Venuto a conoscenza che il Presidente della provincia di Bolzano Luis Durnwalder ha dichiarato che l'Alto Adige si asterrà dalle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia e che alcuni politici di Belluno sono rimasti scandalizzati da tale decisione, mi sono chiesto perché questi signori si sono tanto indignati? Durnwalder, dal punto di vista storico, non poteva agire diversamente considerato cosa è successo in Alto Adige, meglio Süd Tirol, nella prima metà del secolo scorso.
Era territorio austriaco, da secoli abitato da tedeschi con lingua, usi e costumi tirolesi, passato nel 1919 all'Italia a seguito di un atto di violenza: la guerra che l'Italia dichiarò all'Austria-Ungheria fino a quel momento alleate nella Triplice.
La scelta dell'Italia è stata ancora una volta di puro opportunismo, perché con il Patto di Londra, Francia e Inghilterra, sempre brave a promettere e assegnare territori non di loro appartenenza, promisero all'Italia (se aderiva all'Intesa) oltre che Trento e Trieste, anche l'Istria, la Dalmazia e il Süd Tirol.
L'Austria invece, in cambio della neutralità italiana, era disposta a cedere tutto il Trentino e la provincia di Gorizia; Giolitti aveva recepito questa buona offerta ma non fu ascoltato, prevalse la tesi degli interventisti, Re Vittorio Emanuele III compreso, che firmò come fece durante la sua "splendida" reggenza per ben altre 15 (quindici) volte la dichiarazione di guerra.
Al termine dell'inutile massacro il Tirolo fu tagliato in due, come da una ipotetica scure calata sul Passo del Brennero, con la parte meridionale prima occupata e poi annessa all'Italia e non certo per volontà dei suoi abitanti.
Ai sud tirolesi venne tutto proibito
- lingua, usi, costumi, cultura e tradizioni - da un fascismo stupido, violento e nazionalista capeggiato da Ettore Tolomei, che si era proposto di civilizzare e italianizzare quelle popolazioni con qualsiasi mezzo.
Il Prefetto fascista di Bolzano Mastromattei era arrivato a dire che non voleva più sentire neanche i cani abbaiare in tedesco.
Paradossale che i "barbari" da civilizzare fossero più civili e istruiti dei civilizzatori ancora per il settanta per cento analfabeti.
Altro provvedimento per introdurre in Alto Adige popolazione di origine italiana fu quello di creare nel 1935 la zona industriale di Bolzano, con la realizzazione di interi quartieri abitativi atti ad accogliere migliaia di famiglie. I terreni per l'edificazione di tale complesso furono espropriati ai sud tirolesi e pagati una miseria;
ai nuovi padroni era oramai permesso tutto, a Bolzano l'erezione del monumento alla vittoria e a Cortina idem per un generale che era stato nostro nemico.
La più vergognosa sopraffazione arriverà nel 1939 con il provvedimento delle "opzioni" voluto da Hitler e Mussolini per costringere gli alto atesini a optare o per la Germania, trasferendosi oltre Brennero e diventare cittadini tedeschi, o per l'Italia e rimanere nei loro paesi, però con il rischio di essere poi trasferiti chissà dove.
Tale angosciosa decisione produsse nella gente incertezze e rivalità anche in seno alle stesse famiglie; molti optarono per la Germania perché veramente stanchi delle angherie fasciste;
altri, attaccati alla loro terra e nell'incertezza di andare a vivere in un paese che era già in guerra, preferirono restare nonostante venissero insultati e tacciati di tradimento verso gli ideali asburgici.
Incerto fu l'atteggiamento del clero, allora molto influente sulla popolazione;
mentre nei paesi i parroci in genere erano contrari all'opzione per la Germania e cercarono giustamente di convincere la gente a rimanere, al vertice dell'autorità ecclesiastica di Bressanone si ebbe un comportamento opposto; infatti il vescovo Johannes Geisler e il suo vicario monsignor Luigi Pompanin Torbido di origine ampezzana, optarono per il Reich con un tale entusiasmo, che non si è mai capito se questi alti prelati avessero più venerazione per Cristo o per Hitler.
Per il Süd Tirolo l'Unità d'Italia non è certamente stato un evento favorevole: ha provocato la guerra, la divisione e il fascismo dal quale sono derivate tante disgrazie.
Pure noi ampezzani, per le similari motivazioni storiche fin qui trattate, penso che con l'Unità d'Italia abbiamo ben poco da spartire.
Evaldo Gaspari