PROGETTO «CASE PER RESIDENTI»: ALCUNE CONSIDERAZIONI
    

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PROGETTO «CASE PER RESIDENTI»: ALCUNE CONSIDERAZIONI

Lettere al giornale

01/11/2009

Non desidero entrare nel merito dei propositi e degli obiettivi, ma esprimere alcune considerazioni, esclusivamente tecniche, sulla questione per alcuni aspetti meritoria, delle «case per i residenti».

Alla data delle elezioni, uno degli obiettivi programmatici indicati fra le liste, era il «raggiungimento

degli ottomila residenti», quindi, in termini demografici, la prospettiva di un futuro di popolazione visto secondo le dinamiche riscontrate nel passato. Per questo, e sicuramente, il redigere le linee del nuovo PRG comporterà

un nuovo capitolo sulla demografia (dinamica e proiezioni), a medio e lungo termine ricavate dalle serie storiche, decrementi, incrementi, popolazione attiva, etc.

L'obiettivo si appoggia, invece, sulla previsione di una popolazione futura, dedotta sulla base del comportamento di variabili anche non demografiche (verificate?), dalle quali enunciare una volontà politica ritenuta allora opportuna.

Dal bilancio demografico (Istat, anno 2008 31 dicembre), si ricavano alcuni dati dai quali risulta, per CdA, una popolazione residente pari a 6112 unità con 2843 M e 3269 F. Un saldo naturale negativo (-23, più morti di nati), e un saldo migratorio pari a 3 unità.

Le famiglie 2808, i conviventi 11, il numero medio dei componenti per famiglia pari a 2,2; mentre i residenti in famiglia sono 2848 M e 3225 F, in convivenza 25 M e 44 F.

Inoltre i residenti stranieri erano 233 con 86 M e 233 F.

Quello che sfugge è il numero reale dei residenti effettivamente presenti, non occasionali, e di conseguenza quanti anni di presenza non saltuaria siano necessari per ottenere la cittadinanza.

Un ultimo dato Istat conduce all'aprile 2009, dove la popolazione residente totale risulta pari a 6087 unità, con un decremento di 25 unità.

A margine risulterebbe interessante, all'interno delle attuali scelte politiche, conoscere il dato sulla popolazione presente, l'età e il sesso della popolazione emigrata e immigrata, ricordando come l'operare sul saldo migratorio, pur essendo possibile anche su piccole aree, vada considerato con estrema cautela e per tempi brevissimi (uno-due anni), e solo indicativamente.

Com'esempio, dal dato dell'aprile 2009 (residenti 6087), dovendo raggiungere l'obiettivo degli 8000 residenti significa l'aspettativa di insediare 1913 persone, quindi, e come ipotesi, 638 famiglie con un numero medio di componenti per famiglia pari a tre (ora 2,2).

La piramide delle età, che esprime l'evoluzione demografica di CdA nel periodo trattato, non assume nemmeno la forma di una «trottola», bensì quella della sovrapposizione di melanconici rettangoli ad indicare una popolazione divisa per età e sesso, con un alto indice di vecchiaia e un basso tasso di natalità.

Il tetto degli 8109 abitanti è stato raggiunto nel 1981, e in 28 anni la popolazione è diminuita di 2022 unità.

Considerazioni magari grezze, da verificare come prima ipotesi, anche per dare un senso al come dell'obiettivo.

Nuove famiglie nell'ambito dei Sestieri, apparirà una nuova dispersione urbana? Quali offerte d'attività e di professionalità, e le scuole, nuovi mestieri, nuove identità, un pendolarismo a rovescio?

Si tornerà a fare legna e si puliranno i boschi, è cessata l'identità agro-silvo-pastorale, forse era il tempo?

Ma i costi d'urbanizzazione, l'uso del piano casa, architettura bioclimatica, le energie alternative, l'analisi del suolo atto agli insediamenti, ancora i parcheggi interrati?

Domande, e ne rimane una: perché 8000 residenti?

Il diritto-dovere di scelta, che compete alla politica, non vanno mai scalfiti, ma la stessa deve sempre sottoporli, con umiltà, ad una verifica?

Pier Maria Gaffarini / DAURLST

/ Università di Padova