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PARLA FRANCESCO CHIAMULERA, IDEATORE DI UNA MONTAGNA DI LIBRI

Luca Dell'Osta - Giacomo Pompanin

01/05/2010
"La lettura è, alla fine, l'oggetto di una condivisione » scrisse in un suo libro (Come un romanzo) lo scrittore Daniel Pennac. Forse anche il giovane Francesco Chiamulera, nel creare la sua manifestazione Una montagna di libri, ha pensato anche a Pennac. Noi abbiamo provato a chiederglielo, in una cupa serata di pioggia, no anzi, scusate, in una «notte buia e tempestosa».
Principalmente vorremmo capire i motivi che ti hanno spinto a creare «Una montagna di libri».
Per me è stato fin da subito un atto d'amore per Cortina. Me ne sono andato prima per studiare a Padova e poi, in generale, per fare le mie cose, per scoprire la vita. Però Cortina è anche la mia casa: tu vai in giro per il mondo e scopri che le tue radici, così enfatizzate anche in senso ideologico da tanti partiti, hanno ancora un senso, e per me le radici sono Cortina. Quindi voleva dire essere qui, fare qualcosa per questo paese: come ho già avuto occasione di dire, Cortina è abbastanza grande per tante cose diverse.
E l'idea originale da cosa è venuta?
Parlandone principalmente con la dottoressa Vera Slepoj, direttore scientifico della manifestazione; riflettevamo su Cortina, con un sacco di idee… E col passare del tempo si sono messi insieme i pezzi. Poi io ovviamente avevo bisogno di consigli e di una bella spalla forte su cui appoggiarmi perché sono piccolo e giovane: era duro fare tutto da solo.
Ma dunque - pensando a prima - non temi la concorrenza?!
Ma no, innanzi tutto perché le altre sono manifestazioni bellissime per Cortina, a cominciare da «Cortina InConTra» di Enrico Cisnetto, che è un grande professionista. Ripeto: credo che Cortina sia abbastanza grande per dare posto a tutti. Il problema della concorrenza… non me lo pongo neanche! Cisnetto è molto grande, è molto più bravo e può tranquillamente ignorarmi. Io cerco di riuscire bene nel mio, portando a Cortina dei bei nomi e delle belle esperienze.
Guardiamo la faccenda da un altro punto di vista. Il troppo stroppia?
Secondo me Cortina è piccola, ma in realtà è grande; è cioè un microcosmo. Crescendo qui non ci si rende conto, ma tornando invece si scopre che ci sono tantissime realtà, molte di più di quelle che trovi nella provincia media italiana. Sembra scontato da dire, ma è così. Nonostante tutto questo, a Cortina mancava una nicchia dove si potesse tornare a parlare di libri, della cultura dei libri, delle pagine dei libri, dei loro autori.
Ma come?! Noi che volevamo proprio domandarti perché i libri… E poi dobbiamo ancora capire perché la formula della presentazione.
Mah, esiste, secondo me, una cosa che si chiama tradizione, e a Cortina c'è stata una tradizione di incontri letterari immensa, alla pari solo con la Versiliana e con qualche altra manifestazione estiva. Al giorno d'oggi di eventi del genere ce ne sono molti, ma qui, innegabilmente, soprattutto negli anni Settanta, quando si è oscurato l'astro della Dolce Vita, è subentrato quello degli incontri letterari. E questo ha avuto influenza anche sulla sede che abbiamo scelto: il palazzo delle Poste ha avuto una tradizione grandissima di presentazioni. Tutti, e dico tutti, sono passati di lì.
E l'Alexander Hall non ti faceva gola?
Noo! C'era stato anche proposto… Però - ora dirò quasi un'eresia - molto spesso gli incontri letterari sono disertati dal grande pubblico. E lo dico pure con amarezza: a tutti piacerebbe che partecipassero seicento persone. Ma questi incontri con i libri e i loro autori vedono raramente più di 30 persone. Ma non solo qui, anche in città come Milano, tanto per dirne una. E comunque è sempre un azzardo; possono arrivare in molti, come può non arrivare nessuno.
E qual è il motivo dello scarso pubblico, che crea quasi un'élite da mondo letterario? È, secondo te, un non sentirsi all'altezza, un segno generale di disinteresse nei confronti della cultura, della letteratura, dei libri?
Una breve premessa, anche se non vorrei generalizzare: mi sono accorto tante volte che l'Italia è un paese drogato di politica, ossessionato dalla politica, e lo si capisce guardando la lettura dei dati sull'astensionismo: se crolla di 3 punti, sembra che sia venuto giù il mondo. Sono tantissimi i Paesi, invece, in cui le prime pagine dei giornali sono dedicate a cultura, cronaca locale - tutte avanzate democrazie! Partendo da qui, assieme alla dottoressa Slepoj, ho stabilito che la formula ideale fosse proprio uno spazio dedicato alla narrativa. Si nota subito che le persone ascoltano volentieri discorsi che non sono immediatamente partitici. E l'ho provato anche durante la manifestazione - io che ho uno sguardo politico maniacale! -: i «nostri» autori qualche volta hanno parlato di politica, ma poi si passava volentieri ad altro.
Quindi si è anche legati ad una dimensione del racconto, alla voglia di ascoltare…
…Sì, assolutamente, sia narrativa che saggistica: tante volte proprio per il piacere di sedersi e ascoltare il narratore, che ha scritto, ma che è anche bravo ad affabulare.
E la popolazione di Cortina come ha risposto?
Oh, è stato bellissimo vedere quanto eterogeneo fosse il pubblico della manifestazione: ho visto i volti dei cortinesi, dei villeggianti, dei turisti e degli amici. Oggi ad esempio portavo i volantini sotto una tormenta di neve e ho incontrato una persona in un'edicola che si è resa disponibile per aiutarmi a distribuirli. E poi sono molto contento perché, nonostante i tempi un po' duri, siamo riusciti a portare gente di qua, e questo è bello.
Anche i partner locali hanno risposto con altrettanto entusiasmo?
Trovo che abbiano dato tutto quello che potevano dare. Sono contento perché, se voi guardate, si tratta proprio delle colonne di Cortina, e ne sono molto orgoglioso. Persone avvedute mi hanno detto che negli anni '80 avrei probabilmente avuto il triplo, perché erano altri tempi. Oggi come oggi per piccoli enti è difficile puntare sulla cultura. Non dico che la frase non abbia senso, ma è surreale.
Ma allora c'è ancora la volontà di investire nella cultura, vista la tua esperienza.
Io credo decisamente di sì, ed è stata una sorpresa. Comunque, se posso dire, è un dato estremamente confortante. E speriamo che si migliori sempre di più.