Gentili lettori di Voci di Cortina, ho deciso di scrivere queste poche righe per porre in essere una riflessione che vorrebbe essere fonte di ispirazione di una futura e più ampia discussione.
È passato più di un mese da quel blackout fisico (e mentale) che ha colpito il nostro paese proprio all'inizio del periodo più importante dell'anno: le "cinepanettoniche" Vacanze di Natale. Questa riflessione, lo premetto fin da subito, non vuole essere un rimprovero nei confronti di nessuno né un pensiero ispirato che fornisca possibili soluzioni. Ciò che mi sono ripromesso di fare è, molto semplicemente, riportare i fatti cercando di analizzarli nel modo più "oggettivo" possibile esprimendo alcuni pensieri che ho forzatamente affrontato (almeno per ingannare il tempo) nelle ore di traffico "cittadino" a cui ci eravamo quasi abituati.
Ma partiamo dall'inizio: erano circa le 10 del mattino del 26 dicembre scorso quando, rientrando in casa, mi accorsi che eravamo"isolati". Il telefono (naturalmente) non funzionava più, la corrente elettrica era assente: eravamo tornati, in poche ore, indietro di almeno trent'anni (se consideriamo il fattore tecnologico) e di quasi un secolo (se consideriamo il fattore elettrico). Non so voi ma io, insieme a tutti quelli con cui ho avuto modo di passare quei momenti, ho trovato affascinante questo "ritorno al passato".
Tralasciando ora il punto di vista romantico, veniamo alle note più dolenti. Era immaginabile che, con circa mezzo metro di neve già caduta e, almeno altrettanta in arrivo, ci sarebbero stati disagi non indifferenti nell'arrivo degli ospiti. D'altro canto, nessuno avrebbe potuto immaginare che con una nevicata simile (nulla di nuovo e sorprendente dato che viviamo in montagna e, SI, nevica!!) si sarebbe potuto verificare questo "disastro".
Sperando che i molti esercenti che si sono trovati impreparati abbiano acquisito ulteriore esperienza da questo evento (sottolineando, comunque, che si è trattato di un evento più unico che raro), vorrei ora concentrarmi su quello che, a mio avviso, non ha davvero funzionato: il coordinamento e il nostro sistema infrastrutturale.
Così, nelle interminabili ore di code, mi sono ritrovato a riflettere sul perché il coordinamento fosse così scarso e, inoltre, sul perché il nostro sistema infrastrutturale, ancora una volta, sia collassato. È mai possibile che, in una delle mete più rinomate a livello Mondiale (è del 28 gennaio, infatti, la notizia riportata del Corriere delle Alpi secondo cui Cortina è stata inserita tra «le 10 migliori Ski Resort al Mondo» secondo la rivista britannica "Snow Magazine") non si sia mai riuscito a fare niente per disincentivare l'utilizzo dell'automobile da parte di quella fetta di turisti che possiamo annoverare nella categoria del "Lei non sa chi sono io?!", ma non solo? È mai possibile che in un "piccolo" paese di montagna con una grande fama dove, in proporzione, ci sono più forze dell'ordine che nelle c.d. città metropolitane del "bel paese", non si riesca a costituire una task force per stilare un piano "mobilità"?
Potremmo rimanere qui ore a praticare lo "sport" più amato dal popolo italiano, la famosa disciplina dello "scarica barile", ma, come detto in precedenza, preferirei concentrarmi su di una riflessione a tutto tondo. Non sono tra quelli che, forse per facilità o forse perché non sapendo a chi rivolgersi, ha preferito scagliarsi contro il Comune e la sua Giunta: già di per sé non è facile amministrare un paese come Cortina, figurarsi nel periodo più "intenso" dell'anno senza energia elettrica e senza "rapidi mezzi" di comunicazione (che comunque non possono essere considerate attenuanti). E qui giungiamo al primo punto: pianificazione.
Già, pianificazione. Correndo il rischio di poter sembrare banale, a Cortina, si è sempre pianificato troppo poco (soprattutto in tema di mobilità). Indipendentemente dal disastro causato dall'assenza di energia elettrica, non vi era e, non mi pare vi sia tutt'oggi, una strategia su come meglio gestire il "casino" cortinese di Vanziniana memoria.
Il secondo punto, invece, riguarda il "nostro" sistema infrastrutturale: troppo fragile se lasciato libero di autogestirsi, ma troppo rigido se gestito in maniera insensata (27/12/2013: arrivo dei generatori ENEL a Cortina. Traffico in tilt fino a tarda sera). Si è molto discusso, ad esempio, sull'organizzazione del Tour de Ski, manifestazione di caratura internazionale di cui dobbiamo sentirci onorati di ospitarne anche solo la partenza. Le frasi più gettonate erano veri e propri attacchi al fatto che tale manifestazione impediva la "libera circolazione" (libera per modo di dire visto che in circonvallazione sembrava di essere sul grande raccordo anulare di Roma, indipendentemente dal Tour de Ski) degli ospiti che, pur vivendo a Cianderies, dovevano andare a fare la spesa in Cooperativa e come, se non in macchina?
La radice di tutti i problemi sembra, dunque, essere a monte (toh, guarda che coincidenza) ed avere una radice comune, o per lo meno, essere l'una contingente all'altra. Scarsa pianificazione data da scarsa regolamentazione e scarsa collaborazione sui temi che "toccano" direttamente la vita di tutti i giorni dei veri cittadini di Cortina (Alfonso Signorini e Paola Ferrari, non se ne abbiano a male, ma non sono compresi) che, durante il periodo natalizio (e non solo), lavorano duramente.
Non si è mai deciso di affrontare in maniera decisa questi argomenti: si è sempre deciso di rimandare e rinviare a data da destinarsi.
Penso, sinceramente, che sia giunto il momento di affrontare certi problemi che sono rimasti chiusi in qualche cassetto polveroso per troppo tempo.
Penso sia giunto il momento di mettere da parte i vari "campanilismi" che (troppo spesso) regnano incontrastati in questa valle. Forse, ci siamo resi conto che agendo ognuno come entità a sé, in modo indipendente, non si riescono a raggiungere gli obiettivi che, invece, si potrebbero ottenere facendo "squadra".
Sembra un discorso già sentito innumerevoli volte ma, allo stesso tempo, trovo che alcuni passi siano già stati fatti. Un esempio? L'ormai consolidata collaborazione tra l'Associazione Permanente Coppa del Mondo e il Comitato per la Promozione della Candidatura di Cortina ai Mondiali e del 2017, prima, e del 2019, oggi, ci forniscono un buon esempio di come la Coppa del Mondo femminile abbia riacquistato valore dal punto di vista sociale ed economico, grazie ad attività congiunte su temi di importanza centrale. Ci sono voluti anni di lavoro e ci vorrà ancora del tempo affinché questa sinergia si rafforzi, è vero, ma alcuni passi in avanti sono già stati fatti. Cortina ha sempre dato grande dimostrazione di solidarietà ma in quanto a collaborazione è giunto il momento di fare il salto di qualità per rimanere competitivi sul mercato (che oramai non è più rappresentato in toto dai c.d. "nobili" delle grandi città italiane, o dal Re del Belgio), diventare ancora più attrattivi pensando ai paesi emergenti e, allo stesso tempo, costruire una comunità che insieme decida quale strada intraprendere.
Sono consapevole del fatto che i problemi in questo momento possano essere altri e ben più gravi: cosa vuoi che sia, il traffico a Natale c'è sempre stato, basta tenere duro, mantenere la calma e in men che non si dica arriva l'Epifania. Ma, se cercando di migliorare, si decidesse di "cambiare" (o per lo meno di provare a cambiare) e ci accorgessimo che le nuove soluzioni non ci dispiacerebbero poi così tanto? Sarebbe una vittoria per tutti... o forse no. Sta di fatto che, continuando a sorvolare, i problemi, seppur minimi (mi riferisco, infatti, alle sole vacanze di Natale), torneranno sempre a farci visita, ma non è detto che gli "ospiti" della Regina lo faranno.
Abbiamo la memoria corta, è un problema genetico di noi italiani: ci lamentiamo di oggi dimenticandoci di ciò che è successo ieri. Cortina non è immune a questa malattia. A costo di andare contro corrente, e di scontrarmi con lo stesso Comitato Civico del quale faccio parte, ci lamentiamo della chiusura della piscina (la cui chiusura è giustificata dai costi e dal fatto che, forse, un domani ne verrà costruita una più bella nel c.d. Polo Sportivo), dimenticandoci del fatto che abbiamo deciso di coprire uno stadio che, inevitabilmente, oltre ad avere dei costi di gestione di entità quasi eguale al Meazza di Milano, ci ha vincolato a scelte alternative rispetto alle, forse migliori, scelte ottimali che si sarebbero potute mettere in pratica in passato.
Sta di fatto che questa è la Cortina che abbiamo e, ora, ciò che possiamo fare per valorizzarla è cercare di fare squadra e, attraverso la diretta partecipazione, cercare di uscire dagli schemi creando sinergie che potrebbero esistere al semplice costo di una divisione non così netta di dove finisce "il tuo" e inizia "il mio" ma rispondere unanimi: qui è casa nostra.
Giacomo Giorgi