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CORTINA CAMBIA, SI', NO, FORSE

Ennio Rossignoli

01/06/2009

Visione n.1: l'apocalisse. Anni di polveri, frastuono di motori ossessionanti, ruspe, scavatrici, camion in interminabili gincane, Cortina trasformata in un gigantesco cantiere e derubata del suo bene più prezioso, la tranquillità di un ambiente sorvegliato dal rispetto della sua integrità.

Visione n.2: la proiezione di un sogno: che i Tir finalmente la smettano di andare a sud passando per il centro del paese; che il traffico stracittadino dei periodi di punta - quando l'inquinamento aggredisce senza riguardo la salubrità dell'aria - trovi una buona volta gli sfoghi necessari al recupero di un ordine massacrato. La prima immagine orrorosa è in fondo quella che ha finora mantenuto l'incolumità, ma anche l'immobilità di un sistema urbano divenuto negli anni sempre più asfittico, inadeguato alle richieste di un turismo tendenzialmente contratto nei tempi e esigente nelle pretese. Tra le quali un posto privilegiato occupa sicuramente quella della facilità di accesso e di movimento in un contenitore di bellezza che non sia più sfregiato dal rifiuto della modernità. E' l'altra ipotesi su cui i cittadini sono stati chiamati a esprimersi in una consultazione utile all'orientamento della amministrazione comunale. Certo la scelta non è mai facile quando si confrontano ragioni su temi nei quali i processi di sviluppo entrano in conflitto con le resistenze di una conservazione preoccupata di patrimoni ambientali e umani troppo spesso minacciati dalla nuova «febbre dell'oro»; il che è poi la perenne antinomia tra il nuovo che avanza e deve farlo, e il vecchio che vi si oppone non sempre a torto. Nel caso di Cortina dovrebbe trattarsi i una antinomia superabile in nome del buon senso e della buona cultura, ma anche con il riconoscimento che nelle attuali accelerazioni della società, ogni pausa, ogni colpevole ritardo può finire per tagliare fuori dalla storia, cioè dal progresso: un mito da accarezzare, anche se con gli occhi bene aperti.

Per troppi anni Cortina non l'ha fatto, confidando in risorse intramontabili; ora dovrà farlo se vorrà ritrovare tutta intera quella figura di eccellenza che è stata il suo vanto al tempo del mondo felice.