Nella quarta edizione dei Colloqui di Dobbiaco dell'ottobre 1989 il tema di discussione fu: «Per un futuro nel futuro».
Il professore Haermith Gasserl dell'Università di Amburgo, direttore del Max Plank di Meteorologia, in quella sede affermò:
«Ci stiamo inimicando il sole … è uno strisciante fenomeno che la maggioranza delle popolazioni non percepisce».
Sono trascorsi 20 anni da allora.
In questi giorni i media sono affollati di dichiarazioni sul clima. Ne segnalo alcune.
Il climatologo dell'Enea Vincenzo Artali scrive, riferendosi alle anomalie di questa estate: «È il clima che cambia. È un trend che si intensificherà nei prossimi dieci anni, con la siccità al Sud».
Aggiunge il collega Casaccia: «Secondo le stime del laboratorio dell'Enea e i nostri modelli, si verificherà un aumento del caldo».
A Ginevra inizierà tra pochi giorni un Summit scientifico sul clima per arrivare a fine anno a Copenhagen nel G20.
Anche le Dolomiti hanno - come nel don Giovanni di Mozart - il loro convitato di pietra che le invita a pentirsi della loro spensierata dissolutezza. Senza ascoltarlo.
Sono emerse da 250 milioni di anni e la loro evoluzione continua nella fase dello sgretolarsi inarrestabile.
Questo fenomeno non può essere influenzato dall'azione umana che può solo limitarsi al monitoraggio e ad un attento controllo in grado di limitare i danni sulle popolazioni che presidiano l'area.
L'intervento dell'uomo è, prima di tutto, non rimuovere con l'atteggiamento dissoluto del 'grande amatore' la realtà.
Le Dolomiti e la Società che le presidia o frequenta per apprezzarne la bellezza non saranno più quelle degli ultimi cinquant'anni.
Dovranno tornare in forma diversa e aggiornata al passato.
di Dino Fava Cipra Italia