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Il Consigliere Sergio Reolon spiega il suo emendamento e la proroga dei 30 mesi

Patrizia Serra

01/11/2014

«Adesso non lamentiamoci della proroga, ma chiediamoci come agire in questo periodo. La gestione va costruita, non dev'essere un salto nel buio. Perciò lancio un appello a Faronato (direttore della Uls 1 di Belluno, ndr): non fare come i tuoi predecessori che in 11 anni non hanno mai avuto una exit-strategy per il Codivilla-Putti e invece avrebbero dovuto pensarci. Faronato non perda un minuto, dia attuazione alla legge e poi cominci a lavorare per costruire il dopo».

Così il consigliere regionale Sergio Reolon lo scorso 27 ottobre a Cortina per parlare del futuro del nosocomio ampezzano, nella sala cultura don Pietro Alverà, che ancora una volta ha registrato il tutto esaurito, segno che l'ospedale sta a cuore ai cittadini di Cortina.

Era un fiume un piena Sergio Reolon e non ha risparmiato nessuno, dal presidente Zaia, al sindaco Franceschi, al capogruppo di minoranza Ghezze: «O non hanno capito, o hanno fatto finta di non capire. Il Sindaco dice "vigileremo e incontreremo Zaia", ma non ho capito cosa deve vigilare, quando c'era già la delibera di scioglimento della società Codivilla-Putti. Il capo dell'opposizione si è detto d'accordo col Sindaco, questo mi stupisce, almeno si mettessero insieme per fare cose importanti per Cortina. Franceschi continua a dire "parleremo con Zaia". Aspettiamo con fiduciosa attesa che Franceschi riesca a parlare con Zaia, ma nel frattempo il Codivilla Putti avrebbe chiuso. I comunicati del Sindaco mi fanno ridere, dal momento che era già tutto deciso. Il direttore della Uls di Belluno la scorsa settimana era pronto a mettere in liquidazione la società, creando un contenzioso col partner privato per chissà quanti anni e nel frattempo tutto sarebbe rimasto bloccato. Zaia a parole dice che il Codivilla non si chiudeva, ma sono i suoi atti che contano e in questi era scritto diversamente, lasciando il direttore della Uls nelle pesti».

Tutti assenti i componenti della giunta ampezzana, quindi nessun contradditorio alle affermazioni di Reolon.
Lasciando da parte le polemiche, Reolon si è concentrato sulle cose da fare nei prossimi 30 mesi: «Io non so se il contenitore dovrà essere una società mista o tutta privata.

Tutta pubblica lo escludo, perché significherebbe chiudere l'ospedale di Agordo o quello di Pieve. Una cosa è certa, il Codivilla Putti deve diventare un'eccellenza. È l'ospedale che attrae più pazienti da fuori Regione e non deve chiudere perché fa concorrenza a Belluno, semmai deve diventare uno stimolo per migliorare Belluno».

Massimo Miraglia, direttore generale della Giomi, il partner privato che gestisce il Codivilla-Putti è stato lapidario: «Sgombro subito il campo da ogni equivoco, a me questa legge non entusiasma, perché dice "per 30 mesi allunghiamo quello che abbiamo fatto per 11 anni". Ma ringrazio Reolon perché è venuto a chiederci che cosa facciamo e io gli ho potuto rispondere: "Noi facciamo sanità". È da 11 anni che aspettavo che qualcuno venisse a chiederci che cosa facciamo, come ha fatto Reolon. E lo ringrazio anche perché ha messo tutti d'accordo: adesso per tutti il Codivilla Putti è un'eccellenza!».

Entrando nel merito dei bilanci del Codivilla Putti, Miraglia ha ricordato che in 11 anni soltanto quattro sono stati in passivo, ma questo a causa dei tagli del Drg (Diagnosis Related Groups, il sistema di classificazione dei pazienti dimessi dagli ospedali che viene utilizzato in Italia come base per il finanziamento delle Aziende Ospedaliere).
«Ricordo anche che quando siamo arrivati noi nel 2003, la Uls faceva passivi da 3 milioni di euro». Miraglia ha anche detto di non essere a favore di una società tutta privata, ma di una società mista nella quale la Uls abbia magari una quota meno onerosa (ricordiamo che al momento detiene il 51% della Codivilla-Putti Spa), ma per esempio con una golden share che le dia maggiori poteri.

Tra i presenti in sala anche due medici del Codivilla, il dottor Federico Botto, primario di Ortopedia, che ha ricordato come al convegno di ortopedia tenutosi a Cortina poche settimane prima non si fosse presentato nessuno del Comune «e questo è il confronto che noi abbiamo col Comune, nessuno è mai venuto a vedere cosa facciamo, non ci siamo mai incontrati» e ha anche paragonato Cortina a «una nobildonna decaduta, abituata ad avere la manna dal cielo, ma adesso il tempo delle vacche grasse è finito e bisogna darsi da fare», e il dottor Fabio Bellotto, primario del reparto di Cardiologia Riabilitativa, che tra le altre cose ha ricordato come il Codivilla-Putti sia convenzionato con ben sette università italiane (tre per cardiologia e quattro per ortopedia), un numero eccezionale per un piccolo ospedale, che può quindi contare sull'apporto continuo di stagisti provenienti da queste università, oltre che sulla collaborazione scientifica.

Il dottor Carlo Brusegan, direttore sanitario del Codivilla-Putti si è auspicato che cessi il pregiudizio verso il Codivilla che dura almeno dal 2007 e ha sottolineato gli effetti benefici della concorrenza, senza la quale non ci sarebbe crescita e che quindi va a beneficio dei pazienti. Brusegan ha anche ricordato che il Codivilla-Putti è una risorsa finanziaria per la Uls «visto che noi ogni anno paghiamo 500mila euro d'affitto e quindi in questi anni abbiamo versato alla Uls di Belluno oltre 5 milioni di euro».