A proposito della chiusura dell'Open Space
    

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A proposito della chiusura dell'Open Space

Lettere al giornale

01/02/2014
Leggo volentieri l'annuncio funereo che l'architetto Ghezze ha dedicato al fallimento dell'Open Space di Corso Italia, e mi fa piacere che abbia ricordato che qualche cittadino al tempo dell'inaugurazione abbia espresso parere negativo: in questo accenno vedo quanto ebbi a scrivere a Voci di Cortina e che lo riportò nel mese di agosto 2011, e cioè, al posto di un bar, si fosse fatto un museo all'alpinismo locale in ricordo di Lino Lacedelli, che tanto ha dato alla sua Cortina senza mai chiedere nulla.

Nella sua visita fattami in quel di Arco, mi confidò un suo sogno: che Cortina si dotasse di un museo di usi e costumi, con un'ala dedicata all'alpinismo e allo sport, e che lui avrebbe donato molto materiale ed esclusivo che conservava nella sua abitazione.

Ma per non divagare troppo, ritorno alla chiusura dell'Open Space, che io allora ebbi a nominarlo come una delle tante osterie del paese.

Il mese successivo ebbi garbata risposta, sempre su Voci di Cortina, dal signor Giorgio Marchesini, il quale descriveva questa sua iniziativa come una innovazione che mancava a Cortina, e che sarebbe stata un'ulteriore attrattiva turistica per l'ospite.

Vedo che già allora ero stato profeta in patria (come si suol dire), ma ci voleva poco a capirlo. Chi allora non l'aveva capito era stato il Comune che si era lasciato abbindolare, lasciando con leggerezza permessi, ma con un preciso impegno per l'affittuario, che a sua volta lo ha aggirato impunemente.

Interessante sarebbe capire l'iter percorso dalla domanda per la licenza, all'apertura del locale. Quando sarà terminato il garbuglio nel nostro Comune, con il Sindaco sospeso dal suo incarico per presunte agevolazioni a terzi, auspico che pure la minoranza (che fin'ora si è dimostrata lenta e impacciata nel suo compito, e non riesce a cogliere le occasioni che le si presentano per alzare la voce e farsi sentire) faccia gruppo con la maggioranza affinché si realizzi al più presto il desiderio di Lino, ora che i locali dell'ex Cit si sono resi disponibili.

Questa sarebbe una vera attrattiva turistica assieme ad altre, che Cortina, come Regina delle Dolomiti, offrirebbe all'ospite, e non solo boutique di abbigliamento, antiquariato e gioiellerie, tanto che il Corso Italia sembra diventato la succursale di via Monte Napoleone di Milano e di via Condotti a Roma.

Poi, per chi è corto di memoria, ricordo che il prossimo 31 luglio, sessanta anni fa, Lino con la sua epica impresa fece conoscere Cortina d'Ampezzo in tutto il mondo, e noi dobbiamo ancora essere grati.
E ricordo ancora che il 22 novembre 2009 ai suoi funerali i rappresentanti delle associazioni sportive e politiche fecero a gara con discorsi altisonanti per illustrare la persona e i meriti di Lino, e traggo da un quotidiano di quella data il titolo: "Il suo museo si farà: il sogno del re del K2 diventa una realtà".

Signor Sindaco, quando rioccuperà la sua poltrona, anziché dare corso al garage multipiano, che potrebbe risultare un buco nell'acqua, e un pozzo di San Patrizio in uscita per le casse comunali, o per la palestra di arrampicata, ed altro, dia corso a quanto Lino desiderava: sarebbe solamente un dovere per Cortina, e un punto a suo favore.

Quante parole al vento si sono fatte per Lino.

Giorgio Murari