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UN NUOVO VERDE PER CORTINA

Ennio Rossignoli

01/11/2009

L'antico sogno di una Cortina congressuale, ritenuta la sola capace di moltiplicare i tempi turistici, continua dunque a rivelarsi irrealizzabile, stante la complessità e l'ampiezza dei coinvolgimenti che una simile organizzazione inevitabilmente comporterebbe: oltre alle attrezzature specifiche sarebbero infatti chiamate in causa tutte le strutture dell'accoglienza, proprio quelle che nei periodi «bassi» vengono - e restano - implacabilmente chiuse. Si è sempre obiettato: ma per chi tenerle aperte, perché offendere il buon senso commerciale? Un problema per così dire «circolare», un circolo che solo una azione coraggiosa e debitamente concertata potrebbe spezzare. Un gran peccato, che va ad aggiungersi a qualche altro: per esempio a quello della infinita vicenda del campo da golf (una sorta di fata Morgana d'Ampezzo, che solo da non molto pare destinata a scomparire).

Sconfortante? Almeno fino a ieri, perché oggi sembrano aperte prospettive di svaghi magari non proprio ortodossi (ma poi, quali sono?), ma sicuramente remunerativi; un altro vecchio progetto che pareva definitivamente tramontato, e che ritorna periodicamente a fare capolino tra certe intenzioni ministeriali.

Si riparla di Casinò, il tempio delle facili fortune e delle rovine non meno facili: roulette, tavoli verdi, slot machine, tutto l'armamentario della malattia dell'azzardo, stavolta ospitabile nei grandi alberghi - a Cortina ce n'è più di uno. Che dire? Certo le case da gioco evocano lussi internazionali e rimandano a follie letterarie (qualcuno ricorda il giocatore di Dostoevskij?): Montecarlo, Las Vegas, Venezia, anni fa ce n'era una persino a Pieve di Cadore. Perché dunque non a Cortina? Una risorsa per una economia in qualche affanno? Può darsi, ma non si può nel contempo dimenticare che intorno a loro circolano anche una umanità non sempre irreprensibile e interessi non sempre raccomandabili. In ogni caso - e sia pur lontano da vecchi pregiudizi - non possono non spuntare certe perplessità sui possibili sviluppi della fisionomia di una società che ha sempre affidato alla discrezione elegante, a uno stile «soffice» la propria immagine di qualità: tutto ciò detto trascurando le inevitabili conseguenze su infrastrutture già piuttosto delicate (è un eufemismo). È vero, si è trattato niente più che di una ipotesi, passata con la rapidità e l'inconsistenza di uno scoop giornalistico, ma è una ipotesi «carsica», che ricompare ogni tanto, e non è detto che prima o poi il tintinnare delle fiches non diventi un suono familiare tra le morbide abitudini di un pubblico d'èlite. Quanto alle stonature, come sempre dipendono dagli esecutori!.