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Cortina oggi - Cortina ieri

Roberto Pappacena

01/10/2011
L'attrazione, oggi a Cortina più viva che mai, nei confronti dell'Austria, poggia senza dubbio su basi solide e trova una valida giustificazione nella deludente situazione sociopolitica in cui l'Italia sta progressivamente affondando.

Personalmente, ho avuto la fortuna di giungere a Cortina nell'ottobre del 1957, quando il suo clima socio-culturale, per l'«identità di frontiera» (l'espressione è di Claudio Magris) che la Valle d'Ampezzo offriva, era quanto mai attraente perché ricco di stimolanti e costanti incontri tra la cultura austriaca e quella italiana. Simbolo di tale collaborazione ho sempre considerato la singolare chiesetta di "San Candido a Campo di Sopra" dove ancora oggi è possibile ammirare la cinquecentesca pittura di un "Vecellio", copia del Battista di Tiziano, che si erge di fronte ad un superbo altare ligneo, del 1549, di Michael Parth, artista di Brunico.
L'incontro della cultura austriaca con quella italiana mi sembra, insomma, l'aspetto quanto mai stimolante di una fervida creatività artistico - culturale che sarebbe il caso, oggi più che mai, di approfondire e di ricostruire.

In realtà, la valida e determinante presenza a Cortina di personaggi e di consuetudini di stampo austriaco, non ci obbliga a ignorare gli impulsi provenienti da artisti e scrittori italiani che, con la loro fervida e costante presenza, hanno arricchito creativamente questa splendida valle: penso, che so, al pittore lucano Italo Squitieri, alla pittrice e scrittrice Alis Cabessa Levi, nata a Manchester e proveniente da Venezia insieme con il marito musicista Giorgio Levi, che fu anche Direttore per anni del Circolo Artistico. La porta della loro casa a Cianderies si aprì sistematicamente, anche fuori stagione, per ricevere, tra gli altri, Carlo Emilio Gadda, Claude Mauriac, Indro Montanelli, Dino Buzzati, Giovanni Comisso, Ernest Hemingway, Giuseppe Berto, Maria Luisa Astaldi, fondatrice del famoso premio "Cortina - Ulisse", Eugenio Montale, Gala Barbisàn, Milena Milani, che abitò a Cortina per lungo tempo, Enrico Falqui, Gianna Manzini, che diventò di Alis amica carissima, Mario Sironi, Ildebrando Pizzetti, Arthur Rubinstein, ed altri personaggi che non riportiamo per non riempire la pagina. Questi fervidi incontri con personalità in prevalenza italiane avvenivano sistematicamente in case private durante tutto il corso dell'anno, e mi sembrò, quando giunsi a Cortina, che ne caratterizzassero in modo affascinante e senza interruzioni la vitalità culturale e artistica.
Oggi capisco, sì, che le delusioni sistematicamente prodotte dall'attuale situazione sociopolitica possano determinare sempre più profondamente una nostalgia dell'Austria. Confesso che, quando mi reco in Pusteria, provo una sensazione di benessere spirituale perché vedo quei paesi animati costantemente dalla gente che vi abita: immuni, come sono, dal contrasto sempre più accentuato tra il pieno delle stagioni e il vuoto totale dei fuoristagione.

La Cortina del secolo scorso mi piaceva, insomma, per la costante vivacità che la caratterizzava:
penso, anche, tra l'altro, ai musicisti jazz che animavano e rallegravano locali come "Il Cristallino" o "L'Alaska". Oggi, è vero, disponiamo dell'Alexander Hall e del mastodontico "Teatro Tenda" dove, immerso in una folla di sconosciuti, finisco per guardare il grande apparecchio televisivo che domina lo spazio.
Più vivi e più vicini, in questo senso, allo spirito tradizionale della cultura in Ampezzo, mi sembrano gli incontri letterari organizzati nella Sala del Palazzo delle Poste dal vivace e sempre entusiasta Francesco Chiamulera che ci fa conoscere dal vivo personaggi interessanti e ricchi di calore umano, autori di "Una montagna di libri" che è bello scalare con i chiodi della mente.