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QUELLI DELL'ARTICOLO 9 E QUELLI DEL "TERZO MILLENIO"

Pier Maria Gaffarini

01/10/2009

«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

Quale significato ha la tutela del paesaggio nell'ambito montano? Il suo aspetto «vedutistico ed esclusivamente estetico» o quello più organico, che per convenzione può essere definito ambientale? Il paesaggio era anche definito nei suoi «…dinamismi spontanei, mediante l'esame degli elementi della natura, le attività agricole, residenziali, produttive, le condizioni naturali ed umane che ne hanno generato l'evoluzione» (DPCM del 27 dicembre 1988).

Qualche difficoltà è invece percepita nell'analisi dei fenomeni sociali che lo interessano, e sulle preferenze per particolari «tipi» di paesaggio come risultato complesso di quei dinamismi, data dalla presenza del genere umano e dal valore monetario assunto dal paesaggio stesso.

Potremmo osservare che le risorse naturali sono beni liberi non riproducibili il cui valore, in termini di prezzo, è definito

«incommensurabile». Ed anche di quanto una comunità d'individui è disposta a pagare, per proteggere e conservare quei beni, ma spesso questo è falsato da presupposto che «altri» pagano, senza la convinzione che il fatto decisivo risiede in una partecipazione corale.

Partecipazione che non si esaurisce con il versamento di un obolo, spesso visto come un'autorizzazione a qualsiasi comportamento, ma nel capire che tutto dipende dai nostri atti e dal nostro modo di essere nella natura, la cui conoscenza e il rispetto sono fondamentali e irrinunciabili.

«In verità siamo frastornate e felici allo stesso tempo.

Queste visioni, assolutamente nuove per noi, la forma fantastica delle montagne, il loro strano colore, il mistero della loro formazione e la posizione relativa di ciascuna che resta isolata e distinta pur vicina alle altre; il fatto curioso che quasi tutte sono della medesima altezza, i nomi stessi così dissimili dai nomi che distinguono comunemente le altre montagne, suonano stranamente gravi come tramandati da un antichissimo idioma» (Amelia B. Edwards, Cime inviolate e valli sconosciute, 1872. Nuovi Sentieri 1991), così Amelia B.

Edwards quando giunse a Cortina d'Ampezzo.

Ciò vuol dire un legame indissolubile, fatto di relazioni interdipendenti fra tutto ciò che compone il paesaggio, natura, persone, abitazioni, lavoro, agricoltura, economia, e si può ben immaginare, come il prevalere di uno di questi elementi sull'altro possa condizionarlo e metterlo in crisi.

L'abitante è coinvolto nella conservazione, deve trarne il senso dell'appartenenza e difenderlo anche a costo di qualche sacrificio per consegnarlo al futuro e allontanare l'ultimo pensiero della Edwards «del giorno in cui il legame prezioso tra il forestiero e la gente delle Dolomiti si spezzerà e tutta la semplicità, la poesia, l'incanto…saranno perduti per sempre».

 

Pier Maria Gaffarini