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Jeffery Deaver, il maestro della suspence, ha presentato a Cortina il suo ultimo libro

Marina Menardi

27/07/2013
Jeffery Deaver ha scelto Cortina per la prima data italiana del suo nuovissimo thriller che è già campione di vendite, "La stanza della morte". Lo scrittore statunitense, 20 milioni di libri venduti, autore del celeberrimo "Il collezionista di ossa", è intervenuto mercoledì al cinema Eden di Cortina davanti ad un pubblico di appassionati, che l'autore ha intrattenuto con simpatia e ilarità.

«Non ci sarà nessun pensionamento per Lincoln Ryne» ha precisato, incalzato da una domanda di Francesco Chiamulera, curatore di "Una Montagna di libri" sull'ipotesi che "La stanza della morte" sia l'ultima opera con il personaggio inventato da Deaver, protagonista della saga iniziata con "Il collezionista di ossa". «Non so da dove venga questa diceria; sto già scrivendo il prossimo libro. Finché a voi piace, io scriverò, scrivo per voi, affinché vi divertiate».

Il maestro della suspense, appassionato di cucina, paragona la scrittura di un libro ad una ricetta: prima si raccolgono tutti gli ingredienti, e poi si pianifica, seguendo punto per punto, la realizzazione della ricetta. «Non si può sedersi e attendere che arrivi la musa ispiratrice - spiega, sfatando alcune credenze comuni - . Prima della stesura c'è la raccolta di tutti gli ingredienti, tutti i dettagli, e poi lo pianificazione di cosa succederà». Un paragone che fa anche con la laurea in legge, e la sua esperienza seppur breve in tribunale: «Come non ci sono sorprese in aula ed è tutto pianificato, anche io progetto nel dettaglio i miei libri. In questo studiare legge mi ha aiutato a diventare uno scrittore». Otto mesi ci sono voluti per il lavoro di documentazione, a cui sono seguiti solamente due mesi per la stesura del suo nuovo libro «perché a quel punto sapevo già esattamente dove sarebbe arrivata la storia».

«L'ispirazione per "Il collezionista di ossa" è venuta da molte fonti: il segreto è cercare un'idea già famosa eppure mai realizzata. Tutto ciò arricchito da una buona dose di suspense e di sorprese, con una lettura che sia veloce, in modo tale che chi legge non si annoi, ma si diverta, con il finale a sorpresa».

"La stanza della morte" si ispira ad un fatto realmente accaduto. «Pochi anni fa  - spiega Deaver - il governo americano assassinò un cittadino americano che si era trasferito nello Yemen a predicare una forma di religione islamica evidentemente non gradita. Quel signore abitava proprio vicino a me». Da questa vicenda Deaver ha tratto il suo romanzo, una storia semplice, a suo dire: da una parte c'è un'agenzia governativa che ordina l'omicidio di un proprio cittadino; dall'altra un magistrato donna che vede questa azione come criminosa e cerca di ostacolarla.

Il libro è un thriller, con un tema serio, ma gradevole, rapido, divertente, com'è nello stile di Deaver. «Alla base - spiega l'autore - c'è una domanda: il Governo con azioni di questo tipo travalica la sua sfera di competenza, oppure no, se si dedica alla lotta al terrorismo?». Nessuna risposta, che viene lasciata ad ogni singolo lettore.

Nella foto: Deaver mentre firma gli autografi sui libri in vendita nell'atrio del cinema Eden