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Il progetto della stazione smuove l'opinione pubblica di Cortina

Lettere al giornale

09/08/2018

Ho letto con molto stupore sulla stampa la piccata risposta del Sindaco di Cortina alla nostra Cooperativa, che ha diffuso un comunicato stampa educato e realista sul prevedibile impatto che il progetto multimilionario di recupero della stazione delle autocorriere avrà sul commercio, l'economia, la società locale.

Lasciamo a ognuno trarre le sue impressioni dalla fretta con cui si stanno imbastendo progetti su progetti di aeroporti, ferrovie, impianti, sale congressi, strade, strutture varie per assecondare i Mondiali di Sci e le eventuali Olimpiadi, a scapito di interventi di portata spesso minore, più urgenti e richiesti dai residenti a gran voce, ma forse meno impattanti sull'opinione pubblica: decoro urbano, marciapiedi, strade e piazze (il “marciapiede olimpico” sul Bigontina in fondo a Via Olimpia fa da monito), ritiro rifiuti solidi urbani, piscina, stadio, alberghi e impianti chiusi e degradati, per non citare un completamento della pista ciclabile, il dissesto idrogeologico che insidia tutta la valle, l'inarrestabile e venefico traffico dei TIR lungo la valle, e via discorrendo.

Richiamiamo il Sindaco sulla considerazione che la Cooperativa di Cortina non avrà forse azzeccato tutte le scelte imprenditoriali avviate nel corso degli anni, ma dal 1893 mantiene l'economia locale reinvestendo sul territorio e non altrove, dà lavoro a 200 e più famiglie in un ampio circondario, da quarant'anni svolge un'attività culturale e editoriale come nessun altro, e soprattutto rappresenta oltre 600 famiglie ampezzane e cortinesi: è quindi una società “del paese”, a differenza dell'ennesimo Ikea, Mega, Oviesse o chissà quale altro ipermercato più adatto alle periferie di Conegliano, Marcon o Padova che sorgerà in stazione, dove si troverà sicuramente “più a meno”, ma scelta e qualità e attenzione al cliente certamente inferiori a quanto la Cooperativa propone da decenni.

Per non parlare dell'ennesima volumetria prevista ad uso residenziale, che andrà a sommarsi alla congerie di immobili venduti (o invenduti) a valori inavvicinabili e poi occupati quindici giorni l'anno, in barba all'arginamento della speculazione edilizia che tentò di avviare la passata amministrazione.

Ci sarebbe molto su cui riflettere – e speriamo che il Comune lo faccia -, prima di avventurarsi lancia in resta in un progetto che pare soddisfi solo la visione estetica di qualche amministratore e si proponga come indispensabile  al bene collettivo. Perché non concentrarsi, anche o solo, su progetti mirati in primo luogo a far stare meglio gli ultimi 5000 residenti, a garantire una cultura e magari un futuro ai ragazzi che emigrano uno dopo l'altro (Belluno sta contattando la LUISS per avere un polo universitario in città), cercando di invertire la secolare tendenza di Cortina a fungere da colonia e “buen retiro” della pianura e non spingersi ad essere una cittadina che sa camminare con le proprie gambe?

 

Ernesto Majoni