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Lettere al giornale

01/01/2014
L'Epifania (che, come noto, tutte le feste porta via) quest'anno a Cortina ha segnato anche la fine di quella che è stata la prima forte iniziativa pubblica dell'attuale amministrazione comunale.
Tutti certamente ricordano l'enfasi dei primi minuti, che faceva ben sperare in un governo snello, rapido e innovativo nelle decisioni ed efficiente nella loro attuazione.

Quella che un tempo era la sede della Cit (Compagnia Italiana Turismo), situata al pian terreno del prestigioso edificio del Comun Vecio, veniva assegnata - dopo regolare concorso - a una vivace società composta da quattro giovani (capeggiata dal compianto gentile amico Riccardo Da Rin) con lo scopo di trasformarla in un locale pubblico.

All'epoca più di qualche cittadino si chiese se tale destinazione d'uso fosse quella più opportuna, data la rilevanza strategica e il significato simbolico del luogo, proponendo come alternativa il recupero della soluzione già sperimentata brevemente in passato: quella dell'utilizzo quale spazio espositivo o comunque con finalità culturali e divulgative (un esempio per tutti la mostra del 2006 per i 50 anni delle Olimpiadi invernali).

Ma anche in quell'occasione il vile denaro ebbe il sopravvento e il Comune di Cortina sbandierò con orgoglio ai quattro venti il contratto d'affitto che avrebbe comportato un incasso annuale di 72.000 euro.
Nessuno poteva a quel punto negare che si trattasse dell'indiscutibile vittoria di una visione imprenditoriale e moderna.

La consistenza del canone scatenò subito qualche sospetto sulla capacità della società di gestione di onorare l'impegno assunto, considerando anche che l'intero allestimento del locale (circa 250.000 euro) sarebbe stato a completo carico dell'affittuario e che dovevano essere garantiti orari di apertura molto estesi (16 ore al giorno per 11 mesi l'anno).

Subito, il giorno dell'inaugurazione, fu evidente che uno dei principali requisiti richiesti era stato aggirato: la prevista sala d'attesa per gli autobus era stata abilmente mascherata in una sorta di preingresso (bussola di entrata) che nulla faceva pensare alla destinazione prevista. Prova ne sia che l'amministrazione stessa fu costretta in seguito a rimediare collocando un'orribile baracca in legno (che fa tuttora bella mostra di sé sul nobile sagrato della basilica minore dei Santi Filippo e Giacomo) per ospitare gli infreddoliti e impauriti viaggiatori che più volte si erano rifiutati di attendere l'autobus nel luogo originariamente previsto.

Parevano anche completamente assenti gli spazi da dedicare al sostegno della cultura ladina e alla promozione delle attività del Consorzio Cortina Turismo, che invece erano chiaramente richiesti dal bando di concorso.

Alle prime inevitabili difficoltà economiche il Comune concesse al gestore (non senza proteste) una preziosa area di plateatico nel bel mezzo di Corso Italia (dove, senza offesa alcuna per Lucio Battisti, faceva un'ottima figura anche un tremendo "carretto gelati") e - udite udite - un'analoga area veniva concessa anche sul lato opposto, sul sagrato della chiesa, con vista diretta su cerimonie sacre, processioni, matrimoni e funerali.

Nonostante tutto, alla fine del 2013, benché si stesse avvicinando il ricco periodo delle festività di fine anno, l'attuale gestore del locale ha definitivamente ceduto le armi, arrendendosi all'evidente impossibilità di governare una macchina tanto onerosa.

Noi auguriamo che tale decisione possa essere presa ad esempio anche dai promotori iniziali di questa improbabile avventura.

arch. Enrico Ghezze