Lindsey Vonn vola nella storia dello sci a Cortina d'Ampezzo
    

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Lindsey Vonn vola nella storia dello sci a Cortina d'Ampezzo

Redazione

19/01/2015

Da dove cominciamo? Oggi è molto difficile. Da Lindsey Vonn che eguaglia il record di vittorie in Coppa del Mondo di Annemarie Moser Proell e segna la storia dello sci con un sorriso che incanta tutta Cortina? Sì, probabilmente proprio da qui: è di rigore. Ma anche si poteva iniziare da Daniela Merighetti che sulla pista olimpica delle Tofane aveva già vinto tre inverni fa la discesa e stamane è tornata dopo due anni sul podio sotto gli occhi di mamma Nadia e papà Giovanni, l’idraulico, che non stavano più nella pelle. Mentre i suoi fans in tribuna agitavano un cartello che diceva tutto della loro grande fede: “Sul podio chi ci metti? Dada Merighetti!”. O da Elena Fanchini che ha confermato col quarto posto di oggi che il primo di venerdì non era stato un caso? C’è solo l’imbarazzo della scelta. O da Elisabeth Goergl che, non ce ne voglia, è una gran bella e simpatica guastafeste che, quando meno te l’aspetti, ti molla una zampata che lascia il segno? Prima che scendesse infatti la decana austriaca, 34 anni tra un mese, l’ultima delle sette magnifiche della libera, quello di Rumerlo sarebbe stato un podio perfetto: Vonn, Merighetti, Fanchini. Ma non si può avere tutto dalla vita. Così come sarebbe stato bello cominciare dagli elogi che subito si sarebbero dovuto fare a tutti gli uomini di Adolfo Menardi, detto Baita, direttore di gara, che hanno lavorato nella bufera sino a notte fonda e ancora prima dell’alba per sgombrare dalla pista una montagna di neve: oltre 60 mila cubi. Non so se ne avete la più pallida idea!

Uno spettacolo nello spettacolo. E una storia tira l’altra. Come le ciliegie. Anche se gennaio è il mese delle arance più rosse delle mele, ma anche della Coppa del Mondo a Cortina d’Ampezzo. Ma la più bella di tutte è quella, forse perché inattesa, di Tina Maze che lascia il leaders' corner dove stava insieme alle due azzurre, Dada e Elena, e torna in pista per abbracciare forte forte, e per prima, Lindsey Vonn che si era lasciata cadere sulla neve, dopo il traguardo di Rumerlo, ancora con gli sci ai piedi, mentre stava festeggiando a modo suo il grande sogno finalmente realizzato proprio qui a Cortina. E almeno da parte nostra già annunciato con gli auguri di Capodanno. Dicevano che le due non si potessero vedere. Amiche mai, ma nemiche non di certo. Senz’altro grandi avversarie in pista. E magari anche a burraco o a poker. Fate voi. Come succede tra tutte le primedonne. Soprattutto se belle e famose come l’americana e la slovena. Diverse nel carattere ed eguali quando perdono. Sino a passare addirittura per antipatiche. Ma di fronte ad una impresa come quella di vincere 62 gare di Coppa del Mondo, cadono tutti i muri e tutte le invidie. Ed è questo il bello dello sport. Come della vita.

Cortina, la perla delle Dolomiti, legata a Lindsey da una collana di dolcissimi ricordi e da un doppio filo d’amore. Qui, sull’Olympia, la Vonn, quando era ancora la ragazzina Kildow e non aveva vent’anni, ha conquistato infatti il suo primo podio di Coppa del Mondo. Terza in libera. Battuta solo dalla Montillet e dalla Goetschl. Era il gennaio del 2004, un’altra data da cerchiare con la matita rosa, come quella d’oggi. Da allora otto vittorie a Cortina perfettamente distribuite: quattro in discesa e quattro in superG. A due dal primato ampezzano proprio della Goetschl che s’è fermata a dieci. Tanti numeri sino a perderne il conto e domani, nel superG delle 10.45, la splendida chance di lasciarsi alle spalle anche la Proell e così abbattere un record, vecchio di 45 anni, che pure le pesava. E le pesa non poco. Anche se oggi ha di nuovo confessato in conferenza-stampa: “Mentalmente stamattina non pensavo al record, ma solo a vincere. E non ero impaziente, nonostante lo sia di carattere, al cancelletto di partenza. E’ ovvio: sono strafelice, ma la soddisfazione più grande della mia carriera resterà sempre la medaglia d’oro olimpica di Vancouver”.

Stavolta sono partite da lassù in cima. Cioè da Punta Anna. A ridosso della Tofana di Mezzo. Dove si stacca da quella di Rozes. A quota 2320. Dove il cielo era blu. Con il sole e solamente una sottile lingua di nuvole all’entrata nel bosco dopo il salto del Duca d’Aosta. Visibilità dunque buona, anche se non proprio ottima per Johanna Schnarf, scesa col numero due, che nella nebbia, ha raccontato lei, ha commesso un paio di grossi errori di linea da mangiarsi le dita. Eppure la luminosa Hanna è stata nel leaders' corner delle migliori tre con la Merighetti e la Gisin sino alla discesa della Maze, pettorale n.16, alla quale i suoi allenatori avevano opportunamente lisciato la pista, e comunque si è portata a casa un bellissimo settimo posto che le vale la meritatissima partecipazione ai prossimi Mondiali delle prime due settimane di febbraio a Vail. In casa della Sharon Stone ampezzana delle nevi.

Al traguardo di Rumerlo ha capito subito Dada Merighetti d’aver fatto una splendida gara. Paragonabile a quella del 2012, quando hai vinto? Gli abbiamo chiesto a caldo. E lei, schietta come l’acqua: “Tre anni fa ero stato perfetta, stavolta però sono stata più fortunata perché col pettorale numero 4 ho affrontato una pista che non era ancora segnata. In più ho tagliato troppo il Gran Curvone e non so neanche io come ho fatto a stare in pista e non a perdere, spero, tanta velocità”. Lì invece, probabilmente, ha perso il primo posto e non ha centrato il bis di vittorie a Cortina d’Ampezzo. Anche perché la Vonn e la Goergl sono state ancora più fortunate delle 33enne bresciana dal momento che avranno anche avuto sotto agli sci una neve non proprio dura, ma in compenso sono volate all’arrivo con le nuvole che si erano improvvisamente aperte al loro passaggio e soprattutto con il sole che ci aveva pensato a velocizzare la pista olimpica.