ASPETTI DELLA CULTURA A CORTINA NEGLI ANNI ‘80 E ‘90
    

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ASPETTI DELLA CULTURA A CORTINA NEGLI ANNI ‘80 E ‘90

Mauro Polato

01/01/2009

Cultura: quanti delitti nel tuo nome! Questa considerazione ti viene posta, riproposta e, direi, imposta da tutto quello che in Ampezzo vien immesso sul mercato come cultura. Ma cos'è questa cultura? Per me resta ancora la vecchia definizione che mi trascino dietro dal liceo. Cultura è ciò che resta dentro dopo avere dimenticato tutto quello che hai imparato a scuola. E' questo l'impietoso setaccio, con cui nella cultura stagionale d'Ampezzo vado abburattando la farina buona dall'inseparabile, eternamente presente crusca. E se poi in crusca incappo, inghiotto anche quella nella convinzione che aiuta l'intestino nell'evacuazione».
Con l'acume e l'ironia che lo distinguevano, Mario Caldara scriveva queste parole nella sua rubrica «L'indigeno», apparsa per oltre dieci anni sulle colonne del «Notiziario di Cortina», allora diretto dall'indimenticata Giovanna Mariotti. Correva l'anno 1990. In effetti fare cultura a Cortina, come in qualsiasi altro luogo, è un esercizio difficile e complicato. In primo luogo perché il termine «cultura» si presta ad una enorme possibilità di interpretazioni e di sfumature, per cui quello che viene considerato cultura da qualcuno, per un altro risulta a volte insulso e insignificante, così come vale il viceversa. Non sempre si riesce a valutare nell'immediato se quel «qualcosa» di immateriale, ideale, intangibile che passa sotto il nome di cultura è valido e lascerà il segno, oppure se è una pura mistificazione che segue le mode del momento e, come talvolta suscita scalpore e grande sommovimento di folle, così verrà abbandonato e dimenticato già il giorno seguente. Fare cultura costa e tale costo non viene quasi mai recuperato, perciò indirizzare le risorse finanziarie per realizzare cultura in una direzione piuttosto che in un'altra ricade spesso nella responsabilità di amministratori o organismi politici, e non si tratta di decisioni semplici.
Comunque sia, dopo avere fatto queste brevi considerazioni che riguardano la politica culturale e che di certo non si possono considerare esaustive dell'argomento, vista la sua complessità, ritorniamo ai principali aspetti della cultura di Cortina negli anni '80 e '90 del secolo scorso.
Come abbiamo già avuto modo di dire, Cortina d'Ampezzo ha goduto, in questo periodo, di una notevole vivacità culturale.
Vuoi per i personaggi che la frequentavano, vuoi anche per la curiosità e la predisposizione della gente del posto, si è creata spesso un'osmosi interessante e proficua che ha certamente arricchito, nel corso degli anni, il tessuto sociale di Ampezzo.
Nonostante le polemiche che ne segnarono la fine, il «Circolo Artistico di Cortina d'Ampezzo» lasciò un'importante eredità.
Il 4 agosto 1978 si inaugurava infatti il «Mese Mondadori a Cortina» che prevedeva la presentazione di una serie di libri tra cui «Non ho parole» di Luca Goldoni e «Il cappotto di Astrakan» di Piero Chiara. Colui che intuì le grandi potenzialità che poteva offrire la presentazione di libri di alto livello culturale o letterario, con la presenza dell'autore, e che si assunse l'onore e l'onere di sviluppare questa iniziativa, fu Ilario Sovilla. In un primo tempo il Mese Mondadori fu ospitato nella Terrazza Cortina del Palazzo delle Poste, ma, dopo un paio di stagioni, vista la grande affluenza di pubblico, trovò sede più adatta presso il Cinema Eden. Una delle trovate di maggiore successo del ciclo di presentazioni che qui si tenevano, denominate «Incontri ravvicinati con gli scrittori italiani», fu quella di far realizzare i cartelloni che illustravano l'autore o il libro che veniva presentato di volta in volta, da un illustratore di grande talento che operava a Cortina, Giulio Durante. Durante, nel pomeriggio che precedeva l'evento, disegnava o illustrava i cartelloni nella piazzetta su Corso Italia, davanti all'entrata del Cinema Eden. Qualche sua opera ebbe notevole successo, tanto è vero che alla presentazione di un libro di Cesare Marchi su Tiziano, i proprietari del ristorante «Dodici Apostoli» di Verona (uno dei migliori della località scaligera), offrirono a Durante e Sovilla, in cambio del cartellone illustrativo, la possibilità di mangiare gratis presso il ristorante tutte le volte che lo volevano.
Nell'agosto del 1989, alla presenza del senatore Giovanni Spadolini, veniva inaugurata presso il Centro Congressi dell'Hotel Savoia una mostra con le vignette e le caricature di Giorgio Forattini, in quel periodo il più prestigioso e influente vignettista politico in Italia, i cui disegni, pubblicati sul quotidiano «La Repubblica», valevano a volte un intero editoriale. Questo evento rappresentò l'inizio di una fortunata serie di incontri culturali, chiamati «Cortina cultura e natura», che si protrasse per tutti gli anni '90. L'organizzatore di questi incontri, che avevano il libro e l'autore come principali
protagonisti, fu Ilario Sovilla, grande libraio e personaggio di cultura di Cortina, che si avvalse della collaborazione di Danilo Lo Mauro per la parte operativa e di Ennio Rossignoli per quanto riguarda l'introduzione o la presentazione dei libri. Sul palco del Centro Congressi dell'Hotel Savoia si alternarono, nel corso degli anni, tutti i principali scrittori italiani, nonché molti leader politici di quel periodo come Andreotti, Spadolini e Cossiga, che vedevano nel proscenio del Savoia una ghiotta occasione per promuovere le loro fatiche editoriali.
Tra i tanti personaggi della letteratura che trovarono spazio a Cortina, uno dei più assidui fu Riccardo Bacchelli, autore, tra tanti altri libri, de «Il mulino del Po». Uno dei vezzi di Bacchelli era quello di farsi regalare una baffa di speck alla fine di ogni stagione estiva, lamentandosi con Sovilla qualora, accingendosi a lasciare Cortina alla fine di agosto, lo speck non gli fosse stato recapitato con puntualità.
La manifestazione estiva del Savoia rappresentò per molti anni il principale evento culturale per Cortina, con una vasta risonanza anche a livello nazionale. Essa si concluse nel 2003 allorché lo storico hotel fu chiuso per una completa ristrutturazione e, a partire da quell'anno, le manifestazioni estive si trasferirono nella tensostruttura in zona stazione con altri protagonisti e un'impostazione molto diversa rispetto a quella del Savoia, sia pure con grande successo di pubblico.
Non va poi dimenticata e sottaciuta una manifestazione culturale che si è svolta per molti anni presso la Sala Akropolis dell'Hotel Serena e che ha visto padre Ulderico Pasquale Magni e molti suoi importanti ospiti affrontare i temi più cruciali della modernità, sia per quanto riguarda il rapporto tra l'uomo e la scienza, sia per quanto riguarda l'uomo e il suo futuro, in un difficile equilibrio di convivenza tra varie culture, religioni e visioni politiche del mondo.
Allo stesso modo Rosanna Raffaelli Ghedina ha proposto in quegli anni, presso l'Hotel Venezia, una serie di incontri incentrati sulla letteratura, sulla poesia e sulla religione, con qualche tentativo di affrontare aspetti della cultura orientati verso l'astrologia, la magia, il misticismo e l'occultismo.
Nel corso degli anni Ottanta e Novanta operarono a Cortina alcune importanti gallerie private di arte moderna e contemporanea.
Tra tutte ci piace ricordare la figura di un gallerista davvero singolare, unico nel suo genere e che ha lasciato il segno a Cortina per la sua grande umanità, generosità e capacità di imprenditore nel campo del mercato dell'arte.
Si tratta di Mario Marescalchi, la cui galleria, sita in Corso Italia, fu nei primi anni Novanta un punto di ritrovo e riferimento mondano e culturale di primissimo piano. Marescalchi portò a Cortina opere di Chagall, Picasso, Morandi, Magritte, Monet, Kandinski, Mirò e molti tra i più grandi artisti del '900. E' dunque dispiaciuto a molti vedere che una delle più prestigiose gallerie d'arte in Italia, famosa per l'assoluta certezza di vedere (per tutti) e comprare (per pochi) opere autentiche e certificate, abbia trovato ingloriosa fine una volta caduta nelle mani dei successori del defunto Marescalchi. Altri importanti galleristi che portarono a Cortina il fior fiore degli artisti del '900 furono i Farsetti, i Pescali, Contini, Hausamann, mentre non va dimenticato, per l'arte dell'800, un altro importante gallerista, Giuliano Matteucci.
A seguito della donazione alle Regole d'Ampezzo da parte di Rosa Braun, vedova di Mario Rimoldi, di 170 opere di importanti artisti italiani e stranieri del '900, nel 1975 veniva inaugurato il Museo d'arte moderna Mario Rimoldi. Arricchito nel 1982 di altre 300 opere di Alis Levi a seguito della donazione di Lia Cohen, la pinacoteca delle Regole d'Ampezzo rappresenta un'espressione di altissimo livello per quanto riguarda la pittura del '900.
Sul versante della cultura locale, le istituzioni che hanno operato con maggiore profondità e costanza nell'intento di valorizzare il grande patrimonio artistico, letterario, storico presente in Ampezzo sono state le Regole d'Ampezzo, La Cooperativa di Cortina e l'Union de i Ladis d'Anpezo. Oltre alla già citata Cassa Rurale, che come abbiamo detto in precedenza, operò direttamente in ambito culturale fino al 1975, per poi contribuire alla stampa di numerosi volumi scritti da autori locali, le Regole, La Cooperativa e l'Uld'A hanno promosso e finanziato una serie innumerevole di libri, dalla «Storia d'Ampezzo» di Giuseppe Richebuono al «Vocabolario italiano-ampezzano», da «Cronaca di Ampezzo nel Tirolo» di don Pietro Alverà al volume sulla «Natura di Ampezzo» di Rolando Menardi, al libro «San Jaco» di Paolo Giacomel e Stefano Zardini (sono qui citati solo alcuni esempi) per arrivare a svariati libri sulla storia dell'alpinismo a Cortina, sulle sue guide, la sua fauna, la flora, la geologia.
Insomma una notevole attività editoriale che tuttora prosegue e che rende giustamente orgogliosi gli abitanti di Cortina per la incredibile ricchezza non solo paesaggistica, ma anche culturale, di cui può godere.