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PARLA IL DIRIGENTE DEL POLO VAL BOITE, FELICE DORIA

Luca Dell'Osta - Giacomo Pompanin

01/10/2009

La cultura rende un popolo facile da guidare, ma difficile da trascinare; facile da governare, ma impossibile a ridursi in schiavitù (H. Brougham).

Continua la rubrica culturale sul nostro mensile. La scuola, seconda solamente alla famiglia, è - o dovrebbe essere - il luogo principe deputato alla cultura, alla formazione e all'educazione.

Dopo il primo cittadino Andrea Franceschi, abbiamo quindi fatto una chiacchierata con il dirigente scolastico del Polo Val Boite Felice Doria, riconfermato anche quest'anno nel delicato incarico di gestire cinque dei sei istituti superiori di Cortina.

Come vede la cultura a Cortina?

Non sono un disfattista: bene, direi proprio bene, anche se si potrebbe fare di più.

Che rapporto c'è tra scuola e cultura, secondo lei?

 Per me - ci ho pensato a lungo - la risposta è una sola, ed è altrettanto positiva: lo si è visto dai fatti.

Faccio un solo esempio: il concorso di poesia intitolato a Enrico Zardini, al quale hanno partecipato 15 nostri allievi.

Ecco, in quei momenti ho capito che atteggiamenti culturalmente rilevanti li si possono trovare ovunque, anche dove meno ce lo si aspetta, anche in ragazzi che frequentano la scuola. Altra occasione in cui questo dubbio si è chiarito è stata la mostra realizzata con i lavori dei ragazzi della Media annessa alla fine dello scorso anno scolastico, presso il Comun Vecio, dove sono state presentate le produzioni dell'anno nelle varie discipline artistiche (pitture, sculture, acquerelli).

Di chi è stata l'idea?

Dei ragazzi. Assieme agli insegnanti hanno chiesto l'ospitalità al Comune per esporre le opere.

Quando sono stato a vederla, ho incontrato anche il Sindaco.

Siamo rimasti entrambi davvero sbalorditi per la ricchezza, la fantasia e in alcuni casi anche per la qualità dei lavori presentati.

Anche questo è stato appunto un momento chiarificatore del rapporto strettissimo che deve intercorrere tra scuola e cultura, soprattutto in comunità piccole come la nostra.

Trova davvero?! Questo sembra un rapporto teorico di riflesso al pratico…

Sì, forse; infatti non direi che c'è solamente un rapporto, ma quasi uno scambio: e non è detto che sia sempre l'ideale, perché entrambi gli attori ne risentono in maniera determinante. Mi spiego: i ragazzi che vengono a scuola portano la cultura della loro famiglia. E a scuola a volte si cerca di incidere su questo elemento per arricchirlo (non dico per migliorarlo!) e questo scambio è decisivo. Dovunque, ma soprattutto - e lo ripeto - in un «paese» non particolarmente aperto come è Cortina.

E il problema dove sta?

Mah, il problema, o la vera sfida di oggi, è un poco più in là rispetto a questo discorso: la difficoltà sta nel capire come agire e come crescere in un determinato ambiente, e come alimentare una cultura che non sia ristretta, viziata, e, lasciatemelo dire, perdente, soprattutto per quanto riguarda le prospettive dei giovani.

Tra lei e l'amministrazione che rapporti ci sono?

 I rapporti sono buoni. Ma vanno sempre cercati i momenti di confronto su questo tema: sono sempre secondari rispetto ad altre questioni.

Io con il Sindaco o con l'assessore parlo di queste cose a margine di incontri dedicati ad argomenti, se vogliamo, più venali. Servirebbe

- per me è importante - una riflessione libera da contingenze, e una visione progettuale che diventi prospettiva di una visione futura.

E trovo altrettanto importante che la stampa si faccia promotrice di questi elementi. Se posso aggiungere una cosa, dico che sono molto contento di questa iniziativa «culturale» del vostro giornale: questa infatti è, o dovrebbe essere, la funzione dei media.