Appartamenti in centro Cortina per 3.000 metri cubi senza nessun tornaconto per il Comune
    

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Appartamenti in centro Cortina per 3.000 metri cubi senza nessun tornaconto per il Comune

Edoardo Pompanin

01/07/2014
Il consigliere di minoranza Gianpietro Ghedina censura drastico in Consiglio comunale la decisione di concedere il cambio di destinazione in appartamenti all'ex centrale telefonica nel Palazzo delle Poste. «Se dovessi parlare da uomo della strada - ha affermato - direi che questa è un'operazione scandalosa». Poi puntualizza i principali aspetti critici della delibera: - il cambio di destinazione non è automatico ma è necessario l'assenso del Consiglio comunale; - il cambio di destinazione non è un diritto del privato, come afferma lo stesso legale del Comune; - il cambio di destinazione frutta solo gli oneri di urbanizzazione (dovuti) e il Comune non chiede nulla, e questo è troppo poco.

Sia Gianpietro Ghedina che il consigliere Rocco Dal Pont fanno poi notare i pesanti vincoli ai quali occorre sottostare per il cambio di destinazione dei fienili; nella dichiarazione di voto evidenziano ancora la disparità di trattamento per altre tipologie di cambio di destinazione; aggiungono che con questa decisione l'interesse pubblico non è assolto; ipotizzano anche questioni di legittimità (proprio per le disparità di trattamento).

L'assessore Verocai, presentando il punto all'ordine del giorno, afferma che dare il cambio di destinazione alla porzione di immobile ex Telve - assoggettato al piano terra all'uso commerciale e ai piani rialzati una parte al residenziale e una parte al "ricovero tecnologie tecniche", già però trasportate in partenza della funivia Faloria - è un caso particolare (anche se poi Enrico Pompanin aggiunge che forse ce ne sono un altro paio) e non c'entrano niente i Piruea.

Verocai dice di non accettare le «cadute di stile in Consiglio comunale» (cioè di parlare dei Piruea della famiglia Alverà o della Parrocchia). Afferma inoltre che «oggi non si può chiedere niente, altrimenti è estorsione»; si può dire solo SI o NO. Verocai spiega che i termini della richiesta (cambio in appartamenti e non in altro) sono quelli presentati e su quelli ci si esprime: «Non possiamo chiedere perequazione perché vietato».

Il vice sindaco Enrico Pompanin specifica che i vani erano adibiti a sistema di telefonia e che la proprietà, oltre al pagamento degli oneri, ha anche speso 1 milione di euro per il trasferimento delle tecnologie.

Secondo il suo parere il cambio di destinazione in negozi e appartamenti non prevede una diminuzione di servizio pubblico;inoltre si riqualifica l'immobile con nuove destinazioni. Dice che sono tre unità abitative (quasi 3.000 metri cubi!, ndr.) e che il servizio pubblico che svolgeva non c'è più.
Bisogna dare una destinazione. Il cambio potrebbe prevedere anche uffici o altro MA hanno chiesto residenziale e noi possiamo dire SI o NO, ribadisce anche lui. «I legali e gli Uffici del Comune ci hanno detto che va bene …».

L'ITER DELLA DECISIONE
Nella delibera di Consiglio, si precisa che i cambi di destinazione di tutti gli edifici del centro di Cortina che hanno destinazione di interesse pubblico o di servizio pubblico (ad esclusione degli alberghi) devono passare per il benestare preventivo del Consiglio comunale. Ricordiamo che la norma (articolo 9 della scheda A/1) venne introdotta a fine 2010 proprio dall'attuale amministrazione per evitare possibili speculazioni.

«Una norma che cerca di garantire il mantenimento di certi servizi al paese» ebbe modo di affermare tre anni fa l'assessore Verocai. Per il sindaco Franceschi si trattava allora di una delibera di grosso significato, in particolare per l'imminente vendita dell'immobile della Ulss n. 1 in via Cesare Battisti. «Noi non possiamo proibire all'Ente sanitario di vendere il distretto - dichiarò Franceschi -, né di farci appartamenti; ma vogliamo mettere i puntini sulle "i". Vogliamo cioè che la Ulss dia garanzie che i servizi siano mantenuti sul territorio.

I soldi ricavati dalla vendita dovranno essere reinvestiti per la sanità, di Cortina o del Cadore».
Alla luce di questa premessa, è dunque passata al voto del Consiglio comunale la trasformazione in appartamenti dell'edificio denominato Ex Telve (la parte sinistra, guardando dalla stazione) del Palazzo delle Poste. Le richieste di permesso a costruire da parte della società Treviso Iniziative Due srl (società che fa riferimento all' imprenditore della Geox Polegato - vedi Voci di Cortina nn. 77 e 104 per approfondimento) risalgono al 7 febbraio 2012 e al 29 novembre 2012.

Da allora, movimenti di avvocati per chiarire e per «definire una soluzione conclusiva della pratica edilizia».

Il Comune incarica l'avvocato Zago di verificare non solo se il progetto possa essere o meno approvato, ma anche di stabilire quali condizioni possono essere poste dall'Amministrazione per la sua approvazione. E su questo parere e sulla base dell'istruttoria degli uffici comunali la maggioranza si è mossa.

In pratica, l'amministrazione comunale fa propri gli argomenti del legale dove si esamina l'excursus storico della vecchia centrale telefonica, gli aspetti tecnologici che ne hanno determinato l'obsolescenza e le scelte più recenti di Telecom relative al nuovo insediamento della centrale presso la funivia Faloria (c'è in corso una pratica presso l'Ufficio edilizia privata relativamente allo spostamento del nuovo insediamento tecnologico presso la partenza della funivia).
In conclusione, la maggioranza ha dato il suo consenso alla trasformazione dell'ex centrale telefonica in residenza (appartamenti), adottando i criteri per monetizzare gli standard urbanistici (comunque dovuti) proposti dall'Ufficio.

Curiosità
Tre anni fa (17 agosto 2011) passò in Consiglio comunale una variante urbanistica per la stazione di partenza funivia Faloria.
Venne cambiata la scheda normativa I/1.14 della partenza della funivia per ampliare la destinazione d'uso. Con la variante si è permesso di «installare, all'interno di alcuni vani della stazione, impianti tecnologici, purché compatibili con le destinazioni esistenti».

I NUMERI DEL CAMBIO DI DESTINAZIONE
COMMERCIALE: negozio al piano terra + accessori piano sottostrada = 117 metri quadrati RESIDENZIALE: (ex centrale telefonica) 2.593 metri cubi + (ex direzionale) 360 metri cubi = circa 1.000 metri quadrati
ONERI MONETIZZATI: 414.698,45 euro (contributo di costruzione pari alla differenza tra quello della nuova destinazione e quello della destinazione precedente)

COSA DICE IL PARERE LEGALE DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Riportiamo stralci del parere legale sul quale si è basata l'Amministrazione comunale per decidere. La titolazione è nostra.
Per completezza di informazione, i documenti sono reperibili nel sito vocidicortina.
it o si possono richiedere al giornale.


Mi è stato in particolare chiesto di verificare se il mutamento di destinazione richiesto possa essere ottenuto dalla nuova proprietà … Si tratta di verifica che risulta necessaria non solo al fine di stabilire se il progetto presentato possa essere o meno assentito, ma anche di stabilire quali condizioni possono essere poste dall'Amministrazione per la sua approvazione.

NON SI PUÒ FAR PAGARE NIENTE
… Impegni perequativi (cioè far pagare il cambio di destinazione, ndr.) … presuppongono una "corrispettività" dell'onere assunto rispetto ad una valorizzazione immobiliare che deve derivare da una nuova determinazione dell'Amministrazione, non già da una preesistente disposizione di piano che attribuisca alla proprietà diritti edificatori che devono ritenersi già acquisiti.
È infatti evidente che solo nel primo caso, non certo nel secondo, sussistono i presupposti per richiedere al privato una prestazione "perequativa", che risulterebbe altrimenti arbitraria (e, se imposta, addirittura illecita).

A COSA DOVREBBE ESSERE DESTINATO IL FABBRICATO

… il fabbricato in esame sia stato oggetto di puntuale identificazione e schedatura (sub. n. 94) da parte del Piano Particolareggiato del "Centro Civico" … Relativamente all'edificio in questione la destinazione principale è indicata in "uffici", mentre quelle dei singoli piani vengono differenziate in uffici, residenza e "centrale", quest'ultima riferita alla presenza al primo, secondo, terzo piano della porzione sud del fabbricato degli impianti della società concessionaria del servizio di telefonia.
Nell'immobile risultavano infatti insediati gli impianti della "Telve", una delle cinque società tra le quali nel 1923 era stata suddivisa la concessione del servizio di telefonia.
… Successivamente la proprietà dell'immobile e dei relativi impianti è rimasta in capo a Telecom Italia quale società interamente privatizzata e quotata …

LA CENTRALE TELEFONICA È STATA SPOSTATA E LA SOCIETÀ CHIEDE IL CAMBIO DI DESTINAZIONE

Tali "evoluzioni" societarie, unitamente a quella tecnologica che ha comportato una notevole riduzione degli impianti e dei relativi spazi, ha determinato la dismissione della originaria centrale, la sua sostituzione con una di più ridotte dimensioni localizzata in un altro sito e la vendita della porzione dell'edificio ad una società immobiliare che ne ha, per l'appunto, chiesto la riconversione in residenziale.

AMMESSO IL CAMBIO DI DESTINAZIONE: SERVONO POSTI AUTO COPERTI
… il richiamato articolo 6 ammette il mutamento di destinazione … espressamente escluso per le sole attività alberghiere in essere alla data di adozione del PRG, e che è previsto il reperimento di un posto auto coperto per ogni unità abitativa …

CI VUOLE IL CONSENSO DEL CONSIGLIO COMUNALE, PERCHÈ NON SI PUÒ LASCIARE ALLE PUR LEGITTIME FINALITÀ SPECULATIVE
La modifica della destinazione di tali edifici è stata infatti subordinata ad un assenso preventivo da parte del Consiglio Comunale … Si tratta di disposizione introdotta a salvaguardia delle dotazioni pubbliche… non potendo perciò essere lasciata alla volontà dei soggetti interessati e alle pur legittime finalità speculative che spesso la determinano.

IL CAMBIO DI DESTINAZIONE NON È UN DIRITTO SPETTANTE. IL COMUNE POTREBBE DIRE NO
Alla luce di quanto sopra evidenziato si deve ritenere che il mutamento di destinazione richiesto dalla attuale proprietà non costituisca diritto ad essa spettante in diretta applicazione della normativa urbanistica e ciò per il fatto che, riferendosi ad un edificio con destinazione a servizio pubblico, deve essere assoggettato ad una previa valutazione dell'Amministrazione, valutazione caratterizzata da margini di discrezionalità che, in astratto, potrebbero anche indurre ad una determinazione negativa.
Ma si deve al contempo ritenere che, nel caso di specie, i margini di tale discrezionalità da un lato siano oltremodo ridotti stante la già intervenuta e irreversibile dismissione del servizio pubblico … (L'amministrazione) non potrà verosimilmente che prendere atto della intervenuta dismissione della centrale … E non potrà parimenti non prendere atto che il mantenimento del servizio è stato comunque garantito dalla attuale proprietà con la realizzazione della nuova e più ridotta centrale in altro sito.

PER L'AVVOCATO CI SONO ANCHE RAGIONI DI "PUBBLICO INTERESSE" PER DIRE DI SÌ AL CAMBIO DI DESTINAZIONE: NON SI LASCIA VOLUMETRIA INUTILIZZATA ED È GIUSTO ASSICURARE IL BENEFICIO ECONOMICO SIA ALL'AMMINISTRAZIONE SIA AI PRIVATI
Anzi, a ben vedere, sono anche ragioni di pubblico interesse che dovrebbero indurre l'Amministrazione ad assentire al mutamento di destinazione richiesto, al fine di evitare la permanenza di volumetrie inutilizzate in una zona di rilievo quale il "Centro Civico" e di assicurare il beneficio economico derivante dall'intervento sia all'Amministrazione che ai soggetti terzi coinvolti dall'investimento.