La prima farmacia di Cortina è nata un secolo e mezzo fa e il parto non fu facile, anzi alquanto complicato anche se i tempi erano maturi. Lo dice il fatto che al di là del Falzarego nella remota, ed allora minuscola, Caprile operava già un farmacista. Un altro c'era a Borca, in Cadore, dove la diligenza postale da Dobbiaco a Conegliano vi portava in un'ora abbondante di trotto i cortinesi bisognosi di medicine ed altre spezie; speziale era detto infatti il professionista che vi operava. Inoltre la farmacia era richiesta dalla popolazione che, in quegli anni, aveva superato le tremila unità. Ma, soprattutto, la volevano gli albergatori dell'Aquila Nera, della Croce Bianca, della Stella d'oro, dell'Ancora, ecc.. Di conseguenza l'aveva già scritto più volte anche il segretario comunale nei verbali del consiglio, come ad esempio fin dal 1858: «Venne nuovamente discusso sulla vantaggiosità di erigere anche in Ampezzo una farmacia». Oppure, gennaio 1860: «Ordina la Sessione che venga assunto un farmacista, però che sia superiormente approvato dalla politica autorità». O ancora, 1861: «La Sessione decide di formare quanto prima una farmacia onde porre con ciò anche Ampezzo al livello di tutte le limitrofi (sic) Comuni». Allora dove stava il problema? Non certo nei soldi, se si fa mente locale che era appena stato inaugurato il maestoso campanile di dolomia, costato un patrimonio. Inoltre il legname dei boschi d'Ampezzo, che prendeva la via di Venezia, era pagato lautamente, tanto da risolvere con tranquillità ogni problema amministrativo. La questione era più sottile, anche se prevedibile.
Ruotava infatti attorno al cosiddetto armadietto farmaceutico che il medico condotto gestiva con profitto. Eccolo descritto nelle solite annotazioni consiliari, sotto la data di marzo dello stesso anno.
"Essendo in antecedenza stabilito di formare una farmacia e stabilire un ragionevole compenso al medico, per la levata del suo armadio farmaceutico, la Sessione trovò di fissare il suo stipendio a fiorini 850 annualmente, 200 dei quali verranno pagati in oro". In altre parole, le aspettative (?) del medico vennero tacitate aumentandogli lo stipendio e pagandogliene una parte in oro sonante! A questo punto, con il beneplacito dell'imperial regia Luogotenenza del Tirolo e Voralberg che autorizzava «l'aprimento di una farmacia pubblica pel distretto di Ampezzo» poté partire il bando di concorso, che venne pubblicato per tre volte sulla Gazzetta ufficiale. Queste le condizioni più importanti: l'istanza per «l'ottenimento del suddetto mestiere» doveva essere inviata alla i.r. Pretura d'Ampezzo e doveva contenere il curriculum vitae, l'età, il comune di pertinenza e «l'assoluzione degli studi farmaceutici». L'ultima condizione indispensabile era «la perfetta cognizione della lingua italiana». Dal canto suo il Comune offriva: «il diritto di gratuita abitazione, il diritto di ritrarre dai boschi comunali l'occorrente legna da fuoco, lo stipendio annuo di 150 fiorini austriaci». Trattandosi perciò di un impiego più che allettante giunsero in Ampezzo numerose domande, sei per l'esattezza, da parte dei sotto nominati individui, Bonazza Ferdinando di Breguzzo, Cordella Filippo di Storo, Cambruzzi Adriano da Valdobbiadene, Riddo Baldassare da Cles, Poloni Tiziano di Ceneda e Giacomo Zanardi di Venezia. Tre erano gli aspiranti trentini, dove appunto, si parlava la lingua italiana, due venivano dal Veneto ed una da Venezia.
Ricordiamo che in quegli anni l'impero austriaco si estendeva a tutto il Lombardo Veneto e che nel suo interno esisteva la libertà di circolazione dei professionisti e dei lavoratori in genere. La Pretura, dopo un esame formale, dirottò le istanze al Comune per "l'esatta disanima" e la definitiva scelta.
Di fatto nel Consiglio comunale del 22 giugno 1862 fu prescelto Adriano Cambruzzi, che a Caprile al di là delle montagne aveva già una propria farmacia. Non conosciamo le ragioni che fecero pendere la scelta su di lui rispetto agli altri concorrenti. Forse, cogliendo l'occasione della relativa vicinanza, circa sei ore di cammino per il valico di Falzarego, egli era già venuto in Ampezzo a farsi conoscere e a vedere il posto della bottega e la qualità dell'alloggio? Nonostante fosse stato invitato a presentarsi, passarono diversi mesi prima che la farmacia iniziasse l'attività. Dai documenti risulta operativa solo alla fine dell'inverno 1864. Era collocata nell'angolo nord-est del Comun vecio, esattamente di fronte alla I. r. stazione di posta e cambio dei cavalli della famiglia Manaigo.
Chi era Adriano Cambruzzi? Nato a Valdobbiadene nel 1831, s'era laureato in farmacia a Padova nel 1855. Aveva sposato Emma Galvan di Giuseppe da Primiero, più giovane di lui di sette anni, dalla quale ebbe nel 1862 un primo figlio di nome Vittore Felix. Purtroppo, nel 1864, dando alla luce il secondo bambino Emo (1864-1895), la poveretta morì di parto. Rimasto vedovo in così giovane età a 33 anni, Cambruzzi attese fino al 1877 per convolare a nozze per la seconda volta, quando sposò Carlotta Galvan, sorella della prima moglie. Il matrimonio avvenne, curiosamente, nel municipio di Borca davanti al sindaco Bortolo Perini e con testimoni quel segretario comunale Vittore De Luca ed il farmacista Valentino Brunetta.
Da Carlotta Adriano non ebbe altri figli. Lo spazio non ci concede di raccontare le vicende burrascose della famiglia Cambruzzi, spesso in rotta di collisione col Comune, per il mantenimento di quelle condizioni di favore con cui aveva aperto la sua farmacia, che presto balzarono agli occhi dell'opinione pubblica, tanto da provocare diverse deliberazioni consiliari in proposito. Diciamo solo che Adriano morì a Cortina nel 1901; mentre il figlio Vittore Felix (1862-1920) laureatosi in farmacia in Austria, allo scoppio della prima guerra si trasferì definitivamente con la moglie ed i quattro figli a Innsbruck. Sugli elenchi del telefono di quella cittadina dovrebbe esserci qualche Cambruzzi, giacché fra i pronipoti del dottor Adriano abbiamo notizia almeno di due alti ufficiali dell'esercito austriaco, di un architetto e, forse, di un professore universitario. Insomma c'è spazio per nuove puntate.