IL NIDO A ZUEL
    

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IL NIDO A ZUEL

Ennio Rossignoli

01/06/2011
Gli edifici sono gli stessi di una volta, lì sui prati di Zuel, il borgo del trampolino, ma dentro molto è cambiato: gli irrequieti liceali dell'Antonelli - lo ricordate? - hanno lasciato il posto ai bambini della scuola montessoriana, e tutto ha assunto l'aria festosa e colorata di una infanzia libera e felice.
E' l'aria di "Facciamo un nido", l'insegna ormai familiare di un luogo in cui si costruiscono personalità in crescita nel rapporto vivo e diretto con le cose, fatte a loro misura perché imparino a manipolarle e padroneggiarle in maniera autonoma. Diceva il filosofo Rousseau che la regola più utile dell'educare è non di guadagnare tempo, ma di perderne: la sintesi di un metodo che nell'attesa sorvegliata del manifestarsi di attitudini e preferenze ha il suo nucleo pragmatico. Una scuola "del" bambino più che "per" il bambino, perché lo pone al centro di una pedagogia che insegna ad abitarla piuttosto che a frequentarla.
Così la "casa" di Zuel è cresciuta negli anni, affollandosi grazie a tutto ciò e naturalmente perché guidata da mani esperte, operanti in un magistero in cui la competenza si unisce a una dedizione senza pause.
E quando una volta all'anno - è appena successo - si aprono le porte dell'Istituto all'interesse e alla curiosità dei cittadini, per chi si aggira nelle piccole aule il senso di una educazione particolare si traduce nella percezione di un valore che significa anzitutto progetto, ossia proiezione nel concreto di un programma della formazione integrale dell'individuo, con i piccoli che crescono in un rapporto con il sapere del quale sono protagonisti attivi e consapevoli. Perché ne parliamo? Perché vogliamo continuare a portare il nostro e vostro sguardo su ciò che nella Cortina del Grande Turismo, della cultura mediatica, occupa angoli di eccellenza, ritagliandosi scampoli di una vita che è fuori dalla cronaca, ma dentro a una autenticità che ne segna e costituisce il migliore carattere.