«And the winner is... Åre, Sweden». Il sogno si è infranto in un istante a Barcellona, lo scorso 5 giugno. Non hanno creduto in Cortina 2019 i delegati Fis, non hanno voluto rischiare e hanno scelto i sobri svedesi, seri e affidabili, con una struttura già pronta per ospitare l'evento. L'ufficio stampa inviava comunicati dai toni trionfalistici ancora prima delle votazioni; tutti a far la coda dai magnifici cuochi portati da Cortina nella speranza di prendere i delegati per la gola; uno squadrone di giovani motivati, tutti stipendiati; un sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno fatto del loro meglio, ma la festa è finita, se mai c'è stata una festa. Questa volta c'eravamo proprio illusi.
Ma non sarà la fine del mondo se sapremo trarre da questa ennesima batosta le cose buone e gettarci dietro alle spalle quelle cattive, anche se quest'ultima operazione sarà per forza di cose molto dolorosa.
COSA CI DOBBIAMO GETTARE ALLE SPALLE?
L'ORGOGLIO FERITO, che a pochi secondi dalla sconfitta, in diretta radio e tv, ha fatto pronunciare all'incorreggibile Franceschi, inviato speciale non desiderato che ha creato non poco imbarazzo ai presenti, esternazioni sul congresso Fis che riteniamo opportuno non ripetere, nella speranza che almeno a qualcuno siano sfuggite. Orgoglio ferito che fa addirittura pronunciare ad alcuni frasi tipo «... e adesso rifiutiamoci di ospitare anche le gare di Coppa del Mondo, la Fis non ci merita». Calma! È ora di coltivare sul serio un po' di sana umiltà.
IL PIANGERCI ADDOSSO, che ci fa attribuire la colpa dei nostri fallimenti ad altri:
abbiamo perso per colpa di "pressioni diplomatiche indebite", complotti. Forze esterne possono anche aver spostato di un piccolo grado l'ago della bilancia, l'Italia in effetti è uno Stato imbarazzante, ma è fuorviante adesso pensare che le nostre carte fossero impeccabili; rendiamoci conto che abbiamo ancora della strada da fare e seguiamola a grandi passi e senza indugi.
IL SINDACO FRANCESCHI, il quale purtroppo non è più nelle condizioni di aiutare la sua amata Cortina, almeno per un paio di motivi: primo perché non ci può mettere piede né esercitarvi le sue funzioni, essendo sospeso, in esilio e sotto processo; secondo, perché è caduto quello che era rimasto il suo ultimo appiglio, ovvero l'assegnazione dei Campionati Mondiali del 2019. Ma se questo non bastasse, aggiungeremo che l'attività amministrativa è palesemente ferma: di fatto il bilancio è stato chiuso per il secondo anno consecutivo con oltre 5 milioni di euro di avanzo. Perché non si riescono a spendere i soldi dei cittadini? Perché non sono stati usati per iniziare le opere, anche in funzione della candidatura ai Mondiali? Pare, insomma, che l'unico soggetto a non svolgere per il meglio il proprio compito sia stato proprio il comune di Cortina.
COSA DOBBIAMO TRARRE DI BUONO?
LA FIS NON POTRÁ NEGARE I MONDIALI 2021 A CORTINA D'AMPEZZO. Avremo tutto quello che abbiamo messo insieme fin'ora, che è tanto perché ci ha procurato otto voti, ed avremo molto di più: opere concrete realizzate sul territorio e non stampate sul dossier. La pista Sailer, già approvata; la strada, opera utile e molto importante anche a prescindere dai Mondiali; le opere per 100 milioni - tra pubblico e privato - previste dagli Accordi di Programma con la Regione, che pochi giorni fa l'assessore Verocai, bruciando le tappe, ci ricordava sui giornali. Gli Accordi sono li, pronti ad essere sbloccati in funzione dell'evento iridato.
Bisogna però battere il ferro quando è caldo e non vogliamo perdere nemmeno un giorno.
Tutti i soggetti coinvolti devono restare coinvolti, a partire dal governatore Zaia; devono entrare immediatamente nell'ottica del 2021 e guardare solo avanti: tutte le parole spese fino a ieri sulla grande occasione da non lasciarsi sfuggire, sulle grandiose possibilità di sviluppo per tutto il territorio e di lustro alla patria, valgono ancora oggi o no? Allora dimissioni senza indugio, Sindaco, liberati da questo esilio e lascia libero il tuo paese; senza una nuova amministrazione è evidente che non possiamo riprendere il cammino.