Il Consiglio regionale, discutendo il bilancio di previsione 2013, ha approvato lo scorso 12 marzo un emendamento presentato da Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra Veneta) che stabilisce la chiusura a fine marzo 2013 della sperimentazione gestionale pubblico-privata dell'ospedale Codivilla-Putti di Cortina d'Ampezzo.
L'emendamento, che riportiamo in immagine, stabilisce:
1) la sperimentazione della gestione pubblico privata dell'ospedale Codivilla-Putti
cessa il 31 marzo 2013;
2) la società "Istituto Codivilla-Putti di Cortina S.p.A." viene sciolta a far data dal 1° aprile 2013;
3) la Giunta regionale, nel predisporre le schede di dotazione ospedaliera, assegna all'ospedale Codivilla-Putti le opportune dotazioni ospedaliere per una gestione pubblica da parte dell'Azienda ULSS n. 1;
4) gli oneri 2013 per queste decisioni sono pari a 100.000 euro.
In parole semplici, cosa hanno votato i consiglieri Reolon, Pettenò, Bond?
1) dal 1° aprile 2013 il Codivilla-Putti torna alla situazione di dieci anni fa, quando l'ospedale in crisi venne salvato con la soluzione sperimentale;
2) la società per azioni che gestisce l'ospedale va messa in liquidazione e cessa di esistere dal 1° aprile 2013, pur con un contratto di servizio in scadenza al 31 dicembre 2013.
Tutta l'attività del Codivilla-Putti dovrebbe passare da un giorno all'altro da 153 dipendenti totali ai soli 42 dipendenti con contratto pubblico;
3) il Codivilla-Putti diventa a gestione pubblica sotto la ULSS n.1 e dovrà spartire con gli ospedali di Belluno, Agordo e Pieve di Cadore i posti letto stabiliti dalla Regione (fino ad oggi il Codivilla era escluso dal totale, in quanto "sperimentazione gestionale");
4° la somma quantificata per la fine della gestione mista è di 100.000 euro di spesa, che non significano niente, rispetto alle possibili conseguenze economiche della decisione, stimate in diversi milioni di euro.
LE REAZIONI A CALDO DEI POLITICI E DEGLI AMMINISTRATORIPietrangelo Pettenò -consigliere regional e Federazione della SinistraFinalmente si è messa la parola fine alla farsa della sperimentazione pubblico privata dell'ospedale Codivilla Putti di Cortina.
Sulla defunta sperimentazione, la Giunta aveva ammesso i risultati negativi dal punto di vista economico e sul raggiungimento degli obiettivi che non avevano fatto diventare il Codivilla un polo attrattivo di cure per i soggetti provenienti da fuori Regione. Adesso bisogna ritornare ad una gestione completamente pubblica, come chiedono le istituzioni locali e - cosa ancor più importante - i cittadini.
Da rio Bond -consigliere regionale PdlAbbiamo semplicemente dato corso alle conclusioni raggiunte nel 2010 dalla Commissione dei tre saggi che aveva consigliato alla Regione di chiudere la gestione mista.
Siamo usciti da un impasse che stava bloccando ogni prospettiva di sviluppo. Il Consiglio ha deciso di decidere e si è assunto la responsabilità di accelerare i tempi nell'interesse della struttura, dei dipendenti e dei pazienti. Mi preme sottolineare che questa decisione non mette in discussione i livelli assistenziali raggiunti e i relativi servizi.
Sergio Reolon - consigli ere regionale PdDopo sei anni dalla scadenza della sperimentazione e dopo tre anni di continui solleciti e di denuncia dell'inqualificabile silenzio da parte della Giunta, finalmente il Consiglio regionale ha costretto con il voto di oggi a prendere una decisione, sostituendosi ad un vuoto inaccettabile del governo veneto. Oltre a constatare il fatto che ancora una volta la maggioranza si è spaccata al proprio interno, non si può dimenticare che la responsabilità di aver portato il Consiglio a questo voto sta tutta in capo alla Giunta ed all'assessore alla sanità che si è ostinato a non affrontare in tutti questi anni il problema della gestione dell'ospedale. Ora la Giunta renda esecutivo il passaggio alla gestione pubblica del Codivilla-Putti, ma senza pregiudicare ed intaccare la dotazione degli altri ospedali dell'Ulss 1.
Matteo Toscani - LEG A NORD Vicepresidente del Consiglio regionale del VenetoSi rendono necessarie alcune considerazioni che aiutano a comprendere la gravità di quanto successo e, soprattutto, delle conseguenze per il territorio e per i cittadini.
1. Inevitabile chiusura di un ospedale: Agordo o Pieve di Cadore.
Recependo una norma nazionale, il piano socio-sanitario della Regione Veneto prevede l'«adeguamento tendenziale» del numero dei posti letto in rapporto alla popolazione di ciascuna azienda sanitaria: 3 per mille per acuti e 0,5 per mille per post-acuti. Per l'Ulss 1 di Belluno, che conta attualmente 128 mila abitanti, l'obiettivo è dunque di arrivare a 384 posti letto per acuti e 64 per post-acuti. Attualmente sono 453 per acuti (330 al San Martino di Belluno, 51 ad Agordo e 72 a Pieve) e 65 per post-acuti (18 a Belluno, 32 ad Agordo e 15 a Pieve). Se la gestione del Codivilla-Putti torna totalmente pubblica, ai 69 posti letto per acuti già in eccesso, si aggiungono gli ulteriori 62 dell'ospedale ampezzano, oltre ai 16 per post-acuti.
2. Perdita di oltre cento posti di lavoro. Attualmente al Codivilla-Putti sono occupati 153 dipendenti, di cui 42 in comando dall'Ulss, 104 della società e 7 collaboratori con contratto.
Data l'impossibilità per legge di un passaggio automatico dal privato al pubblico, 104 persone si troveranno senza lavoro. Si tratta di 2 primari, 8 medici, un direttore amministrativo, 45 infermieri professionali, 4 tecnici di radiologia, 7 fisioterapisti, 6 ausiliari/operai, 19 operatori socio-sanitari e 12 amministrativi.
3. Causa milionaria. L'attuazione di quanto previsto dall'emendamento comporterebbe, inevitabilmente, un contenzioso infinito con la Giomi Spa, che potrebbe chiedere un risarcimento milionario per i danni subiti.
4. Bocciatura giuridica. Sentito un parere tecnico in merito, appare più che probabile l'impugnazione, da parte dello Stato, di una norma giuridicamente insostenibile, con la conseguente paralisi totale di una struttura che sarebbe già devastata dal repentino passaggio dall'attuale gestione ad una totalmente pubblica. A ciò si aggiunge la ridicola dotazione finanziaria prevista con l'emendamento: 100 mila euro per la gestione di un ospedale!
5. Relazione inutile e quasi inconcludente. A proposito dell'inutile relazione commissionata dall'allora presidente Giancarlo Galan, va precisato che non sancisce affatto il fallimento della sperimentazione, ma elenca, tra l'altro, alcune inadempienze regionali. In conclusione, confermo la mia profonda indignazione per l'approvazione di questo folle emendamento. L'esito della votazione e, in particolare, l'atteggiamento di parte del Pdl rafforzano in me il sospetto circa la poca trasparenza di questa iniziativa legislativa.
Andrea Franceschi - Sindaco di Cortina d'AmpezzoSapevamo che una sperimentazione durata nove anni avrebbe prima o poi dovuto finire.
La Regione doveva dare una risposta certa perché, dopo un certo punto, l'incertezza era peggiore di qualsiasi opzione. Quello che ci importa non è il passato, ma il futuro dell'ospedale e dell'assistenza sanitaria agli abitanti e agli ospiti di Cortina. Due sono i punti sui quali vogliamo puntare: il potenziamento dell'emergenza/ urgenza, in modo che chi ha bisogno di cure immediate possa avere la stessa probabilità di salvarsi di chi vive in città; in secondo luogo, la possibilità di avere ambulatori specialistici a rotazione, di modo che i pazienti non debbano scendere a Belluno ma periodicamente possano farsi visitare qui; infine, reparti di eccellenza, così come merita una struttura storica come il Codivilla-Putti.
Questi sono i punti da cui partire. Su questo piano, il Comune è pronto a farsi coinvolgere, dopo aver più volte manifestato la sua disponibilità ad entrare come socio nella gestione, valutando come valorizzare il patrimonio immobiliare della Ussl per reinvestire i profitti a favore del Codivilla e della sanità bellunese. Siamo aperti a valutare le diverse possibilità che si presenteranno, ribadendo che, per noi, non conta il passato, ma il presente dell'ospedale e il futuro dell'assistenza sanitaria a Cortina d'Ampezzo.
COSA DICE LA RELAZIONE DEGLI ESPERTI A GIUDIZIO DELLA SPERIMENTAZIONE DEL Codivilla -Putti DI CORTINA D'AMPEZZO La Regione Veneto ha nominato nel 2009 una Commissione composta da tre esperti.
Compito, quello di valutare le quattro sperimentazioni gestionali esistenti in Veneto e agevolare la decisione sul loro destino.
L'11 dicembre 2009 i tre esperti firmano il giudizio anche per la sperimentazione del Codivilla-Putti. Viene scritto: «L'obiettivo di mantenere un presidio sanitario per la popolazione di riferimento, evitando però la presenza di un inefficace ed inefficiente piccolo ospedale locale di natura generale, è stato raggiunto». Si elenca poi una serie di punti di forza e di debolezza.
Per riassumere, gli esperti sono critici soprattutto verso la mancanza di investimenti per un significativo sviluppo futuro (i posti letti preventivati dovevano arrivare a 110, contro i 78 riscontrati, si riferisce); la prevista area a pagamento non è stata implementata; la sperimentazione non è capitalizzata con il conferimento delle infrastrutture. Evidenziano poi una contraddizione di fondo: da un lato la missione è la produzione specialistica limitata alle patologie rare, dall'altro si ritiene però fondamentale mantenere la prima emergenza e la specialistica di base.
Gli esperti evocano inoltre la possibilità di accentrare al Codivilla-Putti anche i servizi distrettuali (oggi in via Cesare Battisti), gli ambulatori dei medici di medicina generale e la Casa di riposo; si legge: «Non sarebbe forse più opportuno concentrare tutto in un unico polo, potendo così garantire la necessaria massa critica e conseguenti economie di scala?» Alla regione Veneto viene suggerito di «ragionare sull'ipotesi di ampliare l'attività riabilitativa, a partire da quella ortopedica, oltra ad espandere il mix del volume di attività ambulatoriale».
La Commissione scrive che «le attuali sperimentazioni hanno scarsamente regolato la
"exit strategy" in caso di fallimento dell'esperimento, non essendo del tutto chiariti i diritti/doveri del socio una volta scaduta la sperimentazione».
UNA GESTIONE MISTA SPERIMENTALE DAL 2003, AVVIATA ALLO SCOPO DI SALVARE IL Codivilla -
Putti A RISCHIO CHIUSURALa sperimentazione di gestione pubblico privata dell'ospedale Codivilla-Putti è iniziata il primo luglio 2003, e ha visto la costituzione di una società mista, l'Istituto Codivilla-Putti S.p.a., con il 51% di proprietà della Ulss n. 1, e il 49% del partner privato, la società Giomi S.p.a. Questo nuovo modello è stato presentato come un'alternativa alla gestione tradizionale dell'ospedale, fino a quel momento totalmente pubblica. Un sistema concordato dall'allora ministro della Sanità Rosi Bindi con la Regione Veneto, la Ulss n. 1 e il Comune di Cortina d'Ampezzo, per scongiurare la chiusura del noto ospedale cortinese.
Alla chiusura del primo triennio di sperimentazione (giugno 2006), la Regione, dopo aver considerato buoni i risultati del primo triennio, ha prorogato la gestione mista per altri tre anni.
Alla scadenza del periodo di proroga nel 2009, la struttura ospedaliera si è trovata nel mezzo di una doppia indagine, penale e amministrativa, che si è risolta con l'assoluzione
"perché il fatto non sussiste".
L'8 maggio 2009 si è costituito un "Comitato per la Sanità di Cortina", presieduto da Valeria Antoniacomi, già dipendente del Codivilla nel settore amministrativo per oltre trent'anni. Il Comitato si è costituito come Onlus, con lo scopo di "salvaguardare e tutelare il diritto alla salute della cittadinanza di Cortina d'Ampezzo e della Valle del Boite" e con tre specifiche richieste alle istituzioni: far tornare l'Istituto Codivilla-Putti un ospedale pubblico nella proprietà e nella gestione ULSS n. 1 come garanzia per il futuro; garantire, a tutti i malati di tumore e non, la terapia del dolore e le cure palliative a domicilio; riportare i servizi ambulatoriali sul territorio.
Nel 2009 la regione Veneto ha nominato una Commissione composta da tre esperti, con il compito di valutare le quattro sperimentazioni gestionali del Veneto e decidere il loro destino. L'11 dicembre 2009 i tre esperti firmano il giudizio anche per la sperimentazione del Codivilla-Putti.
In questi anni di gestione mista, la struttura sanitaria cortinese ha avuto un notevole sviluppo, arrivando ad essere il primo datore di lavoro a Cortina con 153 dipendenti, e con un tasso di soddisfazione dei pazienti dimessi rilevato al 96%. Al Codivilla è operativo un reparto di riabilitazione cardiologica, con presenza del cardiologo 24 ore su 24.
È il primo centro in Italia per la riabilitazione degli operati di cuore artificiale. La riabilitazione ortopedica assicura il ciclo chiuso (operazione/ riabilitazione) al 99%, la radiologia è presente con macchine adeguate (nel 2003 non c'era la risonanza a Cortina), vi sono 44 posti letto per le infezioni osteoarticolari (per questo il Putti è 1° in Italia e centro di riferimento).
Il 12 marzo 2013, il consigliere della Federazione della Sinistra Veneta Pietrangelo Pettenò ha presentato un emendamento alla legge Finanziaria con il quale chiede lo scioglimento della società mista e un ritorno al pubblico della struttura. L'emendamento viene approvato con i voti di PD ed opposizioni, oltre che con il sì di una parte del PdL, compresi i bellunesi Dario Bond (PdL) e Sergio Reolon (PD), contraria invece la Lega.
L'INTERVISTA A CARLO BRUSEGAN, DIRETTORE SANITARIO DEL Codivilla -PuttiCarlo Brusegan è direttore sanitario della struttura ospedaliera di Cortina dal 2004, quando la sperimentazione era già avviata;
è quindi dipendente della società mista Codivilla Putti Spa, come il personale assunto dal 2003 in poi, circa 100 dipendenti. Fino ad allora, ha lavorato nella sanità pubblica, ed è stato anche dirigente di Ulss.
Ci siamo rivolti a lui per cercare di capire cosa succederà ora alla società Codivilla Putti S.p.a., dopo l'approvazione dell'emendamento Pettenò, che chiede lo scioglimento della società "Istituto Codivilla-Putti di Cortina S.p.a." e un ritorno al pubblico della struttura.
Dottor Brusegan, perché il Consiglio regionale ha votato a favore dell'emendamento presentato dal consigliere Pettenò?Sinceramente, non capisco le motivazioni del Consiglio regionale. Da cittadino, oltre che da tecnico, mi pongo la seguente domanda: perché dieci anni fa si è optato per una gestione diversa del Codivilla-Putti?
È questo il punto di partenza: a fronte dell'opzione chiusura, la Regione e il Ministero della Sanità tentarono la strada della gestione mista, garantendo così la continuazione del servizio. Ora è stato deciso lo stop alla sperimentazione, a favore di una gestione pubblica, ma non è stato spiegato il perché dello stop, e non sono nemmeno state fornite garanzie che il pubblico continui la gestione.
Come vi è stata comunicata la notizia da parte della Regione?A dire il vero, noi ufficialmente non sappiamo ancora niente. Lo abbiamo appreso dai giornali. Si tratta, in effetti, di un emendamento alla legge Finanziaria. Una volta approvato il bilancio dal Consiglio regionale, la Giunta dovrà applicarlo, e a quel punto ci verranno comunicati eventuali provvedimenti.
A quanto scritto nell'emendamento, comunque, dal 1° aprile noi non dovremmo esistere più.
Com'è possibile sciogliere la società in così poco tempo?Non so se sia veramente possibile. Le regole di scioglimento delle S.p.a. sono a livello nazionale e regolate dal Codice Civile. Nel contratto di sperimentazione non è stata definita la cosiddetta exit strategy, in caso di fallimento della sperimentazione. Un appunto segnalato anche dai tre esperti nella relazione nella parte "Questioni trasversali alla sperimentazione".
Nel caso di scioglimento della società, cosa succede al personale dipendente?Per i cento dipendenti assunti dalla società Codivilla S.p.a., significa perdere il lavoro, o, in alternativa, tentare il concorso pubblico.
Per i quaranta pubblici che ad oggi sono assunti in posizione di comando, significa tornare al contratto pubblico, ma questo non vuol dire rimanere al Codivilla:
potrebbero essere trasferiti altrove. Dipende da cosa si deciderà in Regione sulla riorganizzazione della sanità. Certo è, che 40 dipendenti non potranno di certo essere sufficienti a gestire l'attuale struttura del Codivilla-Putti. Ora sono preoccupati sia i dipendenti privati, sia quelli pubblici, a parte qualche eccezione.
Il secondo punto dell'emendamento dice che la Giunta regionale dovrà «assegnare all'ospedale Codivilla-Putti le opportune dotazioni ospedaliere per una gestione pubblica da parte dell'Azienda Ulss n. 1»: ci può spiegare cosa significa?Le dotazioni ospedaliere sono quelle delle schede della Regione dove sono elencate le apicabilità (primariati) e i posti letto a disposizione per ciascuna Ulss di riferimento.
Ora nella Ulss n. 1 sono in vigore le schede del 2002 (DGR n. 3223 dell'8 novembre 2002 - vedi nella pagina seguente, ndr). Le dotazioni vanno calcolate in percentuale rispetto al numero di abitanti, una percentuale che dal 2002 è stata ridotta dal 3.5 per mille al 3 per mille. Nella scheda del 2002, l'ospedale di Cortina non è conteggiato, in quanto oggetto di sperimentazione pubblico-privata. Se la sperimentazione cessa, i posti letto del Codivilla dovrebbero essere conteggiati nella dotazione ospedaliera della Ulss n. 1. Da qualche parte le apicabilità e i posti letto dovranno essere tolti, se si vuole mantenere pubblicamente il Codivilla.
Nell'ottica di un calo delle dotazioni a disposizione, ora tutte le Ulss del Veneto staranno ben attente a non farsi sottrarre posti letto, tanto più per un ospedale che prima non era conteggiato.
Passiamo ora al punto 3 dell'emendamento: secondo quanto riportato, le spese di scioglimento della società ammonterebbero a 100 mila euro.
A quanto sta scritto, sembra proprio essere così, ma non capisco che tipo di valutazione sia stata fatta. Agli inizi della sperimentazione, Miraglia (il presidente della Giomi, n.d.r.) versò alcuni milioni di euro. Inoltre nel tempo ha fatto altri investimenti. Il valore delle quote societarie in questi anni è aumentato, poiché è aumentato il rendimento dell'azienda, e di sicuro Miraglia non se ne va e basta, con 100 mila euro di liquidazione. Da appurare, inoltre, se c'è la copertura finanziaria in Giunta regionale:
al momento non lo sappiamo.
Cosa succederà allora dopo il 1° aprile?Per il momento non succederà niente. I cittadini possono stare tranquilli. Noi, finché non ci daranno disposizioni dalla Giunta regionale, continuiamo a lavorare con la stessa passione e professionalità. Non ci sarà un'interruzione del pubblico servizio.
IL PARERE DI Valeria Antoniacomi, presidente del Comitato per la "Sanità di Cortina "Valeria Antoniacomi, presidente del Comitato per la Sanità di Cortina, costituitosi nel 2009 per un ritorno al pubblico dell'ospedale cortinese, al momento prende tempo e preferisce rinviare l'incontro da noi richiesto per discutere sull'argomento
"Codivilla". «Non c'è ancora niente di certo per il futuro dell'ospedale. È meglio che ci parliamo quando avremo più notizie certe su cosa succederà» afferma al telefono.
Non nasconde, tuttavia, la sua felicità nella decisione del Consiglio regionale di porre fine alla sperimentazione pubblico-privata.
«Finalmente in Consiglio regionale c'è stato un po' di buon senso nel valutare i pro e i contro della sperimentazione. La bilancia pendeva più dalla parte dei "contro" ed è stato deciso di conseguenza».
I numeri tuttavia dimostrano che il Codivilla Putti in questi anni ha aumentato la produttività aziendale. Perché quindi Lei dice che sono di più i "contro"?Il Codivilla-Putti non ha aumentato un bel niente. Funzionava bene anche prima della sperimentazione, quando era un ospedale ortopedico, e non di pròtesi all'anca. Oggi si fanno più pròtesi, perché rendono di più.
Nel 1999 il Codivilla era a rischio chiusura, e la soluzione della gestione mista è stata un salvataggio. Cosa Le fa pensare che un ritorno al pubblico oggi come oggi potrebbe reggere?Non è vero che nel 1999 l'ospedale doveva chiudere. È stata solo una manovra per far entrare il privato. In quanto al ritorno della gestione pubblica, i Consiglieri regionali che hanno votato a favore sapevano a cosa andavano incontro, e si sono assunti la responsabilità del proprio voto.
Lei, quindi, è tranquilla sul futuro dell'ospedale?Sono tranquilla, sia per quanto riguarda la copertura finanziaria in Giunta regionale, sia per quanto riguarda i posti letto. Lo sa che la chiusura della gestione mista fa risparmiare alla Regione 4 milioni di euro? Soldi che possono essere reinvestiti nella sanità.
Renato Pesavento , membro del Consiglio di amministrazione dell ' Istituto Codivilla - Putti di Cortina spaSignor Pesavento, Lei e Gianfranco Talamini fate parte del Consiglio di amministrazione della società che gestisce il Codivilla-Putti. Il sindaco di Cortina Andrea Franceschi continua a rinfacciarvi il fatto di non esservi dimessi dall'incarico dopo la sua nomina a Sindaco.
Cosa risponde?Occorre chiarire che la nostra nomina è una decisione della Ulss n.1 e non riguarda il Comune di Cortina. Comunque, tre-quattro anni fa, in considerazione delle rimostranze del Sindaco, abbiamo interpellato il Direttore della Ulss Angonese chiedendo se dovevamo dimetterci per agevolare l'attività.
Ci fu risposto che non c'erano motivazioni per il cambio. Il Sindaco fu avvertito dal dottor Angonese di questa indicazione.
Con la decisione del Consiglio regionale quali saranno le conseguenze?Non vorrei fosse il primo passo per ridurre gli altri ospedali; ma c'è anche la preoccupazione per le persone assunte dalla società Giomi; quanti potrebbero trovarsi senza impiego?
Che reazioni vi sono alla decisione?
Trovo vi sia una forma di autolesionismo difendere gli altri ospedali dei dintorni e non il proprio a Cortina. Quella non è una delibera, ma un golpe. Nel giro di 5/6 anni il Codivilla è molto cambiato in meglio, anche nella qualità stessa dei servizi.
Perché questa decisione del Consiglio regionale?L'emendamento è passato perché la Giunta regionale non riusciva a prendere una decisione
…
Lei fa parte del Popolo delle Libertà: perché Dario Bond, anch'egli Pdl, ha votato un emendamento della sinistra?Non lo so, è una sorpresa.
Preoccupazione per i dipendenti del Codivilla Putti : A RISCHIO NON SOLO il posto di lavoro, ma anche la QUALITÀ dei I SERVIZI dell 'ospedale«Non sappiamo che cosa accadrà, ora che la Ulss si ritrova sul groppone una struttura che non voleva. Abbiamo il timore di essere tornati indietro di dieci anni, all'epoca in cui la chiusura del nostro ospedale era già stata decisa». I dipendenti del Codivilla Putti di Cortina si ritrovano, nella sala convegni Giulio Colombani, ricavata gli anni scorsi, nel sottotetto, per spiegare la loro posizione, le loro preoccupazioni: «Hanno fatto scrivere che qui si è espressa soddisfazione, per la delibera del consiglio regionale, che vuole far ritornare l'ospedale sotto una amministrazione pubblica, dopo quasi dieci anni di gestione mista: ebbene, non è così. Lo ha dichiarato un solo sindacato, peraltro assai poco rappresentato, qui dentro.
Qui una gran parte di noi non sta per nulla esultando. Anzi, siamo preoccupati per il nostro posto di lavoro. Abbiamo alle spalle le nostre famiglie da mantenere; ci sono coppie che lavorano all'istituto, entrambi i coniugi; c'è chi usufruisce degli alloggi di servizio, un centinaio di persone; ci sono lavoratori stranieri, che temono di non poter più lavorare, in una struttura pubblica».
I lavoratori hanno riassunto le loro lamentazioni in un ampio documento, lo leggono, poi iniziano gli interventi. Si susseguono, incalzanti: «Noi dipendenti siamo uniti, nella difesa dell'ospedale e di questa gestione, anche perché siamo convinti che il ritorno del pubblico comporterebbe gravi tagli, se non addirittura la chiusura».
Una amministrativa aggiunge: «Eravamo in centodieci, una decina di anni fa, il 1 luglio 2003, quando è iniziata la sperimentazione: oggi siamo più di centocinquanta. Ci pare un segnale chiaro dello sviluppo che ha avuto il Codivilla Putti, in questo periodo».
«Non è per nulla vero che siamo contenti - precisa un medico - anzi siamo molto preoccupati, e non soltanto il personale con contratto privatistico. Io sono un dipendente pubblico, della Ulss, eppure ho grossi timori.
Si vuole far passare il messaggio che la qualità dipende dal fatto di tornare al pubblico: è vero il contrario. Ora c'è qualità, con questa gestione, c'è professionalità.
Per il territorio, se ha avuto servizi, in questi dieci anni, lo deve a questa gestione, altrimenti sarebbe già stato ridimensionato, come è accaduto ad altre realtà vicine. Ogni ridimensionamento è foriero di una asfissia della struttura. Penso ad Auronzo, dove ci sono stati tagli successivi, sino alla chiusura dell'ospedale vero e proprio. Penso a quello che si teme, oggi, per Agordo e Pieve di Cadore». In quanto al compiacimento, per la delibera regionale, l'opinione diffusa è di contrarietà: «Nel mio reparto c'è invece malcontento, preoccupazione, di quasi tutti noi, tranne una sola persona« - racconta una caposala. «Nel mio reparto non c'è nessuno, che sia contento per il ritorno alla Ulss: neppure io, che pure sono dipendente del pubblico» - aggiunge una collega.
Una infermiera straniera aggiunge: «Hanno detto, hanno scritto, dichiarato, che siamo tutti contenti, ma nessuno è venuto a chiedercelo, di quel sindacato. Credo che tutto nasca da un gioco politico, che non si cura di noi e dei pazienti».
«C'è chi ha dichiarato che finalmente ci sarà un ritorno alla professionalità, all'eccellenza di questo ospedale. È quantomeno offensivo, manca di rispetto per i lavoratori, che hanno fatto tanto, davvero tanto, in questi dieci anni» - commenta amareggiato un altro infermiere. «Nel mio reparto, siamo tutti dipendenti pubblici, tranne un tecnico, part time - precisa un medico - quindi se dovessimo passare al pubblico, resterebbe quell'unica persona. Come si può pensare che vada avanti il servizio?» Un suo collega aggiunge: «Noi non siamo contro il pubblico, che sinora era comunque maggioritario, al 51%, con una collaborazione gradita a tutti. Abbiamo invece sofferto l'assenza della parte pubblica, che è mancata, in alcune sue responsabilità. Se si legge la relazione dei tre saggi, del 2009, bisogna leggerla bene, e tutta, non soltanto le parti che interessano. Dice che, se taluni obiettivi non si sono raggiunti, è perché è mancata la parte pubblica, a fianco del privato. È stata fatta disinformazione, di parte, in malafede, per far passare un messaggio preciso, ma non è così: questa struttura funziona, e bene».
Dall'ultimo piano si scende al quinto, nella palestra della fisioterapia ortopedica, una delle tante realizzazioni della gestione mista: «Prima eravamo accampati, con le lenzuola appese ai tubi di ferro, a dividere un paziente dall'altro, adesso c'è un reparto eccellente, i servizi sono aumentati, sono state assunte diverse persone, si offre qualità, la gente che viene qui resta ammirata». E allora perché, in paese, a Cortina, nel vicino Cadore, non si sostiene questo Codivilla?
«La sensazione è che la popolazione non sia preoccupata, forse neppure interessata, perché pensa che non cambierebbe nulla, con il ritorno al pubblico, alla Ulss. Ritiene forse che sarebbe un semplice passaggio burocratico e amministrativo. Non è così: ci sarebbe una radicale variazione nel servizio, che si offre ai residenti ed agli ospiti.
Al cittadino deve interessare che non venga meno la qualità dei servizi, cosa che invece accadrebbe, con il passaggio al pubblico. Il pericolo più grave è l'indifferenza».
Marco Dibona
A CHI FINIRANNO I SOLDI GUADAGNATI DALL'EVENTUALE CAMBIO DI DESTINAZIONE DELL'EDIFICIO DEL DISTRETTO SANITARIO DI VIA CESARE BATTISTI?
Maggio 2012
«Ricordiamo infine che il gruppo Progetto per Cortina non intende concedere nessun cambio di destinazione d'uso all'immobile del distretto di via Cesare Battisti se non avrà la garanzia scritta che i soldi incassati dalla Ulss n°1 saranno investiti sui servizi sanitari del territorio di Cortina».
(estratto da: Progetto per Cortina: Programma elettorale 2012)
12 MARZO 2013
«… il Comune è pronto a farsi coinvolgere, dopo aver più volte manifestato la sua disponibilità ad entrare come socio nella gestione, valutando come valorizzare il patrimonio immobiliare della Ussl per reinvestire i profitti a favore del Codivilla e della sanità bellunese».
(estratto da: dichiarazione del Sindaco Andrea Franceschi attraverso comunicato stampa dell'amministrazione comunale)
14 MARZO 2013
«… Ci sono anche in ballo circa 20 milioni di euro, tra la vendita del Putti, e la disponibilità data dal Comune a riqualificare l'edificio in Cesare Battisti, che dovranno essere investiti sulle strutture ospedaliere del Bellunese».
(estratto da: dichiarazione del Sindaco Andrea Franceschi riportata dal Corriere delle Alpi)
L'ANIO - Associazione Nazionale per le Infezioni Osteo articolariLo stop alla sperimentazione pubblicoprivata dell'ospedale Codivilla-Putti, ha sollevato un'onda di protesta in tutta Italia, tra malati e specialisti.
L'Associazione Nazionale per le Infezioni Osteo articolari - protesta con forza, opponendosi alla scelta votata lo scorso 12 marzo al Consiglio regionale del Veneto, con un emendamento presentato da un consigliere di minoranza di bloccare il Progetto di sperimentazione Pubblico Privato, che vede coinvolta la struttura sanitaria ampezzana.
«Il Putti - dice Girolamo Calsabianca, Segretario generale ANIO onlus - è, ad oggi, l'unico centro europeo riconosciuto per la cura delle infezioni ossee. Dal 1921, ha fatto la storia e la letteratura clinica sulle infezioni ossee, patologia tra le più devastanti a carico dell'apparato scheletrico.
Oggi - continua Calsabianca - dopo dieci anni, si ritorna a discutere su evidenze che hanno soddisfatto malati, commissioni ministeriali e tecnici della Regione, che in tutti questi anni hanno sottolineato, invece, l'eccellenza sanitaria del Codivilla». L'Anio rappresenta in Italia l'unica associazione che
tutela i malati d'infezioni ossee ed articolari e in dieci anni ha annoverato oltre novantamila cittadini, tra malati, familiari ed esperti del settore che operano ogni giorno per garantire il diritto di essere curati e assistiti.
Il Progetto di sperimentazione Pubblico/ Privato è nato il 30 novembre del 2000 dalla volontà comune, tra Regione del Veneto, associazione dei malati e comitato cittadino.
«In dieci anni, questa formula - prosegue Calsabianca - ha fatto sì che tutte quelle necessità che non rendevano sostenibile la sopravvivenza della struttura venissero risolte: la carenza di personale che era una piaga per Cortina, la legittimazione delle tariffe rimborso dei DRG, l'acquisto dell'immobile da parte dell'INAIL per sgravare di ulteriori costi la Regione.
Il Putti, fino ad oggi ha garantito un diritto ed è una struttura di riferimento per gli italiani che contraggono una infezione alle ossa e chiudere la sperimentazione si tradurrebbe in un diritto alla salute negato.
E non ci saranno preclusioni alcune - conclude Giuseppe Bilardo, Presidente Anio - sulle mobilitazioni di opposizione a una scelta cosi superficiale, di una minoranza politica miope del volere civico e sociale».