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NEVE A CORTINA (?)

Ennio Rossignoli

31/12/2017
Maramaldo, chi era costui? La storia dice che era un capitano di ventura che più di cinque secoli fa diede il colpo di grazia a un nemico morente, divenendo così il prototipo di chi infierisce sul più debole e indifeso.

Entrato nell'uso comune con la minuscola, oggi serve a stigmatizzare ogni comportamento anche approssimativamente inscrivibile in un analogo modello morale. E poiché noi non vogliamo correre un simile rischio, eviteremo qui di unire il nostro alla raffica di anatemi scagliati sui pubblici poteri a seguito del terribile pastrocchio in cui si è trovata ancora una volta la circolazione di una Cortina sotto nevicata (ma non fa parte del suo migliore destino?).

L'analisi del sindaco ha toccato i nodi centrali delle irresponsabilità, sicché non staremo qui a ripeterli, tanto sono chiari e incontrovertibili, al netto delle impennate critiche di un certo catastrofismo (politica e malumori personali inclusi). Resta il quadro oggettivo di inadempienze distribuibili tra un popolo di vacanzieri indisciplinati e chi poteva provvedere meglio alla loro disciplina, tutto ciò con conseguenze che non possono non rinfocolare certe preoccupazioni, già ripetutamente rimarcate in ordine alla organizzazione dei campionati del '21.

Le difficoltà che la morfologia ambientale di Cortina propone ai suoi visitatori in soprannumero sono, o dovrebbero essere ben note: la nostra memoria, che supera il mezzo secolo, ce ne dà ripetute – e inutili  - testimonianze. Ma si era sempre trattato di un mugugnare da alta stagione, passata la quale e ripristinate le placide abitudini della normalità, non se ne parlava più fino a quella successiva.

Ora l'appuntamento è con un evento per cui qualsiasi défaillance, anche la più modesta, sarà inevitabilmente destinata ad avere ripercussioni pesanti sull'immagine e perciò sulla vita stessa di una cittadina che sta ritrovando un lustro antico, ora più che mai bisognoso di conferme.

In calce a qualsiasi riflessione sul caso rimane da segnalare lo stupore che tra tutti i tavoli aperti alle discussioni sui Grandi Progetti, non si sia trovato neppure uno spigolo da riservare ai modi di affrontare decentemente le emergenze la cui previsione non dovrebbe richiedere particolare doti profetiche. Bastano un bollettino meteorologico e qualche vecchia esperienza. O no?