Il referendum per il passaggio in Alto Adige: una storia antica
    

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Il referendum per il passaggio in Alto Adige: una storia antica

Marco Dibona

01/12/2012
La richiesta dei residenti nei tre comuni di Colle Santa Lucia, Cortina d'Ampezzo e Livinallongo del Col di Lana, appartenuti per quattro secoli all'Austria, di essere uniti al Sudtirolo, è antica.
L'amministrazione comunale di Cortina si attivò quando ancora la Prima guerra mondiale non era finita: la delibera è del 18 ottobre 1918. Una seconda richiesta di aggregazione al Sudtirolo, ormai divenuto Alto Adige, è in una delibera di consiglio comunale del 17 novembre 1919. In un documento del 12 aprile 1920 si legge: "Qualora il Regio Governo ritenesse che questa deliberazione non fosse conforme ai sentimenti della popolazione d'Ampezzo, la rappresentanza chiede che venga convocato un plebiscito".

Durante il Fascismo non fu possibile esprimere queste rivendicazioni; chi lo fece, fu perseguito, incarcerato, finì al confino. Se ne riparlò nel periodo delicatissimo dell'accordo italo - tedesco sulle opzioni, definite il 21 ottobre 1939, nel documento con "le zone mistilingue di Cortina d'Ampezzo, l'ex distretto politico con i comuni di Livinallongo e Colle Santa Lucia".

Dopo il secondo conflitto mondiale ripresero i movimenti popolari; il 14 luglio 1946 migliaia di Ladini dolomitici si riunirono sul passo Sella, diffusero volantini in inglese, per inoltrare pure agli Alleati la richiesta di riunificazione, con un referendum.

In epoca più recente, il 28 novembre 1989 fu Giovanni Valle a rilanciare l'ipotesi, in consiglio comunale. La delibera fu votata il 18 novembre 1991, diciassette favorevoli, due astenuti, ma il documento rimase lettera morta, per obiettive difficoltà legislative e burocratiche.

Cambiate le norme, con un pronunciamento della Corte costituzionale del 2004, si poté agire di nuovo. Nel febbraio 2007 furono le tre unioni ladine di Colle, con Paola Agostini presidente, di Livinallongo, presieduta da Cristina Lezuo, e di Ampezzo, con Elsa Zardini, a protocollare la richiesta formale ai tre comuni di indire la consultazione popolare.

Cortina non lo decise nel successivo consiglio del 16 marzo, ma rinviò la delibera al 5 aprile, ultimo atto del sindaco Giacomo Giacobbi, con quindici favorevoli e due consiglieri assenti dall'aula.
I tre consigli designarono due delegati, incaricati di seguire la pratica, a Roma: il vicesindaco e assessore ladino Bruno Dimai, quale effettivo, con Siro Bigontina sostituto.

Nel frattempo si costituì il comitato promotore, coordinato da Bigontina, e sorsero gruppi di opinione, a sostegno della proposta referendaria, guidati da Marco Pizzinini, per gli Amici della Ladinia unita, e da Eddy Demenego, in Ampezzo. Non ci fu opposizione, ma soltanto un gruppo di informazione, che invitò gli elettori a riflettere.

Il voto fu fissato per domenica 28 e lunedì 29 ottobre 2007. Ai promotori servivano 3.415 voti a favore, nei tre comuni, poiché si trattava di un voto congiunto: gliene arrivarono 3.847, il 78.87% dei votanti, il 56.36% degli elettori. A Cortina, i si furono 2.788, i no 829.