DOPO LA MARCIA SU VENEZIA TUTTO TACE PER IL CODIVILLA E GLI OSPEDALI DI MONTAGNA
    

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DOPO LA MARCIA SU VENEZIA TUTTO TACE PER IL CODIVILLA E GLI OSPEDALI DI MONTAGNA

Redazione

01/03/2012
Le risposte della Regione sul futuro degli ospedali di montagna erano attese per i primi di febbraio, come era stato annunciato in occasione della manifestazione "Tutti a Venezia per salvare i nostri ospedali", che, lo scorso 26 gennaio, aveva portato nel capoluogo lagunare oltre 800 persone della provincia di Belluno. Dopo il gran chiacchiericcio di vari politici sui giornali locali nei giorni immediatamente successivi alla manifestazione, è poi calato il silenzio. Alla fine di febbraio è ancora tutto in sospeso e anche l'ospedale Codivilla di Cortina resta nel limbo, pur essendo scaduta da oltre due anni la sperimentazione pubblico-privata (51% Ulss 1 e 49% Giomi spa). Il ritorno a una gestione completamente pubblica per il Codivilla di Cortina è infatti uno degli obiettivi principali dei comitati promotori della manifestazione veneziana, oltre al mantenimento in efficienza degli ospedali di Belluno, Feltre, Lamon, Pieve di Cadore e Agordo, all'aumento dei posti letto e al ripristino della maggiorazione del 25% sulla quota pro-capite nei bilanci delle Ussl della Provincia. I comitati promotori, in assenza di risposte da parte dei politici regionali, il 25 febbraio si sono nuovamente riuniti a Ponte nelle Alpi per ribadire la loro protesta contro i tagli per gli ospedali di montagna e la volontà di proseguire nelle contestazioni se i comitati non verranno ammessi ai tavoli della contrattazione provinciale. Sino al 29 febbraio da Palazzo Balbi non è arrivata nessuna risposta e forse il commissariamento della provincia di Belluno non aiuta ad avere voce in capitolo. Di certo i Comuni di montagna si sentono sempre più un mondo a parte rispetto alla pianura e le notizie fin qui avute sul nuovo Piano Sanitario Regionale rischiano di aggravare ancora di più la frattura territoriale. Le linee guida del Piano Socio Sanitario regionale per il triennio 2012-2014 si prestano infatti a diverse interpretazioni: se da un lato specificano come "le Aziende Ulss con un bacino di riferimento compreso tra i 200.000 e i 300.000 abitanti presentano migliori performance gestionali ed assistenziali, configurandosi questa come dimensione ottimale a cui tendere", tengono anche conto della "territorializzazione della erogazione dei servizi, con un ambito che dovrà progressivamente adeguarsi alla soglia (minima) dei 100.000 residenti, fatte salve eventuali specificità (es. aree montane) da definirsi di comune accordo tra Regione, Azienda ULSS e sentita la Conferenza dei Sindaci". La provincia di Belluno conta poco meno di 214.000 residenti e comprende due Ulss (Belluno e Feltre). Tenendo conto di quest'ultima precisazione dovrebbero quindi essere salvaguardate, ma restano da capire tempi e modi. La manifestazione di Venezia aveva messo in evidenza le difficoltà degli ospedali delle zone di montagna, dove vivere è già per certi versi più difficile rispetto alla pianura, tanto più se non si assicura l'assistenza sanitaria a distanze ragionevoli. Perché si sa che i chilometri sulle strade di montagna sono indiscutibilmente più lunghi dei chilometri pianeggianti, figuriamoci se si dovessero farne 200 o più per raggiungere un ospedale. Le risposte date dai politici presenti in quell'occasione erano state in puro politichese, quindi fumose e poco chiare. Leonardo Padrin, presidente della V Commissione Sanità della Regione, aveva messo l'accento sull'amministrazione in perdita del Codivilla-Putti, sostenendo che va ridiscusso il management e che bisogna valorizzare il fatto che si trovi in un territorio di valenza internazionale. Un'affermazione che in concreto non diceva nulla di nuovo sul nosocomio di Cortina.