Teofrasto Dandrea, insegnante, albergatore e altro, al servizio della comunità
    

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Teofrasto Dandrea, insegnante, albergatore e altro, al servizio della comunità

Mario Ferruccio Belli

01/07/2012
«Le ritorno compiegato quanto ha osato inviare a questo ufficio e le comunico che, soltanto per la manifesta buona fede, non procedo nei suoi confronti per tentativo di concussione, a sensi del codice penale….L' Imperial Regio Capitanato distrettuale d'Ampezzo".

Quali le ragioni di questo estratto di lettera che ci arriva dal lontano 1913? Semplicemente che il maestro elementare in pensione Teofrasto Dandrea, al quale era indirizzato, nel 1907 in vista dell'arrivo della strada delle Dolomiti aveva costruito su terreno di proprietà, al di là del Falzarego, un piccolo albergo. Quattro anni più tardi, l'esercito austriaco aveva chiesto di comperarlo, essendo servito da proprio acquedotto e in prossimità di quello che si temeva sarebbe diventato il fronte, in caso di guerra.
I carteggi li aveva seguiti appunto il Capitanato di Ampezzo e così, arrivati proficuamente alla conclusione, Dandrea aveva ritenuto di "sdebitarsi" facendo recapitare al Capitano un pacco di sigari! Assolutamente nulla di irrispettoso o, dio ne scampi, di doloso. Una manifestazione di sola cortese, anche se inopportuna, ravvisata l'esasperata correttezza formale delle autorità austriache di allora.
Quando il gendarme gli consegnò il plico, Teofrasto, contava 51 anni e di pensieri ne aveva già abbastanza. Da tre anni la moglie Caterina Degasper Meneguto se n'era andata, lasciandolo vedovo con bambini cui pensare e tanti problemi di ordine esistenziale.
Anche nell'Ampezzo della felice Austria quando un uomo vigoroso restava vedovo iniziavano i guai.
Ma fino allora tutto era andato bene nella sua vita. Michele (1825-1893) suo padre, prima di aprire un'osteria in piazza, era stato impiegato scritturale nel Comune, donde il soprannome “schreiber”, destinato a diventare compagno di viaggio anche del figlio Teofrasto. Di intelligenza vivace appena finita la scuola popolare era stato mandato a perfezionare il tedesco alle superiori di Brunico. Per questo investimento egli aveva ricevuto dal Comune un sussidio di “fiorini 50 per vostro figlio in considerazione del vostro bisogno e della lodevole condotta osservata dal figlio”.
Dopo il diploma di maestro, acquisito a Rovereto, Teofrasto era ritornato in Ampezzo per assumere la prima supplenza, nella III classe delle scuole popolari femminili. Nell’ottobre dell’anno seguente, 1889, aveva otteneva l’incarico nella stessa classe, in sostituzione della maestra Zanardelli, con un salario di 45 fiorini oro al mese. Un piccolo tesoro che gli aveva permesso di sposarsi ed aiutare il padre nell’ingrandimento dell’osteria trasformandola in albergo denominata Al Parco ( oggi San Marco). La cucina accurata curata dalla moglie contava, fra l’altro, anche sul pesce fresco che arrivava quotidianamente dalla pescheria attivata dagli Schreiber nel lago d’Ajal, preso in affitto ventennale dal Comune. Lassù Teofrasto avrebbe costruito un casotto chalet per la vigilanza ma pure per l’accoglienza dei turisti.

LA POLITICA- I POMPIERI VOLONTARI. LA BANDA- LE DISAVVENTURE

Egli ormai era entrato nella Lista dei Giurati, elenco prestigioso delle persone in grado di ricoprire quella carica ma pure testimonianza dei possessori di reddito e delle loro qualità personali, compreso se conoscessero una o più lingue della monarchia. A partire dal 1893 egli s’era collocato fra i primi dieci più ricchi d’Ampezzo. Il benessere gli arrivava soprattutto dall’albergo frequentato grazie alla posizione. Di lato stava la chiesa, in faccia il municipio e la stazione di posta e cambio dei cavalli, che si abbeveravano alla fontana proprio al centro della piazza. Lo gestiva la moglie con il personale. Nel tempo libero dalla professione e dagli impegni pubblici vi collaborava tenendo le relazioni. Volontario nella società dei Pompieri volontari d’Ampezzo, a partire dal 1898 ne era diventato il direttore, sostituendo il collega Max Manaigo che s’ era dimesso. Per la sua dedizione, unita alla professionalità era stato anzi nominato Ispettore provinciale antincendio con competenza su diversi distretti tirolesi, oltre a quello d’Ampezzo. Era membro del Consiglio Scolastico; socio del Club alpino; socio sostenitore della Banda cittadina; più volte consigliere comunale e, per due trienni, anche assessore. Purtroppo, dopo avergli dato altri due figli Alda (1897) e Benno (1900) oltre a Rita (1891) e Ugo (1893) Caterina Degasper Meneguto era morta.

Teofrasto aveva un fisico massiccio, i capelli tenuti cortissimi e due baffoni imperiosi sulla faccia larga e paciosa. L’abbigliamento impeccabile da gentiluomo, l’orologio da taschino con la catenella d’argento e il ciondolo d’oro confermavano l’uomo sicuro di sé. Ma, alla fine di febbraio 1909, il quotidiano La Patria di Trento, il più letto allora a Cortina, pubblicò una notizia che, per quanto espressa in forma dubitativa, costrinse il sindaco Dimai a chiedere una rettifica. “Apparve su questo giornale dei 24 andante un articolo che fu arrestato un consigliere del comune di Ampezzo, per un reato contro il buon costume; siccome è assolutamente falsa tale notizia, … Come è pure falso che sia stato arrestato un maestro in pensione. In qualità di Capo comune ho il dovere di protestare contro simili calunnie”. L’identificazione, seppure con l’ombra del dubbio che spesso è quasi peggio della certezza, come avviene spesso, mise in movimento le voci, anzi forse calunnie. Si trattava di quelle avventure muliebri, così comuni ai poveretti all’improvviso rimasti vedovi. Comunque tali da rendergli la vita ancora più difficile.
Ma egli era un generoso e multiforme uomo politico;come era stato un impeccabile e colto maestro elementare. Per di più impegnato con un secondo albergo sul Falzarego ai bordi della nuovissima strada delle Dolomiti, in una località in comune d Livinallongo, chiamata Sot la Locia. Quello che l’esercito austriaco aveva deciso di comperarlo e per il quale il capitanato distrettuale aveva interposto i suoi buoni uffici. Tutto alla luce del sole e della trasparenza. Perciò anche il rigorismo formale aveva ammesso che il malcapitato Dandrea meritava le attenuanti dovute alla sua solitudine operosa. Così il minaccioso messaggio che abbiamo riportato chiudeva con un tocco di umanità che certamente gli riportò il sereno. “Trattengo la fotografia dell’immobile come documento e ricordo. L’imperial regio capitano distrettuale dr. Anton Dannesberger””.