IL «MICHELANGELO DEL LEGNO» A CORTINA D'AMPEZZO
    

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IL «MICHELANGELO DEL LEGNO» A CORTINA D'AMPEZZO

Roberto Pappacena

01/05/2009

Debbo confessare che grande fu la mia soddisfazione nel leggere, in La nuova enciclopedia dell'Arte Garzanti, prima edizione 1986, alla voce Brustolon Andrea(Belluno 1660-1732) - la data di nascita esatta e il 1662 - le seguenti parole conclusive: Verso il 1720 torno (da Venezia) a Belluno e vi riapri bottega.

Appartengono a quest'epoca l'altare ligneo per la parrocchiale di Cortina d'Ampezzo e altri altari per Forno di Zoldo, Mareson e Pescul, nelle Alpi Cadorine.

L' estrosa, nobilissima arte del Brustolon va ben oltre i limiti dell'artigianato e si colloca a pieno diritto tra le grandi espressioni del rococo veneziano.

L'altare di Cortina ha, come si vede in questa nota, una collocazione di primaria importanza.

Giuseppe Richebuono afferma che nel 1725 (secondo Ronzon forse prima) il vecchio altar maggiore fu sostituito con quello, ora laterale, detto del Rosario, capolavoro di Andrea Brustolon (1662-1732, di Forno di Zoldo) che oggi costituisce giustamente l'opera piu ammirata della chiesa parrocchiale. Mentre alcuni ritengono gran parte delle sovrastrutture lavoro della sua bottega, Wolfsgruber ed altri attribuiscono l'intero altare del tardo barocco in legno di cirmolo, al Brustolon, e cio sembra confermato dalla scoperta delle sue iniziali A B sui capitelli delle colonne.

Nel 1974 lo stesso Richebuono aveva scritto nell'edizione edita da Mursia: Lacchin, seguendo Ronzon, dato il tabernacolo al 1724-25. Ma dalle delibere del Comune risulta che furono eseguiti in chiesa vari lavori nel 1702-1703 (pala del Carmine, organo ecc.) e il primo maggio 1702 si diedero 24 taglie di cirmolo a Brusotol. Dato che il tabernacolo e di cirmolo, forse questo Brusotol non e altri che il Brustolon, il cui nome venne storpiato dallo scrivano.

La notizia e stata confermata, nell'aprile 2006, da Mario Ferruccio Belli che cosi scrisse nel suo libro Cortina d'Ampezzo da Aquileia ai Santi Filippo e Giacomo- Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali - Serie Storia n. 27 - aprile 2006: Il documento che sembrerebbe confermare l'altare opera del celebre Andrea Brustolon si trova nelle delibere del Maggior Consiglio sotto la data de li primo maggio 1702 e dice letteralmente: E' stato determinato di vendere al sig. Brosotol, intagliatore, taglie di cirmolo n. 24 del pie fatte per comodo et pretio di quello si mettera d'accordo. Traduzione: il consiglio comunale delibera di concedere all'artista del legno di nome Brosotol 24 tronchi di pino cembro (in ladino ziermo, italianizzato in cirmolo) ad un prezzo da concordarsi. Il non facile cognome del Brustolon appare storpiato, ma e il solo scritto esistente negli archivi di Cortina con quel nome. Questa sarebbe la prova documentale che l'altare gli sarebbe stato commissionato gia dal 1702. La data di esecuzione - scrive ancora il Belli - a volte viene spostata avanti di un ventennio e piu, sulla scorta di una affermazione accidentale di Antonio Ronzon, studioso peraltro solitamente informato.

Parlando in un suo scritto di San Vito, accenna ad una famiglia che die ricetto per alcuni mesi nell'inverno del 1725 al celebre scultore Brustolon nell'occasione che tornava d'Ampezzo dov'era stato a compire la Madonna che ancora adesso si ammira (Almanacco da Pelmo a Peralba, anno IV, 1876). Insomma, quando esattamente il Brustolon diede inizio a Cortina al suo impegno? Personalmente propendo per il 1702, dando cosi credito - d'accordo con il Richebuono – alle delibere del Comune rese note in quell'anno.

Per godersi, seduti al tavolo, la visione dell'altare del Brustolon nel suo insieme e, al contempo, nei particolari, occorre sfogliare le ampie pagine del magnifico volume di Paolo Giacomel: San Jaco - Storia e arte della Chiesa Parrocchiale di Cortina d'Ampezzo- Edizioni ULdA, agosto 2006: opera sostanziosa e arricchita da foto d'epoca provenienti dall'Archivio Storico di Foto Zardini e dalle superbe immagini di Stefano Zardini: le guardi, ed hai l'impressione di avere di fronte l'altare nella sua realta. Nel contemplarle, sento di condividere quello che scrisse Enrico Lachin degli angioletti, estensibile in realta a tutte le figure scolpite: Sembra che lo scalpello dell'artista si sia indugiato quasi con tenerezza su questi piccini, accarezzandoli, si che il legno si trasformasse in materia vivente, in morbida carne respirante. E che varieta di movenze, pur in tanta semplicita e correttezza di disegno!.

Lo spazio purtroppo non mi consente di dedicarmi a descrizioni dettagliate dell'altare. Debbo pero qui esprimere una mia personale impressione subito provata nell'osservare la statua lignea della Madonna con il Bambino.

La Madre, con il braccio destro teso verso il basso e la mano contratta come a sostenere un peso, rivolge il capo e lo sguardo proprio in quella direzione. Un atteggiamento del genere mi ha fatto subito pensare alla presenza di un originario Bambino disteso sul grembo della Madre, e andato perso o forse rubato, e in seguito sostituito con il piccolo in piedi sul ginocchio sinistro della Vergine. O forse, se e vero che la Madonna lignea - come scrive Marta Mazza - recentemente datata 1630 circa in Perusini - 2007, pp. 106-107, era piu antica dell'altare, quando fu scelta era gia probabilmente priva del Bambino originario, e fu per questo aggiunto, in modo frettoloso e illogico, quello attuale, per riempire il vuoto. In effetti, nella composizione attuale non si nota nessun diretto rapporto affettivo tra Madre e Figlio. Il Bambino salta sorridente, ma assorto in se stesso, sul ginocchio sinistro della Madonna che, pero, lo ignora fissando teneramente il proprio braccio teso nel vuoto.

Che senso ha una immagine del genere? Provate invece a ricostruire le figure nel senso da me indicato: l'atteggiamento della Madonna troverebbe una sua logica giustificazione se le sue braccia sostenessero il peso dolce del Bambino sul grembo con il capino alla sua destra, da lei guardato con le pupille gonfie d'amore. Quel grazioso Bambino, insomma, ritto sul  ginocchio sinistro di Maria, e del tutto estraneo alle intenzioni originarie dell'Autore.

Non ci resta che accennare alla recentissima pubblicazione su Andrea Brustolon e la sua bottega- Itinerari in Provincia di Belluno a cura di Anna Maria Spiazzi e Marta Mazza - Guide Skira - marzo 2009, in cui la presenza creativa del Brustolon a Cortina e raccontata con acuta penetrazione critica. La Mazza e convinta che l'impegno del Brustolon non possa ridursi, come afferma il Ronzon, ad alcuni mesi dell'inverno del 1725, e da credito invece a M. Lucco che ha vigorosamente sostenuto una anticipazione di tale manufatto al 1700 circa.

Inoltre, per quanto riguarda il giudizio sull'altare, riconosce che l'osservazione ravvicinata del tabernacolo in occasione del restauro voluto da Anna Maria Spiazzi e appena concluso da Guglielmo Stangherlin e Alessandro Carcione presso il laboratorio della Sovrintendenza BSAE di Verona, ha fornito talune incontrovertibili evidenze che, raccordate all'attenta analisi delle parti costitutive dell'intero altare, ci sostengono in una nuova lettura diacronica dell'intero complesso, cui crediamo vada restituito un ruolo primario nel corpus delle opere sacre di Andrea Brustolon.