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CENTRALI BIOMASSE: NON C'è MATERIALE PER LA COSTRUZIONE

Edoardo Pompanin

01/03/2012
La risposta alla domanda: «Ci sono i numeri per costruire una centrale a biomasse a Cortina?» è arrivata nel corso del convegno organizzato dalle Regole d'Ampezzo il 20 dicembre 2011, presso la Sala don Pietro Alverà a Cortina d'Ampezzo. Presenti il dottore forestale Michele Da Pozzo (direttore del Parco delle Regole d'Ampezzo), il dottore forestale Luca Canzan di Belluno e il signor Hermann, in rappresentanza della centrale elettrotermica di Dobbiaco. È stata letta una breve relazione del professor Cavalli. Le conclusioni emerse sono chiare: il fabbisogno locale di legna da ardere assorbe completamente la disponibilità e non è possibile la costruzione di una centrale a biomasse (almeno se l'intento è quello di sfruttare il materiale legnoso del posto).

LA SITUAZIONE LOCALE: COPERTO IL FABBISOGNO DELLE FAMIGLIE
Tutta la legna da ardere e la biomassa ritraibile dal bosco di Cortina d'Ampezzo deriva dai boschi di "produzione" (che sono il 35% della superficie di proprietà regoliera e il 22% della superficie di proprietà comunale).
I boschi delle Regole rendono in media 6.160 metri cubi complessivi annui.
I boschi del Comune rendono in media 527 metri cubi complessivi annui.
Il 70% del volume tagliato è destinato al "legname da opera".
Il 20% del volume tagliato è utilizzato come "legna da ardere".
Il 10% del volume tagliato è formato da fogliame, cortecce, ramaglie inservibili.
La biomassa ricavabile dai boschi ampezzani è pari a 1.232 metri cubi (1.725 metri steri) per i boschi regolieri e 105 metri cubi (147 metri steri) per i boschi comunali. La biomassa ricavabile da piante schiantate o secche in piede - che siano fuori portata delle strade forestali - non conta perché è recuperabile solo con costi altissimi. Attualmente quasi tutta la biomassa estratta dai boschi regolieri viene utilizzata come fabbisogno di legna da ardere. La tendenza della richiesta è in costante aumento e le qualità e la resa degli apparati di combustione (stufe, termostufe) arrivano molto vicino al 100%.
Volendo costruire un impianto di generazione elettrica con caldaia a biomassa, per la produzione ad esempio di 220 Kw/ ora, è richiesta la disponibilità di annua pari a 13.076 metri steri di legna (cioè quasi 9 volte l'intero fabbisogno delle famiglie regoliere).

ACQUISTARE LA BIOMASSA: LE QUOTAZIONI CRESCONO E IN PARTE RIDUCONO LA CONVENIENZA DELLE GRANDI CENTRALI

Ormai il mercato della biomassa (sia essa legno o altro) è competitivo, cioè non è ipotizzabile pensare ad un approvvigionamento di materia prima a basso costo. Il prezzo industriale del cippato sta crescendo velocemente: se nel 1993 era di 12.000 lire al metro cubo, nel 2008 era a 14 euro, nel 2010 a 15 euro e nel 2011 a 17/20 euro. La sostenibilità economica di un impianto si misura dunque soprattutto con la garanzia di approvvigionamento della biomassa e del costo
'variabile' da sostenere.

L'ESPERIENZA DELLA CENTRALE DI DOBBIACO: iL 90% DELLA BIOMASSA BRUCIATA ARRIVA DA FUORI COMUNE SUI CAMION
Nel 1993 nasce a Dobbiaco la società cooperativa per assicurare alle case del posto l'energia termica al minor prezzo possibile e con un minore impatto ecologico rispetto ai fumi che uscivano dalle diverse abitazioni in inverno. Dopo pochi anni, i risultati positivi hanno indotto anche San Candido a collaborare all'iniziativa, allargando l'impianto di altri 10 mega watt, per arrivare così ai 18 mega watt attuali. Inoltre in quell'occasione si cominciò la produzione anche di energia elettrica per un valore doppio di quella termica.
L'impianto consuma 150.000 metri cubi di biomassa l'anno.
La biomassa proviene per il 10% dai boschi della zona (contadini).
La restante parte del 90% proviene dalle segherie e dalle falegnamerie della Val Pusteria e da Lienz (30.000 metri cubi).
La biomassa arriva nell'anno con 1600/1700 camion (e non passa, come comunemente si crede, per la ferrovia).