PREMESSA
Nel novembre scorso un uomo di Cortina si presentava presso il Commissariato di P.S. raccontando di una probabile circonvenzione ai danni di un suo amico che da alcuni mesi intratteneva una sorta di rapporto telefonico giornaliero con una donna di nome Vanessa e della quale sconosceva il cognome. Giorgio (nome di fantasia), in un momento di sconforto, aveva raccontato all’amico che il primo contatto telefonico con questa donna, l’aveva intrattenuto dopo aver letto l’annuncio pubblicato nella rubrica “Una mano tesa” del settimanale “Cronaca Vera”, uscito all’inizio del 2012.
L’annuncio, che così recitava: “Scrittrice seria, dalla vera moralità, piena di sentimento, affetto e passione, sposerebbe un professionista serio e sensibile, altruista, di buon cuore, serio e affettuoso, che voglia iniziare una seria relazione duratura. Non mi importa dell’aspetto fisico e dell’età, ma solo della serietà. Contatto solo telefonico.” , riportava un numero di cellulare.
Giorgio gli aveva poi confessato che questa donna, messasi in viaggio per venirlo a trovare, aveva avuto un incidente stradale e quindi era stata ricoverata in ospedale. Continuava raccontandogli che durante le numerosissime telefonate le aveva promesso di trovarle un lavoro a Cortina, cosicché poi avrebbero potuto stare insieme e formare magari una famiglia. Ora lei stava male e aveva bisogno di soldi quindi lui la doveva aiutare.
Aggiungeva che le aveva già mandato 1000,00 euro proprio per finanziarle il viaggio a Cortina, ricaricandole una “poste pay”, ma adesso non aveva quasi più soldi da inviarle ed era molto preoccupato. Ribadiva che ora la donna era ricoverata nell’ospedale di Reggio Calabria, e che aveva bisogno di 750,00 euro per affittare una ambulanza che l’avrebbe portata a Cortina, nonché 580,00 euro per ritirare i suoi bagagli che si trovavano presso un deposito sito vicino all’ospedale.
Dal racconto di Giorgio, l’amico si rendeva immediatamente conto che c’era qualcosa che non quadrava e perciò cercava subito di contattare la famigerata donna attraverso il numero di cellulare fornitogli dall’amico, proprio per aver contezza della situazione.
Inizialmente la donna non gli rispondeva, ma il giorno successivo, sicuramente dopo aver ricevuto un ulteriore bonifico di circa 400 euro invitatole nel frattempo da Giorgio, si faceva trovare. Al telefono la donna affermava di chiamarsi Vanessa, riferendogli la stessa storia che gli aveva narrato Giorgio. Aggiungeva però di non ricordare di aver ricevuto denaro da Giorgio, asserendo inoltre di non avergli mai chiesto soldi e di aver ricevuto unicamente l’ultimo bonifico, ribadendo comunque che la responsabilità della sua situazione di salute (ricovero in ospedale) era dell’uomo, proprio perché l’aveva convinta a venire a Cortina, e che ora necessitava di aiuto.
Alla richiesta di maggiori informazioni circa l’incidente stradale la donna riferiva di averlo fatto verso Viterbo, di aver riportato svariate fratture al polso, alla mano, al ginocchio, al busto e alla schiena, e di essere stata successivamente trasportata in Puglia presso l’ospedale di Gioia del Colle. Sosteneva di abitare a Roma, e che dopo numerosi giorni di ricovero chiedeva di essere trasferita vicino a casa ed invece, per un’incomprensibile ragione, l’avevano trasportata all’ospedale di Reggio Calabria, dove appunto si trovava al momento della loro conversazione.
L’amico, sempre più sospettoso, richiedeva a Giorgio maggiori dettagli circa la loro relazione e scopriva che dal febbraio al novembre 2012, lo stesso aveva ricaricato la carta Poste Pay della presunta signora Vanessa per ben otto volte e per un importo totale di euro 3700,00.
Ne frattempo Giorgio, contattato dagli agenti del Commissariato, raccontava agli stessi che negli ultimi due giorni aveva ricevuto due telefonate in cui una donna, che si presentava come il “Legale” di Vanessa lo minacciava dicendogli che avrebbe provveduto a denunciarlo in quanto lui era l’arteficie della rovina di Vanessa, in quanto la stessa si trovava in quella situazione solo per causa sua.
Giorgio impaurito, su consiglio dei poliziotti, non rispondeva più al telefono, ma cominciava a ricevere numerosi sms in cui veniva insultato, minacciato e tacciato come un truffatore e approfittatore di povere donne.-
INDAGINI
Le indagini avevano inizio con l’identificazione dell’intestatario della poste Pay ove erano state fatte tutte le ricariche anzidette, e con la relativa analisi dell’estratto conto alla stessa riferito.
Attraverso le richieste esperite presso le Poste Italiane, nonché l’ufficio anagrafe del comune di Napoli, si appurava che l’anzidetta carta Poste Pay era stata accesa presso l’ufficio postale di “Napoli Fuorigrotta”, da Q. C. di anni 66 di Napoli, presentando all’uopo una carta d’identità rilasciatale proprio dal Comune di Napoli .
L’analisi dell’ estratto conto appurava che Giorgio, aveva ricaricato la carta poste pay per ben 23 volte, per un ammontare totale di euro 5340,00. Dall’analisi del tabulato i poliziotti di Cortina si rendevano conto che tutte le operazione di ricarica della succitata carta, partivano sempre ed unicamente da due uffici postali: quello di Cortina d’Ampezzo, e l’altro di Portoferraio in provincia di Livorno (Isola d’Elba).
Più in particolare, le ricariche effettuate da Portoferraio erano 19, per un importo totale di euro 7330 (settemilatrecentotrenta/00).
Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi, i prelievi venivano effettuati il giorno successivo all’avvenuta ricarica, e sempre presso uno specifico Ufficio postale di Napoli.
Per capire chi eseguisse materialmente il prelievo, veniva in soccorso il direttore di detto ufficio postale che inviava il filmato delle telecamere di video sorveglianza relativo a qualche operazione. La visone permetteva di appurare che si erano presentate due donne, di cui una anziana, claudicante ( si aiutava con una stampella) e corrispondente alle descrizioni trascritte sul documento d’identità della Q. C.
1. Dal certificato di “stato di famiglia”, Q. C. risulta risiedere a Napoli, unitamente alla madre nata nel 1927, altre quattro sorelle ( tutte più giovani) ed ad un’altra donna, V. L., nata a Napoli nel 1974, che risulterà essere poi “il legale” di Q.C..
ESTENSIONE DELLE INDAGINI A PORTOFERRAIO
Dall’analisi della poste pay, emergeva che le ricariche di Portoferraio, erano state effettuate da tale M. V. del 1929, residente a Portoferraio.
Ipotizzando si trattasse di un’altra vittima, i poliziotti di Cortina si mettevano in contatto con i colleghi del Commissariato di P.S. di Portoferraio ai quali M.V. raccontava una storia che ricalcava quella di Giorgio, asserendo di aver conosciuto una donna attraverso un annuncio e di averle mandato denaro attraverso ricariche di Poste Pay.
Dichiarava che l’aveva contattata in un momento di forte sconforto dovuto alla morte della sua compagna avvenuto qualche tempo prima, e che necessitava di comprensione e compagnia. Tutta la vicenda si dipanava solo attraverso contatti telefonici con il nr di cellulare risultato poi intestato alla predetta Q. C.
Le correlazioni tra i due fatti, oltre a legarsi indissolubilmente dalla stessa poste Pay e dal medesimo numero di cellulare, presentavano sin da subito palesi somiglianze nel modus operandi tenuto dalla/e donna/e in questione. Per di più Q. C. risultava essere intestataria di altre due carte poste pay che l’anziano aveva ricaricato per altri 5.400,00 euro. A tal punto l’ammontare complessivo del denaro inviato dal M. V. alla Q. C. è stato di quasi tredicimila euro.
CONCLUSIONI
Naturalmente la malafede delle due donne si è chiaramente palesata allorquando gli uomini del Commissariato hanno scoperto la seconda vittima, circuita con lo stesso modus operandi. Tant’è che gli unici movimenti presenti nelle carte sono riconducibili alle ricariche effettuate dalle due vittime, dimostrando conseguentemente la sistematica attività di circonvenzione posta in atto dalla Q. C. e dalla V. L..
L’aspetto più triste della vicenda è naturalmente dato dal fatto che Q. C. e la V. L. hanno realizzato il loro piano criminoso, volto alla circonvenzione di persone incapaci, contattate subdolamente attraverso annunci che, per loro natura, erano diretti a persone sole e bisognose di comprensione e compagnia.
Per tali ragioni le due donne sono state denunciate per il reato di circonvenzione di persone incapaci (art 643 c.p.) alla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli.