di un giudizio, ossia di qualcosa di soggettivo e perciò variamente opinabile.
Tutto questo lo si dice per una breve riflessione sulla recente esperienza referendaria vissuta a Cortina; al di là dei numeri, che si possono leggere da punti di vista differenti, il risultato della consultazione, per quanto parziale sia stata, conferma la presenza nella popolazione di orientamenti opposti e oppostamente argomentati, iscrivibili, semplificando, appunto nelle distinte categorie dello sviluppo e del progresso.
Passato il momento del tripudio, nell'ora dell'affermazione tanto attesa, spetterà ai vincitori far sì che alla fine quelle categorie coincidano.
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