AL COL TONDO MUSIC FESTIVAL I PHAITH SUONANO I BRANI DEL NUOVO CD
    

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AL COL TONDO MUSIC FESTIVAL I PHAITH SUONANO I BRANI DEL NUOVO CD

Giacomo Giorgi

01/06/2011

In occasione del Col Tondo Music Festival, tenutosi il 21 maggio scorso, incontriamo Alessandro Manaigo, cantante dei Phaith, gruppo della conca ampezzana che ha presentato il proprio album, Redrumorder, proprio in occasione del Festival.

Alessandro puoi raccontarci come vi siete conosciuti?

Siamo tutti amici da una vita, alcuni di noi sono addirittura legati da rapporti di parentela che, alla lunga, sono serviti da collante per unirci maggiormente come gruppo.

Quando avete deciso di iniziare questo progetto?

Suoniamo ormai da 10 anni. Tutto è cominciato perché eravamo tutti appassionati dello stesso genere di musica: l'Heavy Metal. Qualcuno di noi già suonava, da alcuni anni, con alcune band composte da ragazzi delle superiori. Tutto è cominciato un po' per gioco: allora era molto divertente trovarsi a suonare le canzoni delle nostre band preferite, ma ora, è ancora più divertente trovarsi per comporre musica tutta nostra.

Ci potresti dire chi sono i membri del gruppo e che cosa fanno nella vita?

Gianluca Magri (Chitarra solista) fa il grafico; Matteo Magri (Chitarra ritmica) gestisce il pub Molo; Stefano Salvagni (Basso) fa l'idraulico; Giovanni Constantini (Batteria) è momentaneamente disoccupato; e infine, io, Alessandro Manaigo (cantante) sono un piccolo imprenditore del settore della grafica specializzato nella realizzazione di video.

Il nome del gruppo Phaith da che cosa deriva?

Non ha un preciso riferimento a qualcosa, ma è tratto da un personaggio, Faith, di un libro di Jeffrey Deaver. Anche se era scritto diversamente, ci piaceva come suonava il nome e, alla fine, si è rivelato essere una sorta di profezia: per noi questa band è come una fede.

Come si chiama il vostro album?

L'album si chiama Redrumorder e ha molti significati. Nasce da una citazione del film Shining di Stanley Kubrick. Sono dieci canzoni che, in un modo o nell'altro, parlano di ribellione culturale, sociale, mentale, sentimentale. In fin dei conti, la ribellione è una di quelle attitudini innate nell'essere umano, proprio come l'amore, l'odio o la speranza; la ribellione è una di quelle forze che muove il mondo.

Il tema è molto affascinante; come l'avete sviluppato?

L'abbiamo voluto sviscerare in varie forme, anche grazie a molte citazioni cinematografiche. La grafica del libretto è particolarmente elaborata: è una sorta di tributo alle grandi riviste d'inchiesta, dove il giornalismo d'assalto racconta davvero qualcosa di eroico, come, ad esempio, i numerosi reportage di guerra. Anche per questo motivo la copertina è una libera interpretazione di una foto di Eddie Adams, vincitore del premio Pulitzer e grande fotografo di guerra.

Come considerate il Festival di Col Tondo?

Alla prima edizione, quella del 2003, già c'eravamo! È sempre divertente e piacevole suonare a questo festival: lo dimostra il fatto che eravamo presenti a quasi tutte le edizioni. Anche se non lo organizziamo direttamente, ci piace sempre dare una mano per far funzionare tutto al meglio.

Noi siamo i più longevi della scena, ma devo dire che Col Tondo è un'occasione per le giovani band di suonare dal vivo in zona Cortina, e un bel divertimento per i più esperti.

Ora che è uscito il vostro album, seguirà anche una piccola tournè?

Stiamo organizzando alcune date durante la stagione estiva e in autunno: inoltre stiamo anche facendo un grosso lavoro di marketing sui social network, strumenti oramai fondamentali per promuoversi. Abbiamo inoltre intenzione di inviare il disco a tutte le case discografiche specializzate in Heavy Metal.

Una realtà come Cortina vi ha aiutato ad emergere o vi ha danneggiato?

Entrambe le cose direi; Cortina ha i suoi pro e i suoi contro. Purtroppo Cortina è distante dalle grandi città, di conseguenza le band hanno meno possibilità di suonare live e di farsi notare; inoltre ci sono meno musicisti, quindi meno possibilità di esprimersi e crescere con suonatori più esperti. Cortina crea, però, musicisti più appassionati: in un paese piccolo ci sono meno stimoli che in città e per questo, la musica diventa spesso un valore, la via di fuga o la via di esprimersi per i giovani, un modo per sognare e un' occasione di esprimere quanto di più profondo si ha dentro. L'Heavy Metal fa molto per le generazioni più giovani: i suoi temi forti sono uno sfogo e un mezzo per affrontare la durezza della vita in modo sano e realistico.

Cosa rispondi a coloro i quali sostengono che il Metal possa creare disagio nelle persone?

L'idea che il Metal crei persone disturbate o disagiate è purtroppo una sciocchezza consolidata, ma nella maggior parte dei casi, crea persone consapevoli. Io lo ritengo uno stile di vita, un movimento culturale che può avere ancora molto da dire, non per niente è sulla piazza da 35 anni. Altri generi forti come punk, grunge ed elettro-dark sono morti dopo 10 anni perché troppo legati ad un momento storico preciso: il Metal dura da così tanto perché è più primordiale, più umano.

Qual è stata la vostra più bella esibizione?

Domanda difficile! Ce ne sono parecchie: di sicuro una di queste è stata in occasione del Badia Rocks, festival metal con band di fama internazionale organizzato in Val Badia dal nostro amico Pedro. Un'altra fu in occasione di un concerto al Transilvania di Bologna: in quell'occasione ci seguirono trenta amici di Cortina per festeggiarci.

Cosa consigli ai componenti delle band più giovani di voi?

Vorrei consigliare ai ragazzi di ascoltare più musica possibile, di appassionarsi ai generi musicali e di capire da dove arrivano, in modo da sviluppare una cultura musicale che tornerà sempre utile. Conoscere chi ha fatto la storia permette di aumentare le possibilità di dire qualcosa di personale in questo marasma dove è stato già detto molto, ma non tutto. Siate "spugne musicali", espressione non bellissima, ma che rende l'idea.

Ringraziamo Alessandro e lo lasciamo andare a godersi la musica e la festa, facendogli un grosso in bocca al lupo a lui e ai Phaith, gruppo del quale, state sicuri, sentiremo parlare.