Si sono presentati in 800 sabato 29 giugno, alle ore 8.00, per la partenza in Corso Italia della settima edizione - la seconda con partenza e arrivo nel centro di Cortina -
della "North Face Lavaredo Ultra Trail", la spettacolare corsa in montagna di 118 km e 5.740 metri di dislivello, che si snoda tra le vette più famose delle Dolomiti, mentre un'ora dopo, alle 9.00, altri 700 appassionati di corsa in montagna hanno intrapreso il percorso più "breve" della seconda edizione della "Cortina Trail", 46 chilometri, con 2.520 metri di dislivello positivo. La partenza della gara più lunga sarebbe dovuta avvenire la sera di venerdì 29, alle ore 23.00, ma a poche ore dalla partenza il tracciato è stato cambiato a causa di una nevicata nella notte di venerdì 28 di oltre 30 centimetri di neve, accorciando la Ultra Trail da 118 a 85 chilometri, e lasciando pressoché invariata la lunghezza della Cortina Trail.
Sia alla "lunga", sia alla "corta", il numero chiuso è stato aumentato di cento unità rispetto all'anno scorso, con chiusura delle iscrizioni molto prima del previsto. Una manifestazione sportiva che segna numeri in aumento, attirando anno dopo anno appassionati da tutto il mondo.
«La Lavaredo Ultra Trail è stata un successo fin dalla prima edizione, nel 2007» spiega Simone Brogioni, organizzatore, assieme a Cristina Murgia, della manifestazione.
Come ti è venuta l'idea di organizzare una gara del genere?
Sono di Firenze, ma da anni ho la casa ad Auronzo di Cadore, e sono molto appassionato di montagna. Ho collaborato, e collaboro tuttora, con il Cai di Auronzo per l'organizzazione della Camigniada per i sei rifugi (gara non competitiva di corsa in montagna nell'area delle Tre Cime, con partenza a Misurina e arrivo ad Auronzo, ndr). Nel 2007 sono partito da solo senza sponsor, con una Trail da 46 chilometri, in collaborazione con il CAI e il Soccorso Alpino di Auronzo. Allora la partenza e l'arrivo erano al rifugio Auronzo, sulle Tre Cime di Lavaredo, uno scenario veramente spettacolare.
In seguito si è aggiunta Cristina; con gli anni siamo cresciuti, aumentando anche il numero chiuso dei partecipanti. Nel 2010 è arrivata la North Face come title sponsor (sponsor nel nome della gara), e abbiamo avuto un aumento notevole.
In che cosa vi ha aiutato in particolare la North Face?
La North Face ci ha dato una grossa mano nel promuovere la gara all'estero, dove la Lavaredo Ultra Trail non era ancora molto conosciuta. Quest'anno siamo arrivati ad avere il 33% dei partecipanti provenienti dall'estero, da 32 nazioni diverse, anche extra europee, come Stati Uniti e Australia.
Molti sono francesi, nazione dove lo sport delle Trail è molto praticato e famoso. In genere i francesi non vanno molto all'estero, ma in questo caso sono attratti, come tutti del resto, dalla bellezza del territorio, delle Dolomiti. Tramite il marchio The North Face la Lavaredo Ultra Trail è diventata una gara di riferimento nel settore: c'è un numero chiuso per motivi organizzativi, gli iscritti devono presentare un curriculum, devono avere almeno una gara qualificante di minimo 60 chilometri e 4.000 metri di dislivello: per noi è importante avere gente preparata che partecipa.
Dai 46 chilometri iniziali ai 118 attuali: come siete arrivati a tanto?
L'idea di fondo della gara non è quella di correre, ma di far conoscere il territorio. Il percorso è stato scelto negli anni, ogni anno ne abbiamo aggiunto un pezzo, cercando tra il meglio di quanto le nostre Dolomiti possono offrire, la parte migliore, che è ciò che attira soprattutto gli stranieri.
Cosa spinge la gente a correre così tanti chilometri in alta quota, per due giorni, senza dormire?
Innanzitutto c'è l'aspetto turistico: chi corre, vuole vedere il maggior numero di cose possibili in una sola tappa, e noi li guidiamo in questo. Il percorso è tutto segnato da una persona che se lo fa interamente quattro giorni prima, mentre io e Cristina lo percorriamo a tappe due-tre settimane prima per vedere che non ci siano pericoli. Vi è poi la sfida con se stessi: percorrere sempre più strada, senza dormire, di giorno e di notte: se ho fatto 60 chilometri, posso farne anche 120. È un mondo che si sta espandendo.
Dal punto di vista organizzativo, cosa comporta la preparazione di una gara del genere?
Ci lavoriamo per un anno. Chiusa l'edizione, cominciamo subito dopo a pensare a quella successiva. Il percorso, come ho detto, è stato scelto negli anni, ed ora si può considerare assestato, quindi è la parte minore.
La sicurezza è la priorità: potenzialmente si tratta di una gara che presenta dei pericoli oggettivi: si corre di notte, ci può essere neve, pioggia... Per questo abbiamo la preziosa collaborazione del Soccorso Alpino con 60 uomini lungo il percorso, quattro ambulanze, tre paramedici, oltre a circa 180 volontari ai ristori e lungo il percorso. La presenza di qualcuno lungo il percorso è molto importante, perché per il trailer significa non sentirsi solo.
Perché siete andati via da Auronzo, dopo sei edizioni?
La storia è lunga ed è stata anche strumentalizzata l'anno scorso dai media, ma vorrei evitare inutili polemiche. Brevemente, posso dire che con l'arrivo del marchio North Face si profilava di aumentare il livello della manifestazione, e questo non è stato adeguatamente recepito dall'allora Amministrazione comunale, che nel frattempo è cambiata. Lo sponsor premeva comunque su Cortina, e qui l'Amministrazione comunale si è dimostrata entusiasta fin dall'inizio.
A Cortina abbiamo trovato tantissima gente che si è messa a disposizione per aiutarci:
il Cai, il Soccorso Alpino, numerosi cittadini privati, ancora prima di iniziare.
La sera della partenza, l'anno scorso, alla prima edizione, Corso Italia era pieno. Non ce l'aspettavamo, per noi è stato molto importante, e anche commovente, il cortinese ha sentito sua la manifestazione.
Dall'anno scorso, poi, è stato dato il via alla Cortina Trail.
Sì, abbiamo creato la Cortina Trail, più corta, da percorrere in giornata. Quest'anno abbiamo chiuso le iscrizioni in meno di un mese, e quello che ci fa più piacere, è che dai 7-8 iscritti cortinesi dell'anno scorso, quest'anno sono più di trenta. Un segno che il cortinese sente sua la manifestazione, e che noi non siamo visti come "due foresti".
Noi viviamo sul lato emozionale, passionale, e Cortina in questo ci è stata molto vicina.
La vittoria è andata al giovanissimo Sebastien Spehler, il quale ha chiuso la gara con il tempo di 7:39:35, Mike Wolfe si è classificato secondo con 8:13:47 mentre Ivan Geronazzo è arrivato terzo a soli 28 secondi dalla seconda posizione. In campo femminile la canadese Cheryl Beatty ha dominato la competizione sin dalle prime fasi di gara, percorrendo gli 85 chilometri in 9.31.09; dietro di lei la vicentina Federica Boifava in 9.54.56 e l'inglese Lizzie Wraith in 9.57.14.
Per quanto riguarda la prova più corta, in campo maschile ha vinto Oliver Utting, che ha percorso i 47.5 chilometri in 4.02.21, secondo Csaba Nemeth in 4.03.21, e terzo il cortinese Manuel Speranza in 4.05.27. In campo femminile, è salita sul gradino più alto del podio Kasia Zaja, in 5.05.03, seconda Rosanna Tavana in 05.09.33, terza Sylvaine Cussot 05.10.43. Un premio speciale è stato consegnato dalla Cassa Rurale alla prima e al primo classificato tra gli atleti di Cortina. Sono stati premiati Francesca Mastel, che ha concluso la sua prova in 5.43.38, e Manuel Speranza, in 4.05.27.