ANCORA SULL’INTRICATA SITUAZIONE TRA COMUNE E DEMANIO
    

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ANCORA SULL’INTRICATA SITUAZIONE TRA COMUNE E DEMANIO

Marina Menardi - Alice Gaspari

31/12/2009

Come abbiamo cercato di spiegare nel numero scorso di Voci, l’area della stazione, una volta tornata di proprietà del Demanio per effetto della scadenza della concessione della zona all’ex società S.p.a. Automobilistica Dolomiti, che gestiva il tratto ferroviario Calalzo-Dobbiaco, è diventata di proprietà del Comune grazie ad un atto di permuta stipulato nel 1989 tra Comune e Demanio con un terreno in località Revisana, dove il Demanio ha costruito le Caserme dei Carabinieri e dei Pompieri, oltre ad un conguaglio, da parte del Comune, di 350 milioni di lire.

Ma dietro all’atto di permuta c’è stato un lavoro attento e raffinato del Consiglio comunale di allora, in particolare dell’allora sindaco Francesco Ghedina Basilio e dei consiglieri comunali Siro Bigontina e Giorgio Pisanò. «Sono entrato in Comune nel 1985, con l’allora sindaco Francesco Ghedina Basilio – ci racconta Bigontina – Avevamo ereditato l’atto di permuta tra Comune e Demanio dalla passata amministrazione, ma era ancora in uno stato confusionale». L’anno successivo (1986) l’Intendenza di Finanza della provincia di Belluno (oggi Agenzia del Demanio, n.d.r. ) emise un avviso d’asta per la vendita di immobili di proprietà dello Stato siti nei comuni di Pieve di Cadore e di Cortina d’Ampezzo provenienti dalla soppressione della ferrovia delle Dolomiti, tra cui rientravano l’ex stazione ferroviaria di Dogana Vecchia, l’ex fermata «Rutorto», nei pressi di Cimabanche, e l’ex stazione di Cimabanche. «Per la permuta della stazione c’era bisogno di una legge apposita del Parlamento, in quanto si trattava di cessione di beni dello Stato.

Fu Giorgio Pisanò, consigliere comunale a Cortina, ma anche senatore della Repubblica, a presentare un disegno di legge in Commissione al Senato». Dopo aver visto il bando d’asta dei caselli ferroviari, Siro Bigontina, che era stato nominato dal Consiglio all’unanimità commissario per le trattative della zona della stazione, il sindaco Ghedina e il senatore Pisanò pensarono di inserire nella proposta di legge non solo le particelle della stazione, ma anche i caselli da Dogana Vecchia a Cimabanche, prendendo così due piccioni con una fava. Lo scopo principale, ci spiega Bigontina, era perfezionare l’atto di permuta dei terreni ed entrare in possesso dell’area della stazione.

I tempi erano stretti, la legge sarebbe dovuta essere approvata in fretta, altrimenti si rischiava di perdere i caselli, già messi all’asta. Nella sua proposta, Pisanò «mise fretta» ai colleghi senatori in previsione dell’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 1992, a cui Cortina concorreva.

«E questa legge riveste una notevole urgenza - si legge nella proposta del senatore Pisanò – poiché deve essere approvata prima del prossimo 17 ottobre, data in cui il Comitato Olimpico Internazionale dovrà decidere l’assegnazione delle Olimpiadi Invernali del 1992; assegnazione alla quale Cortina concorre con ampie possibilità di successo, a patto che possa disporre pienamente di tutte le attrezzature possibili, tra le quali l’importantissima area del piazzale della stazione».

La proposta di legge fu approvata all’unanimità in commissione Senato e non ci fu bisogno che venisse discussa nelle aule del Parlamento. «Inserendo anche i caselli ferroviari, siamo riusciti ad evitare che qualcuno li acquistasse, tenendo per noi il diritto di prelazione».

Bigontina conferma che l’accordo con il Demanio riguardava la permuta dell’area della stazione, escluso il triangolino verso la funivia Faloria, oggi oggetto di diatribe. «Questa era da trattare successivamente; una volta sistemata la proprietà del Demanio; si sarebbe dovuto «permutare» successivamente con uno scambio in denaro. Allo stato delle cose di allora, non era possibile fare il rogito dell’ultimo triangolino ».

Torniamo, per concludere, alla mancata permuta di quest’ultimo triangolino che ci dà tanti problemi: vorremmo avere delle risposte, ma purtroppo abbiamo solo delle domande; il Demanio è blindato, non rilascia dichiarazioni alla stampa e incontrerà i nostri amministratori probabilmente nei prossimi giorni.

Il Demanio presenta il conto: significa quindi che è effettivamente entrato in possesso di tutto, ex lege, com’è scritto sulla richiesta di pagamento; ma allora, perché nulla è intavolato, né registrato al catasto? Quegli immobili il 20 dicembre del 1989 non avevano potuto essere compresi nell’atto di permuta col Comune, perché «non intestati al Demanio», come scrive il Demanio stesso, ma il conto che ci si chiede di pagare parte dal primo gennaio 1990: come è possibile? Come minimo, prima di pagare, bisognerebbe capire quando effettivamente il Demanio sia diventato proprietario dell’area in questione e quanto meno pretendere l’intavolazione della nuova situazione.

Ancora: quegli edifici sono stati ristrutturati a spese del Comune di Cortina; a quanto ammonta il conto per i lavori di messa in sicurezza e ristrutturazione che il Comune dovrebbe presentare al Demanio, sempre che il Comune, prima di fare i lavori, si fosse in qualche modo accordato con i legittimi proprietari?

Siamo purtroppo costretti a rimandarvi alla prossima puntata.