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RIFLESSIONI SULLA MORTE

Ennio Rossignoli

06/01/2010
La morte, il grande misfatto: l'antica definizione sveviana torna ogni volta a ricordarci l'infausto incombere sulle nostre vite di una fine sempre dolorosa per l'interrompersi degli affetti, delle idee, delle emozioni che ci appartengono e segnano la nostra umanità. La sua ala crudele si stende ovunque, anche là dove il mondo sembra destinato a una perenne felicità, e dunque anche a Cortina, il luogo dove la natura ha impresso il sigillo di una inalterabile bellezza, dove gli uomini vanno a trovare la vacanza del corpo e dell'anima e perciò le pene devono restare escluse. E invece ultimamente la scomparsa inattesa e drammatica di alcuni amici, il ripetersi delle tragedie di una montagna pronta a travolgere gli incauti, hanno riportato nei pensieri della comunità le ombre cupe del dolore e del compianto collettivi. Un succedersi di eventi infausti, che nel tempo dell'edonismo dominante appaiono ingiusti, ma che devono far riflettere almeno per un attimo sulla caducità delle sorti di un uomo che normalmente vive ignorandola. I credenti hanno il conforto della fede, gli altri si aggrappano alle consolazioni di una filosofia del consumo che offre piaceri ingannevoli e fuggitivi, per di più oggi incupiti e impoveriti dalla incidenza della crisi. C'è ancora spazio per la gioia? C'è, e ci sono i valori della solidarietà, del rispetto dell'altro, della moralità nel lavoro e nel comportamento, che hanno i loro fedeli seguaci, quelli su cui riposa la difesa della società dalla rovina e dalla disperazione. E c'è la capacità di condividere un lutto, di commuoversi al cospetto di una perdita che colpisce e angustia anche per il suo significato di richiamo a una serietà oggi troppo spesso perduta: ma non tra la gente della montagna, ammirevole impasto di concretezza, altruismo, attaccamento a una storia propria e a una propria identità. E di compostezza dignitosa di fronte all'accadimento della morte: come se tutti ricordassero le parole di John Donne: "Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo della umanità; e dunque non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te".