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UNA LOSANNA DA RIDERE (ma non per tutti)

Ennio Rossignoli

28/06/2019

Ma si può ? Certo che si può. L'abbiamo appena visto nelle scene del fescennino olimpico arrivateci da  Losanna, la versione aggiornata delle nicciane turbolenze dionisiache. Infatti, abbiamo ammirato governatori, sindaci, presidenti di vario titolo, solitamente contenuti dalla remore del suolo, scatenarsi in danze tribali con le bocche spalancate a balconcino nei gridi della esultanza.

Comprensibile? E' la festa di un sistema che nell'Italia dello sfascismo è parso il nuovo miracolo di una efficienza che le sinergie in campo hanno reso possibile. Magari nei trasalimenti adrenalinici di qualche protagonista, che si è spinto a parlare di nuovo Rinascimento, o di modello bavarese, si è un po' usciti dalle giuste misure, ma si può capire: le Olimpiadi di Zaia, di Malagò, di Sala, del politico di squadra, e va bene, ma il giovane Ghedina dove lo mettiamo? Lo hanno fatto parlare poco e per una foto tutta sua ha dovuto buttarsi nel lago di Byron.
  
Per chi ha conosciuto il sindaco del '56, il grande collezionista, resta il piacere di un incontro con la generazione del rinnovamento: meno pellicce (ma dove sono finite?) e più giovani si è detto, bene, ma soprattutto più idee e capacità di tradurle in fatti.

Restano le preoccupazioni degli ambientalisti (i precedenti non mancano), degli amministratori di un futuro che si preannuncia ricco di promesse e foriero si speculazioni pericolose. Occorrerà sorvegliare, senza dimenticare quel vecchio detto di Giovenale: Quis custodiet custodes? Forse non occorre tradurre.