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Il ricambio generazionale nelle imprese di famiglia: come affrontarlo?

Marina Menardi

28/11/2016

Il tema del ricambio generazionale nelle imprese di famiglia è stato al centro della conferenza organizzata dalla Cassa Rurale di Cortina d'Ampezzo venerdì alle ore 18 nella sala della Ciasa de ra Regoles.

Un tema che ha sicuramente interessato molti imprenditori locali, vista la folta partecipazione. Anche Cortina, infatti, si trova nel momento del ricambio generazionale dal nonno al nipote, come avviene nella maggior parte delle aziende familiari italiane.

L'ingegner Fascina, relatore dell'incontro, ha esordito dicendo che le grande maggioranza delle aziende italiane è stata costruita nel Dopoguerra, e i loro fondatori oggi hanno superato i settant'anni, quindi a breve ci sarà un ricambio completo.

Nella realtà di Cortina d'Ampezzo, tra le maggiori aziende che si sono sviluppate nel Dopoguerra, più specificatamente dopo le Olimpiadi,  ci sono sicuramente gli alberghi. Su 60 alberghi presenti sul suolo ampezzano, di cui 10 chiusi e 50 aperti, 40 sono di proprietà di famiglie di residenti.

Si pone oggi la questione del passaggio ai figli, oppure ai nipoti. Nell'intervento di presentazione da parte della Cassa Rurale tenuto da Edoardo Pompanin è stato sottolineato come tutte le culture del mondo testimoniano l’evoluzione del degrado patrimoniale nei passaggi “padre-figlio-nipote”.

«In Italia si dice che il nonno crea, il padre migliora, il figlio distrugge» ha detto Pompanin. «Anche negli Stati Uniti circola un detto simile: maniche di camicia a maniche di camicia in tre generazioni; in Cina, in maniera più lapidaria, si dice che la ricchezza mai sopravvive a tre generazioni. Il modello delle tre generazioni è dunque universale e tipico. Le statistiche stimano che il 70% delle imprese familiari fallisce o viene venduto prima che i figli ne assumano la guida; solo il 10% delle imprese familiari non quotate è ancora attivo quando arriva il turno dei nipoti. Il teorema delle “tre generazioni” è una sfera di cristallo che ci aiuta a prevedere lo sviluppo della struttura economica locale nei prossimi anni».

L’ing. Giampaolo Fascina, consulente della società ''GEA Consulenti di Direzione'' di Milano, ha tentato di dare alcuni spunti per affrontare il passaggio nel migliore dei modi. «La conflittualità vera nasce alla morte del padre. È opportuno che il fondatore prepari la successione, e per questo ci vogliono anni. Il padre ha il dovere di fare delle scelte tra i figli. Il problema dl passaggio di consegne ai figli dev'essre affrontato, e non demandato agli eredi, altrimenti la questione si ingigantisce. Se ci sono più figli, è opportuno separare gli ambiti. Sarà uno, il più bravo a gestire l'azienda, il quale dovrà seguire le orme del padre, presentare idee, emozionare. Se non ci riesce, si liquidano gli altri fratelli, oppure ci si fa da parte e si prende un manager. La leadership deve essere di uno solo, mentre gli altri familiari diventano azionisti responsabili».

«Le imprese familiari non scontano un destino segnato se si contornano di persone valide di riferimento - ha concluso Fascina -. Per affrontare le difficoltà nell’impostazione del “passaggio generazionale” e superare con profitto questa fase di vita familiare serve un approccio ragionevole e lungimirante, indispensabile in qualunque scelta strategica aziendale».