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Le indagini al Codivilla: tutti assolti con formula piena

Marina Menardi

01/07/2012
Si è risolto con una bolla di sapone il "caso Codivilla", che ha visto indagate 13 persone per le cartelle cliniche "gonfiate" in seguito ad un'ispezione della Guardia di Finanza partita su direttiva del ministero nel 2007. La magistratura ha cercato di capire se le schede di dimissioni ospedaliere (Sdo) sequestrate (si parla di alcune migliaia) sono state alterate al fine di ottenere maggiori rimborsi da parte della società di gestione. Le accuse erano di truffa al danno del servizio sanitario nazionale e di falso ideologico.

A distanza di cinque anni, è arrivata la sentenza: tutti assolti perché il fatto non sussiste. Cinque anni di attesa di un'assoluzione che era certa, come conferma Carlo Brusegan, Direttore sanitario della struttura ospedaliera di Cortina dal 2004, tra gli indagati e ora assolti "perché il fatto non sussiste".

Dottor Brusegan: un processo mediatico durato cinque anni e che si è risolto in una bolla di sapone...
Ha detto bene: tutto risolto in una bolla di sapone. Ma la sorpresa sta nell'accusa grossa che ci è stata rivolta. Normalmente si dà gran valore all'accusa, dimenticando che uno non è colpevole finché non viene condannato. Succede, invece, che quando uno viene accusato è anche automaticamente condannato, soprattutto dalla stampa. All'inizio sono state enfatizzate le affermazioni accusatorie dell'ispettore della Finanza e ritenute totalmente prive di fondamento le nostre, cioè che abbiamo operato bene. Chi ha creduto a quelle accuse ha sbagliato. In questi anni non siamo stati considerati degli innocenti: eravamo visti come coloro che, con tutto questo fumo, c'è sicuramente un arrosto. E invece, sotto il fumo, nessun arrosto, solamente un bollito.

Ci può spiegare com'è andata al processo?
La prima udienza era riservata, e ha visto come unico protagonista l'ispettore del ministero delle Finanze Alberto Luccone, sentito come testimone principale dell'accusa. La sua testimonianza è stata considerata inutile dallo stesso Pubblico Ministero, in quanto non ha dimostrato nulla ai fini dell'accusa. Semmai, è emerso qualcosa di sospetto nei suoi confronti. Nella seconda udienza sono intervenuti i consulenti sia del Pm, sia della difesa, ed è emerso che il comportamento di noi indagati è stato corretto. Al termine dell'udienza, i consulenti hanno proposto al giudice di non sentire più testimoni perché non ne valeva la pena, nemmeno gli imputati, fatto salvo il loro diritto a deporre, se l'avessero chiesto. È particolarmente significativo che da parte del Pm ci fosse la convinzione che tutto questo fosse solo fumo, e niente arrosto. Il pm ha sostenuto che non c'erano prove per accusare.

È sorpreso della sentenza?
Da parte mia non c'è alcuna sorpresa; noi abbiamo lavorato come sempre, con serenità, convinti di aver sempre operato bene. In fondo, perché non ci hanno sospesi dal servizio fin dall'inizio? Nessuno ha chiesto provvedimenti nei miei confronti, nonostante le gravi accuse. Significa che non erano poi così fondate.

Come ha influito questa vicenda sull'attività Sua e della struttura ospedaliera in generale?
La vicenda ha sicuramente appesantito l'attività, ha minato la nostra credibilità. Il danno c'è, non vi è alcun dubbio. Un danno di immagine per l'ospedale, e un danno nostro, come professionisti. Per cinque anni siamo stati guardati con sospetto. Adesso dobbiamo ricostruire e rilanciare l'immagine nostra e del Codivilla. La vicenda giudiziaria ha pesato anche sulle valutazioni della Regione riguardo alla sperimentazione pubblico-privata, frenando di fatto molte cose. Auspichiamo ora che si riprendano in mano i progetti e si vada avanti. Se la Regione aveva bisogno della nostra credibilità, ora l'ha avuta.
Adesso ognuno faccia la sua parte.

L'opinione pubblica ha avuto un suo peso su tutto questo?
Molte persone si sono dimostrate contente per come si è conclusa la vicenda giudiziaria, e questo, naturalmente, ci fa molto piacere. Altre, invece, contavano su un esito negativo per un ritorno alla gestione pubblica dell'ospedale, e anche questo ha appesantito il lavoro di questi anni a vari livelli. Altre dovrebbero essere le motivazioni per fare pressioni in Regione su decisioni che pendano da una parte o dall'altra. A queste persone, è scoppiata in faccia una grande bolla di sapone.