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Voglia di Carnevale

Lettere al giornale

01/12/2012
Sapevate che secondo alcuni sociologi il carnevale ha una funzione sociale notevole? È considerata una sorta di valvola di sfogo per allentare le tensioni che le convenzioni e le regole del vivere civile impongono, una sorta di follia tollerata. Pare che la tradizione del Carnevale sia nata proprio per ribaltare tutte le convenzioni sociali per un solo giorno, il povero viveva come un ricco e viceversa, ma solo per un giorno naturalmente! Il sociologo Bauman spiega il Carnevale come "voglia di comunità", poiché è festa comunitaria, olia gli ingranaggi sociali resi arrugginiti dal pendolarismo che spezza le reti sociali, dall'individualismo delle nostre società, dall'incertezza della deregolamentazione collettiva. E il gran parlare dell'identità che si fa ai nostri giorni (dagli anni '60 in campo antropologico, poco più tardi in quello sociologico) forse è proprio il risultato dell'indebolirsi della comunità, un effetto della rivoluzione industriale. Ma non solo.

E allora ecco riapparire la festa comunitaria, momento di condivisione, di coinvolgimento collettivo, dove la comune appartenenza viene ribadita, dove la reciprocità e la fiducia vengono in qualche modo ripatteggiate. Forse anche per la voglia di ridisegnare ciascuno per sé, fuori dal quotidiano, un ruolo e un'immagine che ci rendano almeno per qualche giorno protagonisti di questo teatro locale.

Da queste considerazioni viste in Internet, da quanto sentito e visto negli ultimi anni sui carri allegorici organizzati dai Sestieri e dal fatto che tutto quello che succede a Cortina d'Ampezzo in 12 mesi contiene materiale che può (o forse deve) essere visto anche in chiave ironica, satirica, e spiritosa (vedi
"inchiostro" in prima pagina), nasce l'idea di fare una Assemblea generale del Canevale che si potrebbe intitolare: "Ra Fòula del Carnaal".

È un'idea comunque seria, che concretamente immagino come uno spettacolo serale all'Alexander, con brevi stacchi musicali dal vivo, magari della Young Band, con le majorettes nostrane del gruppo di danza moderna, della ginnastica aerobica o del Zumba, qualche breve scenetta dei nostri Filodrammatici appositamente costruita, intercalati da alcuni brevissimi interventi in monologo, da parte di chi vorrà sfruttare l'occasione di poter finalmente sfogare qualche sua breve riflessione, davanti ad un vero pubblico, sotto il clima riscaldato, sciolto e libero del Carnevale.

Tutti a loro modo: cantando recitando, in rima, e nella propria lingua, compreso in italiano, ladino, americano, cinese o senegalese ecc. ecc.. A patto che faccia pensare (e magari ridere!) e si resti rigorosamente nella correttezza e nella onestà, senza volgarità e lontani attacchi personali.
Ho già frequentato alcune località che già vivono il Carnevale così: mi hanno detto che le persone che contano, cioè amministratori civici, i vari presidenti ed imprenditori ricavano interessanti stimoli e un buon ritorno di immagine. A lamentarsi sono semmai quelli che "contano" ma che passano ignorati attraverso la "Foula del Carnaal". Se avete voglia di imbastire qualcosa nei prossimi due mesi, fatevi vivi. Dobbiamo prenotare subito la sala.


Sisto Menardi Diornista