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La lingua ladina come bene immateriale dell'Unesco

Redazione

06/05/2014
La lingua ladina è un bene immateriale  che merita il riconoscimento dell’Unesco al fine di preservare la diffusione tra le giovani generazioni della loro lingua tradizionale. Una lingua che sta via via riducendosi e che necessita, perciò, del sostegno e dei progetti legati al riconoscimento internazionale sotto l’egida dell’Onu.

In sintesi, è questo l’obiettivo che si è prefissato il Comitato riunitosi ieri mattina nella Sala Consiliare del Comune di Cortina d’Ampezzo per annunciare la presentazione della candidatura. A dare il benvenuto ai membri del Comitato, guidati dalla fondatrice Marina Crazzolara, sono stati il Vicesindaco Enrico Pompanin e l’Assessore con delega alla cultura ladina Adriano Verocai: entrambi hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa che coinvolge 13 membri provenienti dalle cinque valli ladine sellane e “che rappresenta” spiega Verocai “di per sé un atto di unione tra le nostre Comunità e un’azione comune per la difesa del nostro patrimonio culturale. La lingua dei ladini deve essere tutelata per impedire che scompaia. Speriamo che l'Unesco sia uno strumento per vivificare, attraverso il rapporto con le scuole e il territorio, la conoscenza e l'impiego di questa importantissima eredità. La nostra Amministrazione seguirà passo passo l’iter dell’iniziativa attraverso l’Istituto culturale Ceja de Jan e offrirà tutto il supporto necessario”.

 “L’iniziativa” ha raccontata Marina Crazzolara, rappresentante per la Val Badia dell’Unione Albergatori Alto Adige “è nata leggendo un articolo di giornale che raccontava come, recentemente, una processione religiosa nel Sud Italia avesse conquistato il titolo di Bene Immateriale Unesco. Un titolo che il ladino, sono sicura, merita pienamente”.

Durante la presentazione è stato sottolineato come  un punto di forza  della candidatura, che verrà esaminata dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco nei prossimi mesi, sia il fatto che l’impulso iniziale nasca da un ambiente privato e commerciale, piuttosto che da un’istituzione culturale, segno che il comparto turistico riconosce ormai il patrimonio culturale come un asset strategico del territorio ed una risorsa da valorizzare.

 “Lingua e terra sono legati indissolubilmente” ha confermato Elsa Zardini, presidente dell’Unione dei Ladini d’Ampezzo e della Generela. Così deve procedere di pari passo la loro tutela. Gli Inuit hanno già ricevuto il riconoscimento Unesco per il loro idioma. I Catalani sono intenzionati a percorrere la stessa strada. Dobbiamo proteggere la nostra lingua se non vogliamo correre il rischio di perderla e dobbiamo essere i primi a dare l’esempio”.

Ora il Comitato compilerà i moduli inerenti alla domanda, sviluppando documenti e progetti da allegare alla candidatura. Molti di questi si collocano nel solco di diverse iniziative già avviate e volte a mantenere viva la conoscenza e l’insegnamento della cultura, dell’arte e della lingua dei territori ladini, unendoli alle iniziative a favore dell’ambiente e dell’eco sostenibilità .

La prima risposta verrà dalla Commissione Unesco per l’Italia. Se questa darà parere positivo, accogliendo la candidatura, quest’ultima verrà sottoposta all’attenzione del sede centrale Unesco a Parigi per ricevere il completo riconoscimento internazionale. “E’ un percorso lungo” riconoscono gli organizzatori “ma stiamo compiendo i passi necessari vincere questa sfida”.