Un po' acciaccato, ma felicissimo della sua partecipazione alla Ultra Trail dei Giganti in Valle d'Aosta. Andrea Menardi, albergatore di Cortina d'Ampezzo, è a casa in fase di recupero dall'avventura al Tor des Géants, la Ultra Trail della Valle d'Aosta di 330 km, per un totale di 24.000 metri di dislivello positivo, gara che si è svolta dall' 8 al 15 settembre con partenza da Courmayeur domenica 8 settembre e tempo massimo fino alle ore 16:00 di sabato 14 settembre.
Menardi si è dovuto fermare prima, dopo 200 chilometri, a causa di un'infiammazione ad un piede che ad un certo punto non gli permetteva più di camminare. «Sono partito già da Cortina con una leggera infiammazione al collo del piede, sperando di farcela lo stesso, ma dopo i 200 km mi è esplosa e mi sono dovuto fermare» racconta. «Avevo percorso le tappe più difficili, le prime quattro, quando avevo fatto 4000 m di dislivello al giorno; è stato un vero peccato doversi ritirare, ma non riuscivo più a camminare. A parte questo inconveniente, la gara è stata bellissima, i posti che attraversi sono meravigliosi, tutti ti tifano, c'è un grandissimo coinvolgimento da parte dalla gente del posto e dei numerosi volontari che ci lavorano. Per chi ama queste cose, è un'esperienza unica: sei libero di correre, di camminare, di riposare come vuoi, nel rispetto dei cancelletti di controllo».
L'organizzazione, infatti, non impone ai concorrenti tappe forzate: vince chi impiega meno tempo gestendosi i riposi e le fermate ai ristori. «Durante il percorso ci sono le "basi vita", dei punti di appoggio dove puoi mangiare, riposare, fare la doccia. Dipende da te come vuoi affrontare la gara: c'è chi vuole semplicemente arrivare e compiere il percorso, e chi invece tenta di fare il tempo».
I primi due giorni Menardi li ha trascorsi senza dormire, percorrendo 110 km e 8000 metri di dislivello, e da domenica a mercoledì le ore di sonno sono state in tutto tre. Come si fa a reggere tanto sforzo senza riposare? «Dormire è comunque difficile: si parte leggeri, con zaino al minimo, non si è attrezzati come per andare a fare un trekking,e stai bene solo se ti muovi» spiega. «Mi rendo conto adesso di aver perso tanto tempo perché non ero bene attrezzato. Il prossimo anno spero di ritornare, così sarò più organizzato, e tenterò di portare a termine l'intero percorso».
Cosa ti ha spinto a tentare una simile impresa? «Sono venuto a conoscenza di questa gara qualche anno fa da un amico svizzero. Da allora ho iniziato a seguire l'evento attraverso internet, e mi sono appassionato, fino a iscrivermi quasi per gioco. Poi, però, l'iscrizione è stata accettata e così non potevo più tirarmi indietro e ho cominciato ad allenarmi». Non è troppa la fatica in certi casi? «Arrivi a livelli di sfinimento, è vero, vedi persone che si addormentano lungo i sentieri, ma quando sei lì è talmente bello! Ti trovi a contatto con una natura fantastica, anche in piena notte, quando tutto è silenzioso, ovattato». Il prossimo anno, allora, la rivincita, per completare l'intero percorso.