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Elena Fanchini trionfa in discesa e Cortina si riveste d'azzurro

Redazione

16/01/2015

L’inno d’Italia scende a valle e riempie di gioia la conca ampezzana mentre le campane della chiesa di San Filippo e Giacomo suonano a festa. E’ mezzogiorno, anzi lo era. Elena Fanchini ha vinto la discesa di Cortina d’Ampezzo. Tre anni dopo Dada Merighetti. Era il 14 gennaio 2012 e da quel giorno, prima di oggi, nessuna azzurra era più riuscita a salire sul gradino più alto del podio in una gara femminile di Coppa del Mondo. Cortina fortunata? Sicuramente sì e lo sa. Perché così il buon Dio l’ha fatta: bella, anzi bellissima, e unica nel suo genere al mondo. Ma brava anche, diciamocelo, ad organizzare splendidamente le gare di sci da ventitre anni a questa parte. Con qualsiasi tempo. E in qualsiasi inverno. Stamane per esempio si è svegliata con le nuvole basse che vestivano tutte le Tofane come un cappotto grigio che lasciava scoperto solo il Col Druscè e i boschi intorno. Difatti al traguardo di Rumerlo anche nevischiava e timidamente, di tanto in tanto, qualche raggio di sole riusciva pure a illuminare Rumerlo e la zona del traguardo. Ma la visibilità in quota era comunque molto scarsa e così la giuria della Fis ha opportunamente deciso che la partenza della libera ampezzana fosse abbassata dai 2320 metri di Punta Anna ai 2100 del rifugio Duca d’Aosta. Ovvero ancora più a valle dello start del superG di domenica. Escludendo lo Schuss di Pomedes, cioè il tratto più ripido del tracciato, ma non più selettivo dell’Olympia delle Tofane. Dove le gare di velocità si vincono o si perdono piuttosto nel Gran Curvone dopo la Diagonale o alle Pale di Rumerlo.

Dal Gran Curvone alle Pale di Rumerlo, ma anche più in basso, Elena Fanchini è stata superba. Per non dire perfetta. E, ovviamente, la più veloce di tutte. Con gli sci piatti. Spigolando al minimo come andava affrontata una pista, splendidamente preparata, su una neve dura e compatta che le suggeriva di poterlo fare. Brillante, svelta, convinta, precisa. Sì, anche fortunata, perché dopo la sua gara, col pettorale numero 14, probabilmente la visibilità è ancora peggiorata per le altre. Anche se la Vonn con il 16 e la Fenninger con il 17 non è che siano scese molto tempo dopo. Comunque brava. Anzi, bravissima. Questo va una volta di più sottolineato. Del resto ieri nel training della discesa la ventinovenne bresciana di Montecampione era stata quarta. Dopo Lindsey Vonn, Julia Mancuso e Tina Maze. E, per sua stessa ammissione, aveva collezionato tutta una serie di piccoli errori di linea lungo l’intero tracciato. Buon segno, si era scritto. E non avevamo aggiunto altro. Incrociando le dita.

Solo Larisa Yurkiw è stata più in gamba della maggiore delle sorelle Fanchini negli ultimi venti secondi di gara, ma non poi più di tanto: appena per nove centesimi e comunque non sufficienti per precedere Elena sul traguardo di Rumerlo. Dove infatti la ventiseienne canadese dell’Ontario ha chiuso la sua straordinaria discesa con il secondo tempo assoluto e un distacco d’appena quattro metri in una gara di quasi due chilometri. Quella del primo podio in carriera della Yurkiw è una bella storia da raccontare. Perché figlia dei tempi grami, ma anche di una grande passione. Un anno fa infatti la federsci canadese aveva deciso di non investire ulteriormente nella velocità e aveva in pratica sfasciato la squadra di discesa femminile. Ma la ragazza d’origine ucraina, che proprio sulla pista olimpica delle Tofane nello scorso gennaio si era infortunata ad un ginocchio, non si è arresa e s’è riorganizzata da sola. Trovando gli sponsor per disputare le gare di Coppa del Mondo in Europa assieme all’allenatore austriaco Kurt Mayr. Centocinquanta mila dollari ben investiti, verrebbe da dire. Cominciando magari da oggi e sperando che la sua federazione ora si ravveda e cambi idea prima dei prossimi Mondiali di Vail.

Oggi doveva essere anche il gran giorno di Lindsey Vonn e del duello sul filo dei centesimi di secondo con Tina Maze. E invece tutto il palcoscenico ai piedi delle Tofane se l’è meritamente conquistato Elena Fanchini. A Dio piacendo e allo sci azzurro in particolare. Il presidente Flavio Roda, che per la verità ha preferito Cortina a Wengen, non stava infatti più nella pelle. “Vincere qui è un sogno e sono ultracontento che l’abbia realizzato una nostra ragazza che lo andava rincorrendo con tenacia e fiducia tra mille infortuni da oltre nove anni”. In effetti Elena non vinceva in Coppa del Mondo dalla discesa di Lake Louise del 2 dicembre 2005. “Questa data me la ricordo a memoria perché ho il pettorale numero 30 di quella gara appeso al muro nella mia stanza a Lovere”, racconta mentre chiede invece alla sorella Nadia il numero del cellulare del suo fidanzato Denis che si è dimenticata. Succede. “Denis di solito mi segue dappertutto, ma stavolta è dovuto rimanere a casa a lavorare”. Anche lui è della Val Camonica e fa il carpentiere.

Decima la Vonn. E addirittura tredicesima la Maze. Ma domani è un altro giorno e si vedrà. “Spero molto meglio di oggi”, ha brontolato la bella slovena con il morale sotto i tacchi. Quasi inavvicinabile. Che la colpa del suo clamoroso risultato, il peggiore della stagione in una gara di velocità, ha dato alla nebbia e non per la verità alla pista che “era come sempre bellissima”. L’americana di Vail non ha invece voluto correre rischi. E c’è da capirla dopo le due operazioni al ginocchio destro che l’hanno in pratica tenuta lontana dalle gare per quasi una stagione e meza. “Mi sono presentata al cancelletto di partenza che già mi ero convinta di non potercela fare oggi a vincere. E difatti dalla cima in fondo ho accumulato un errore di linea dopo l’altro”, ha solo dichiarato prendendo subito la via di fuga dallo splendido teatro di gara. Dove domani alle 11.30, neve e pioggia permettendo, sarà un giorno di rivincita, ancora in libera, per entrambe le primedonne di questa affascinante Coppa del Mondo.  

Il trionfo di Elena Fanchini ha offuscato anche il settimo posto di Daniela Merighetti che pure è un risultato non da buttare tenendo soprattutto conto del fatto che l’azzurra era ancora tutta ammaccata dopo la spettacolare caduta di ieri in prova a Pomedes e che da qualche giorno è parecchio raffreddata. Ma questo non le ha andato di confessarlo. “Perché non voglio cercare scuse e poi non  voglio rovinare la festa a Elena che si è veramente meritata questo successo a Cortina che io mi sono gustata tre anni fa e che non potrò mai scordare per tutta la vita”. Quindicesima Nadia Fanchini che, pensando alla vittoria della sorella maggiore, alla quale è legatissima, ha sciato con il sorriso che le andava da un orecchio all’altro. “Ormai affronto le discese solo per allenarmi per il superG e il gigante. In libera ho invece troppa paura di farmi di nuovo male”. Quella paura che Elena ha lasciato oggi in un cassetto che speriamo non debba mai più riaprire.