ll tribunale di Venezia fissa a 1,6 milioni il canone d'occupazione per il tratto che il Comune voleva acquistare.
Era quasi fatta: il Comune di Cortina d'Ampezzo aveva raggiunto, dopo anni di trattative, l'accordo per l'acquisto e la cessione del sedime della ex ferrovia. Il Vicesindaco Enrico Pompanin era sceso a Mestre Mercoledì per concordare la formula e nella mattinata di oggi lo stanziamento era stato inserito nell'assestamento di bilancio.
«Per una coincidenza incredibile» spiega Pompanin «una vertenza civile iniziata otto anni fa è passata in giudicato in contemporanea, mandando all'aria tutto. Abbiamo ricevuto la sentenza nel pomeriggio di oggi, che fissa il canone di acquisto ad un livello molto più alto di quello concordato con il Demanio.
La vicenda è molto complicata e affonda le sue radici nella metà del 2005, quando l'Ammnistrazione Giacobbi approvò l'acquisizione del sedime della ex ferrovia nel territorio ampezzano. L'operazione comportava due tipi di transazione: quella relativa all'acquisto, fissata, nel dicembre 2005, a 261mila Euro, e quella relativa al canone per 5 anni di occupazione. Il Comune si disse, allora, d'accordo, nel pagare gli ultimi due anni di occupazione, ma rifiutò di pagare i primi tre, se non ad un prezzo ridotto e a favore della società SVICP, ovvero la Società Veneta per imprese e costruzioni pubbliche, poi fallita e incamerata dal Demanio.
Il Demanio, infatti, dopo aver inizialmente accettato, rifiutò la proposta del Comune di 697mila Euro.
Parallelamente, iniziò una causa tra Demanio e SVICP: una battaglia legale complessa e articolata. Il Demanio, infatti, avrebbe dovuto versare alla gestione fallimentare SVICP una quota del 25,82 per cento per i fondi già percepiti dal Comune (450mila Euro al dicembre 2010). Questa percentuale non venne versata e il Demanio chiamò in causa il Comune attribuendogli la responsabilità per la transazione non completata.
A lato della causa civile, con l'arrivo della nuova Amministrazione Franceschi, nel 2008, ripresero i contatti. A quel punto, però, il prezzo del sedime era cresciuto e continuerà a farlo ad ogni accordo preliminare: 1,2 milioni di Euro nel 2009; 2,8 milioni nel 2012, poi ridimensionati a 1,9 milioni nel 2013.
«Il Comune, pertanto» spiega il Sindaco Andrea Franceschi «dopo estenuanti trattative, aveva raggiunto l'accordo ed era pronto a versare il saldo di un milione e mezzo - con l'aiuto di 600mila Euro di fondi regionali - per chiudere definitivamente la vertenza. Il Vicesindaco era, appunto, sceso a Mestre mercoledì scorso per concordare la formula dell'accordo». Poi, la sentenza, che ha l'effetto di una «doccia gelata». «Adesso la palla è ferma» riprende Pompanin.
«Il canone di occupazione deciso dal Tribunale è fissato a 1,6 milioni, ai quali vanno aggiunti più di 200mila Euro di interessi e quasi 100mila euro di spese legali.
Nel frattempo, l'accordo con il Demanio, anch'esso penalizzato dalla sentenza, viene, di fatto, congelato. Se, nel 2005, il Comune non si fosse intestardito a pretendere la decurtazione delle tre annualità, non ci sarebbe stato neppure il processo. Oggi, la pretesa di aver già acquistato il sedime con il versamento di 436mila Euro, effettuato, nel dicembre 2005, è stata brutalmente sconfessata.
Non ci perdiamo d'animo. Incontreremo il Demanio ancora e vedremo il da farsi: se ricorrere o trovare un nuovo accordo.
Certo, non vogliamo dare tutta la colpa ai nostri predecessori. Se ci sono voluti otto anni di processo per venirne a capo, significa che la questione non era chiara dall'inizio.
Ma, certamente, quello del 2005 fu un errore. E oggi rischiamo di pagarlo caro: per risparmiare, allora, 96 mila Euro, rischiamo di pagarne quasi due milioni oggi.
A meno di non rinunciare al tratto della ex ferrovia».
Comunicato stampa del Comune di Cortina d'Ampezzo