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Il Codivilla Putti potrebbe chiudere tra meno di un anno

Marina Menardi

01/08/2014
Le sorti del Codivilla-Putti, dopo lunghi tentennamenti da parte della Regione, ora sembrano aver trovato una strada, che purtroppo non porta a buone notizie per il mantenimento del nosocomio cortinese: la fine della sperimentazione pubblico-privata e la trasformazione dell'ospedale in una struttura privata accreditata, con il rischio chiusura.

Il Consiglio regionale del Veneto, con una delibera approvata lo scorso 11 marzo, ha dato seguito alla cessazione della sperimentazione gestionale e allo scioglimento della società mista, in attesa della gara per affidare i 70 posti letto dell'ospedale ad un privato.

In base alla delibera approvata, la società Codivilla-Putti Spa può gestire l'ospedale fino a completamento della gara, o al massimo per 12 mesi. Ciò significa che ci sono ancora più o meno 10 mesi di certezza per il Codivilla, dopo di ché l'ospedale potrebbe anche chiudere.

Le incertezze sul Codivilla-Putti sono iniziate un anno fa, quando il 12 marzo 2013, il consigliere della Federazione della Sinistra Veneta Pietrangelo Pettenò presentò un emendamento alla legge Finanziaria con il quale chiedeva lo scioglimento della società mista e un ritorno al pubblico della struttura. L'emendamento prevedeva la cessazione della sperimentazione della gestione pubblico-privata dell'ospedale Codivilla-Putti al 31 marzo 2013; lo scioglimento della società "Istituto Codivilla Putti di Cortina Spa" dal 1° aprile 2013;l'assegnazione all'ospedale Codivilla-Putti delle opportune dotazioni ospedaliere per una gestione pubblica da parte dell'Azienda ULSS n. 1, con oneri per queste decisioni pari a 100.000 euro. L'emendamento venne approvato con i voti di PD ed opposizioni, oltre che con il sì di una parte del PdL, compresi i bellunesi Dario Bond (PdL) e Sergio Reolon (PD), contraria invece la Lega.

Il 18 giugno 2013 la Giunta regionale approva le schede ospedaliere. Con grande soddisfazione del Direttore Generale Pietro Paolo Faronato, rimane inalterato l'assetto ospedaliero dell'Ulss 1. Il Codivilla Putti non rientra nel riordino. L'idea della Giunta al riguardo è di chiudere la sperimentazione della gestione mista pubblico privata e di privatizzare l'ospedale. Peccato che solo due mesi prima il Consiglio regionale avesse deciso di ritornare al pubblico. La legge regionale n. 3 del 5 aprile 2013 recita che le schede regionali delle dotazioni ospedaliere includano il Codivilla Putti nella gestione pubblica. La delibera di Giunta regionale n. 68 del 18 giugno 2013 che definisce le dotazioni ospedaliere definisce invece il Codivilla-Putti come una struttura privata accreditata.

In sintesi: una Legge regionale dice "pubblico", una Delibera di Giunta dice "privato". In pratica siamo in piena contraddizione.

Il procedimento di adeguamento delle schede di dotazione ospedaliera si è concretizzato nel provvedimento n. 2122 del 19 novembre 2013. Tale atto prevede che l'ospedale di Cortina sia qualificato quale "struttura privata accreditata a indirizzo extraregionale da assegnare con pubblica gara", con una dotazione complessiva di 70 posti letto (40 per "Ortopedia e Traumatologia" e 30 per "Recupero e riabilitazione funzionale), con la presenza di un Punto di Primo Intervento di tipo B e la garanzia del mantenimento dei servizi ambulatoriali per i residenti.

Con la Delibera di Giunta n. 286 dell'11 marzo 2014, in attuazione alla Finanziaria del 2013 (tutto pubblico) si pone fine alla sperimentazione gestionale pubblicoprivata, che va avanti dal 2003 e che era in attesa di una decisione su un proseguo o sullo stop dal 2009, e di conseguenza lo scioglimento della società mista. L'ospedale Codivilla-Putti, all'interno delle schede ospedaliere, viene considerato una
struttura privata accreditata.

La Ulss n. 1 dovrà ora avviare la gara per affidare i 70 posti letto dell'ospedale ad un privato e la società attuale potrà gestire l'ospedale per massimo 12 mesi dall'approvazione della delibera.
La società Giomi, partner privato della Codivilla Putti Spa, ha presentato ricorso al Tar contro la Delibera regionale.